Ciao 2016!

Clara Attene
Cartesio e l’armatura
2 min readDec 31, 2016

Il solito post di fine anno? Sì, più o meno.

A me piace tirare le somme, non lo nascondo. Ma quello che mi preme di scrivere adesso è che questo 2016 ha insegnato una delle cose che pensavo fosse davvero la più difficile: dire ciao.

Quest’anno ho detto ciao ad alcune persone, alcune di loro sono partite per il viaggio senza ritorno; altre no, sono qui, ma è diventato chiaro che non percorriamo più la stessa strada.

“Come si fa a dire ciao…?”

Era questa la domanda che mi sono fatta un milione di volte prima di questo anno, senza trovare una soluzione. Ora quello che ho capito è che mi serve, mi fa bene “salutarci bene”. Come attraversare un pezzo d’Italia in treno per venire a dirvi ciao.

E questi sono i “riti”, i momenti del saluto. Poi, ognuno di questi ciao ha lasciato delle tracce, degli insegnamenti, tanti ricordi, delle scelte fatte, da fare, che posso fare. Soprattutto hanno lasciato, tutto sommato, pochi rimpianti.
Ogni saluto è stato vissuto. Con un sorriso e una carezza, dunque, ciao!

L’altro lato del “ciao”

C’è un’altra cosa che ho imparato riguardo al ciao quest’anno: è che dove fai posto, crei posto per qualcosa di nuovo. Perché ciao è anche il saluto che hai per gli amici, quando arrivi al lavoro la mattina, quando entri dal giornalaio, dal barista, dalla signora da cui vai a comprare il pane.
Ciao! è il modo in cui si accolgono persone nuove nella propria vita. Mi sa che non ci ricordiamo quasi mai (io no, almeno!) del primo ciao che diciamo a quelli che poi diventano i nostri amici, i nostri compagni di yoga e di danza, i nostri colleghi…

Per tutte le cose nuove che sono accadute, ciao quest’anno è stata una parola importante.
Treccani dice che deriva da da s-ciao, s-ciavo, propr. «(sono vostro) schiavo». Saper dire ciao per salutare e per accogliere, ho imparato nel 2016, rende liberi.

Bonus track: Ciao, Lucio Dalla

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Clara Attene
Cartesio e l’armatura

Human being. Keen on psychology, talks about inspiring experiences and realisations that make life better. Known also as a (data)journalist.