Elezioni Catalogna 2017, cosa ci dicono i muri di Barcellona?

Un reportage tra le strade della “capitale indipendentista” per vedere che aria tira a pochi giorni dalle votazioni

Gianluca Suardi
Callmeishmael.net
5 min readDec 20, 2017

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© Gianluca Suardi

I muri di una città ci parlano, si sa. E solitamente con l’avvicinarsi di una importante tornata elettorale iniziano a parlare con ancora più insistenza. Ma se questa città è Barcellona e le elezioni in questione saranno osservate dal mondo intero, bhé, allora in questo caso i muri più che parlare, gridano.

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Quelli che in questi ultimi movimentati mesi sono apparsi sui muri della capitale della Comunità autonoma della Catalogna non sono solo i soliti manifesti elettorali, per intenderci quelli fatti dai vari candidati in lista per ottenere visibilità e racimolare qualche voto. Sui muri degli stretti vicoli del centro storico così come nei più ampi viali della città, possiamo assistere a una vera e propria cartina al tornasole di quella che è la confusa situazione politica della Catalogna di questo periodo. Un aiuto non da poco vista la grande complessità della materia.

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Oltre ai cartelloni canonici, quindi, nel corso delle settimane sono apparsi volantini e manifesti di qualsiasi parte politica. Destra, sinistra, ancora più sinistra, centro, pro o contro l’indipendenza. Nei pressi di Plaça Sant Jaume sono stati incollati alcuni adesivi con i colori della bandiera spagnola su cui è scritto, in lingua catalana, “Noi amiamo la Spagna”. Un cortocircuito semantico da far rizzare i peli delle braccia.
Sempre a Plaça Sant Jaume, nel cuore del Barri Gotic, ci sono però altre due grandi bandiere spagnole che sventolano come se nulla fosse successo. Sono quelle sui pennoni del palazzo della Generalitat de Catalunya (il Governo della regione catalana) e del palazzo del Municipio di Barcellona. In diversi raccontano come la sera del 27 ottobre centinaia di indipendentisti si siano ritrovati in questa piazza per festeggiare, con tanto di fuochi artificiali, la sessione del parlamento catalano che aveva appena approvato la legge che invitava il Governo regionale a cominciare le procedure per il processo di secessione. Un’ulteriore passo quindi verso quell’indipendenza tanto voluta dal presidente Puigdemont, da diversi partiti politici (CUP, Esquerra Republicana, Convergencia i Uniò) e anche da associazioni della società civile, come ad esempio Omnium e ANC, i cui leader (Jordi Sánchez e Jordi Quixart) si trovano attualmente in carcere preventivo. A gran voce i manifestanti avevano chiesto che il vessillo spagnolo venisse rimosso, per avere un segno tangibile e simbolico di questo cambiamento tanto epocale quanto radicale. Le aspettative della folla festante però non sono state soddisfatte, e la bandiera dello Stato centrale è tutt’ora al suo posto, ovvero accanto a quella della Comunità catalana.

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Sui balconi della città numerosissime sono le bandiere catalane esposte, e questa non è assolutamente una novità. Quello che stupisce è che, al contrario di ciò che ci si potrebbe aspettare, nelle scorse settimane diversi abitanti di Barcellona hanno appeso alle loro finestre alcune bandiere spagnole, segno che non proprio tutti i catalani vedono di buon occhio un’indipendenza della regione che, già da tempo, può godere di una buona autonomia.

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Tra una bandiera e l’altra, c’è spazio anche per l’ironia. Ad esempio, su un piccolo balcone che si affaccia su Plaça de Sant Just capeggia uno striscione su cui è stato dipinto un Titti imbavagliato. Ma perché il piccolo canarino della Looney Tunes è stato preso come simbolo della protesta indipendentista contro la violenta repressione dello stato centrale durante il referendum del 1 ottobre? La risposta è tanto semplice quanto sottilmente divertente: i numerosi agenti della Guardia Civil, i militari mandati dal Governo spagnolo per reprimere con la forza le controverse votazioni referendarie, erano alloggiati nel porto di Barcellona a bordo di una nave da crociera della Moby, sul cui scafo sono appunto raffigurati i personaggi dei cartoni animati targati Looney Tunes. Ecco quindi come un semplice lenzuolo dipinto a mano può essere un efficace sberleffo all’autorità militare e a Rajoy stesso, per sdrammatizzare ciò che sono state quelle tremende ore di violenza.

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Curiosamente tutti i partiti indipendentisti parteciperanno alle imminenti elezioni, nonostante queste siano state convocate direttamente da Madrid e siano elezioni autonomiche, e quindi di carattere strettamente regionale.

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Nonostante tutta questa confusione l’aria che si respira per le vie di Barcellona è quella di una calma apparente; le decorazioni e le luminarie natalizie apparse in questi giorni hanno quasi fatto distogliere l’attenzione da tutto quello che è accaduto in così poche settimane. Forse perché le tanto discusse elezioni per il parlamento catalano saranno il 21 dicembre. Quattro giorni dopo sarà comunque Natale e, come mi ha detto in confidenza un caro amico che da anni vive a Barcellona, “Come sempre si risolverà tutto senza fare politica ma solo riempiendo i portafogli”.

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