Il possesso nel Napoli di Sarri

Calcio Datato
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7 min readNov 25, 2019

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Com’ è nato, come si è evoluto, cos’è diventato.

Di Matteo Pilotto e Michele Tossani

Al termine del campionato 2015/16 il Napoli si classifica al secondo posto (traguardo che non raggiungeva dalla stagione 2012/13) mettendo in luce il miglior calcio d’Italia, dietro una fase offensiva che consentiva ai partenopei di segnare una media di oltre 2 gol a partita.

Artefice della nascita di questa squadra meraviglia è il tecnico Maurizio Sarri, neofita a questi livelli e allenatore che aveva esordito nella massima serie appena un anno prima.

Di quel Napoli impressionano l’intensità, la fase difensiva orientata in avanti e basata su un pressing costante ma, soprattutto, una fase offensiva spettacolare ed efficace che nasce con Higuain al centro dell’attacco e termina con un ex esterno, quel Mertens reinvenzione Sarriana che accompagna il Napoli al record di punti anche senza quel nove che proprio Sarri era stato capace di esaltare nel primo anno della sua avventura partenopea.

Il Sarriball (così come verrà definito quel gioco al momento del passaggio del tecnico al Chelsea nel 2018) ha caratterizzato il Napoli per tutte e tre le stagioni sotto la guida del tecnico toscano. Un gioco che seppur protagonista di una forte e continua evoluzione, ricca di varianti in corso d’opera, ha presentato caratteristiche chiare, distintive e, per certi versi, poco riproponibili.

La gestione del possesso

Dal punto di vista tattico, il Napoli di Sarri è costruito attorno all’idea di mantenimento del possesso. Un possesso significativamente esasperato rispetto alle abitudini del campionato italiano. Il Napoli chiude il campionato 17/18 con 617 passaggi riusciti p90', 145 in più della Juventus di Allegri.

Il possesso di quel Napoli è manipolatore, una mano ben guidata, quasi automatica, che muove la difesa avversaria alla ricerca di un errore, un ritardo, che possa aprire la luce per un’immediata, efficace verticalizzazione. Un possesso continuo, che gli uomini di Sarri costruiscono sin dalla propria area, con una fase di costruzione particolarmente elaborata che sfrutta l’abilità con i piedi del portiere spagnolo Pepe Reina e che ha il suo fulcro nel play basso, l’italo-brasiliano Jorginho.

Questa fase iniziale d’attacco ha un duplice scopo: la risalita del pallone verso una zona di campo più prossima all’area avversaria e l’attrazione della pressione rivale con l’obiettivo di creare le premesse per un suo superamento del pressing ed aprire così il campo per la fase di attacco.

Possesso del primo Napoli col doppio regista

Il possesso napoletano ha subito delle modifiche nel corso dei tre campionati con Sarri alla guida della squadra. Inizialmente infatti gli elementi chiave per la costruzione dei flussi di gioco del Napoli erano Jorginho e Hamsik (rispettivamente 1° e 2° giocatore della Serie A 17/18 per passaggi completati p90'). Il centrocampista slovacco, agendo da interno, si abbassava spesso per aiutare la fase di possesso della squadra, anche in costruzione, specialmente quando gli avversari schermavano Jorginho.

Garantendosi il controllo del pallone e del campo, con un baricentro medio piuttosto alto, il Napoli veniva spesso a doversi confrontare col problema di attaccare difese chiuse e schiacciate verso la propria area di rigore.

La filosofia di attacco a questo tipo di difese non avveniva attraverso cross dagli esterni (Napoli 12° nella A 15/16 per cross tentati p90') ma tramite scambi rapidi sul corto o palle filtranti per i giocatori che si inseriscono per attaccare l’area. Il Napoli, infatti, muove bene il pallone da destra a sinistra, attaccando quasi sempre con rapidi passaggi corti, alternando giropalla a rapide verticalizzazioni oltre la linea difensiva avversaria (vedi filtrante di Jorginho per un Higuain abile nell’attaccare l’area avversaria nel primo Napoli di Sarri).

Higuain detta il filtrante di Jorginho nel primo Napoli di Sarri

Di particolare importanza era l’utilizzo degli half spaces¹, le zone di campo intermedie fra la zona centrale e quella esterna, a sfruttare le quali sono maestri i giocatori di Pep Guardiola. Questa particolare zona di campo veniva attaccata grazie ai movimenti a entrare degli esterni Callejon e Insigne e a quelli in avanti delle mezzeali Hamsik e Allan. Sempre in fase offensiva, il Napoli si muoveva per catene, con gli esterni che solitamente vengono dentro il campo nella zona 14 (quella davanti alla difesa avversaria e dietro la linea dei centrocampisti) giocando quasi sulla stessa linea verticale delle mezzeali, mentre l’esterno basso di parte si alzava sulla corsia laterale per dare ampiezza e profondità (vedi grafica sotto).

