George Saunders, Pastoralia e il coraggio di riscattarsi
Riuscire ad imporsi, quando non si ha la benché minima idea di come si faccia, può risultare estremamente impegnativo. Per di più l’ostacolo da abbattere è una sorella che non si riesce a mettere fuori di casa, dandole una valida motivazione che la porti oltre la porta di ingresso una volta per tutte. Sembrerebbe un gioco da ragazzi. Farsi prendere dalla rabbia e urlare a squarciagola come un matto fino a che il desiderio non prende la giusta forma, eppure ci sono momenti in cui non si è in grado di fare nulla del genere. L’unica salvezza che sembra profilarsi è quella di restare inerme e far finta di star bene quando invece non c’è alcun valido motivo.
Questa è la storia che salta fuori da Winky, racconto di George Saunders contenuto nella celeberrima raccolta Pastoralia, pubblicata in Italia prima da Einaudi nel 2001, con la traduzione di Cristiana Mennella, e poi riedita da Minimum Fax nel 2014. La traduzione è rimasta invariata.
Winky è una sorella che, nonostante le circostanze, vive ancora con suo fratello Neil. Giunto all’esasperazione, il protagonista si rivolge ad uno di quei santoni — la cultura americana è stracolma di pastori e consulenti di ogni genere che predicano e consigliano cosa è giusto o sbagliato dall’alto di un palco davanti ad una platea di fiduciosi spettatori. Neil è un uomo che ormai è stanco di vivere il disagio che la presenza di sua sorella comporta. Costretto a lavorare nello scantinato per mandare avanti la casa, pensa e ripensa alla sua vita nella più totale libertà, senza che nessuno importuni le sue intenzioni rovinandole definitivamente. Conscio della bizzarra situazione di Winky, Neil si trova costretto a prendere una posizione.
Quello che sembra emergere da questo racconto è un tema in sé delicato, ma che allo stesso tempo consente la fuoriuscita di un’infinita serie di dinamiche che contrassegnano la famiglia americana — questa è un po’ la chiave che si incontra in tutti i racconti di Pastoralia. Il mancato coraggio di Neil, i tratti naive di Winky che passa le giornate intere a venerare il suo dio e a leggere passi dalla bibbia con le altre fedeli e la continua voglia di riscattarsi, si rincorrono nel racconto fino a disegnare la forma di una vita possibile, ma che purtroppo non viene intrapresa.
Il riscatto sociale sbuca fuori anche dalla pagine di Quercia del mar, racconto in cui la Zia Bernie, che tiene i suoi nipoti uniti sotto lo stesso tetto nel pieno di un quartiere malfamato, diventa una zombie prossima alla liquefazione. Scappa dalla sua fossa scavata qualche giorno prima lasciando tutti con il fiato sospeso, e si va ad accomodare nel salotto di quella che è ancora la sua casa. Da lì darà consigli che mutano in ordini a cui è severamente vietato appellarsi. Un lavoro redditizio, una nuova casa lontano dal pericolo che si incontra ogni maledetto giorno della propria vita. Zia Bernie non fa altro che rimproverare i suoi nipoti spodestandoli dalla dimora in cui regna incontrastata la pigrizia. Non si tratta affatto di un banalissimo carpe diem. Quello che la zia zombie vuol trasmettere è un incitamento a scaraventare le carte in tavola e giocarsele prima che sia troppo tardi — lei stessa mette in guardia sulla morte che di lì a qualche mese colpirà il figlio di una delle sue nipoti.
Se riscattare la propria vita vuol dire mettersi in gioco senza temere alcuna fitta allo stomaco, allora quello che serve è il coraggio, lo stesso che il parrucchiere infelice — che da il nome al quinto racconto — cerca di agguantare per ottenere un’uscita con Gabby. Si tralasciano i particolari che abitano vite comuni messe davanti alla forza negativa della sconfitta, gli eterni vinti che dopo sembrano farcela — almeno nel caso del parrucchiere. Il coraggio detta i tempi attraverso cui ci si mette in gioco senza riflettere troppo sulle conseguenze.
Se quello di cui necessitano questi protagonisti per riuscire nella loro vita è il coraggio, allora perché non riescono a recuperarlo? Probabilmente non conoscono il luogo dove esso risiede. La facilità con cui sembra risolversi un rebus su un sentimento ricambiato non emerge invece nella storia di Winky. Se il parrucchiere riesce a non girare l’angolo e andare dritto verso la sua Gabby, Neil invece non trova la forza di dire a sua sorella quanto sia diventata insostenibile tutta quella situazione. Per quale motivo si preferisce rimanere in silenzio e accettare che le cose restino immobili al loro posto? Una risposta a questa domanda è contenuta nell’importanza ricoperta dal contesto su cui la storia si regge. Come nel quotidiano che non smette di accomunarci, ci sono eventi che si verificano e altri che non riescono nemmeno a materializzarsi nell’immaginario immediato. Saunders ha portato questo frangente indefinibile nei racconti raccolti in Pastoralia. Le vicende di un parco a tema e quelle di uno zombie hanno in comune proprio questo: una narrazione che sfiora il tragicomico per far sì che una realtà prenda vita oltre l’immaginazione del suo autore. Il senso di disagio si autodenuncia nel mare di una cultura che bagna numerose rive, ma nonostante questo, alcune di esse sono più friabili di altre. A quel punto subentra l’innesto saundersiano. I suoi racconti descrivo la fragilità di uno stato d’animo, impiegando tutte le energie per renderlo identificabile nel buio pesto di una struttura perfetta all’esterno e marcia al suo interno.
Immagine di copertina: Flickr, Jeremy Sternberg