Callejon e Mertens dentro il campo e Hysaj che sfrutta lo spazio per dare ampiezza sulla corsia di destra

La trasformazione finale

In fase di possesso il Napoli di Sarri tendeva a non accompagnare l’azione con entrambi i terzini, ma preferiva alzare la posizione del laterale prossimo alla zona di possesso. Un atteggiamento che subirà un’evoluzione nelle ultime due stagioni con il “secondo regista” che esce dalla gestione della manovra e con Koulibaly che invece assume maggiori responsabilità nelle prime fasi di distribuzione del pallone (60 passaggi riusciti p90' nella Serie A 16/17, 77 nel campionato seguente).

Koulibaly gestisce la prima fase di possesso guadagnando metri palla al piede

Le operazioni di mercato estive e il fattore infortuni forzano l’invenzione del Mertens centravanti e aiutano a comporre una svolta tattica che porta la squadra di Sarri a giocare ancor più palla a terra — da 585 a 617 passaggi riusciti p90'— mentre si vengono a delineare alcuni pattern offensivi che segneranno il percorso di quello e dei Napoli delle stagioni a venire. Su tutti, quello che vede il Napoli attaccare a sinistra con Insigne abile nel servire improvvisamente, dalla parte opposta del campo, un Callejon maestro nel gestire i tempi di inserimento e attaccare la palla sul secondo palo alle spalle del terzino.

A livello di secondo possesso, la fase offensiva viene ad essere più orientata a sinistra. Il Napoli infatti tende a tenere e muovere palla soprattutto con la catena formata da Goulham, Hamsik e Insigne. La squadra di Sarri va poi ad occupare il lato forte con due giocatori ad altezze diverse nell’half-space, mentre l’ampiezza veniva garantita dal terzino in avanzamento.

Ghoulam, Insigne ed Hamsik in un esempio di possesso avanzato dell’ultimo Napoli di Sarri

I numeri del possesso

Il Napoli chiude la Serie A 17/18 con 70.91 passaggi riusciti nell’ultimo terzo p90' — 21 in più (il 42%) rispetto al Milan, secondo — 85.6 passaggi progressivi — 17.7 in più (il 26%) del Milan, secondo. È la squadra del campionato italiano con il più alto numero di passaggi smarcanti, passaggi filtranti e passaggi riusciti negli ultimi 20 metri.

L’intensità del possesso di quel Napoli è tale da non trovare altra squadra in Europa, nelle ultime 5 stagioni, capace di registrare un numero superiore di passaggi per minuto di possesso.

Un’intensità che ha raggiunto il suo apice nell’ultima stagione napoletana di Sarri ma vista al San Paolo sin dalla prima stagione. La tabella di cui sopra, che raccoglie i dati relativi al numero di passaggi effettuati per minuto di possesso delle migliori squadre europee nelle ultime 5 stagioni, vede i tre Napoli di Sarri nelle prime quattro posizioni, a conferma della progressione di quella squadra nella capacità di utilizzare una palla come uno strumento di manipolazione della posizione degli avversari.

Con una più alta frequenza di passaggio gli avversari erano costretti ad un più elevato numero di movimenti in fase di possesso aumentando così la probabilità di lasciare scoperto uno spazio in una zona più prossima alla propria porta. Un’applicazione dei principi del gioco posizionale che si traduceva in un’efficace raggiungimento dell’obiettivo finale: la creazione di una superiorità numerica in una zona più avanzata del campo per creare presupposti più vantaggiosi per la finalizzazione (Goal Efficiency² superiore a 1.2 in tutte e tre le stagioni a Napoli).

La sconfitta di Firenze e il finale di campionato verrà ricordato come il mancato completamento dell’opera, ha forse sporcato memoria e colore di quell’ultima stagione ma non mette in dubbio la straordinarietà dell’evoluzione di quel Napoli. Una macchina capace di esaltare i giocatori all’interno di un sistema il cui prodotto finale era superiore alla somma delle parti, maggiore del valore dei singoli giocatori.

Half spaces¹: zone che dividono la fascia centrale del campo con le corsie laterali.
Goal Efficiency²: rapporto tra gol ed expected goals.

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