Il bello di sbagliare ogni previsione

I risultati della prima edizione di Tempo di Libri non hanno eguagliato le aspettative e le voci riguardo al flop si fanno sempre più insistenti.

Michele Nenna
Casa di Ringhiera
5 min readApr 24, 2017

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Quella delle previsioni meteo è una fissa che ci accomuna un po’ tutti. Prima di lasciare le quattro mura che abitiamo, prima di dirigerci alla volta dell’ennesima gita fuori porta stuzzicata dall’arrivo della primavera, prima di lasciare il bucato ad asciugare durante la notte nel pieno della veranda, consultare una qualsiasi app meteorologica ci rende meno sprovveduti di quello che eravamo.

Così come le utilizziamo, sappiamo bene che esiste una percentuale di errore nelle previsioni. Il sole potrebbe oscurarsi alle 13, ma il realtà le nuvole gli transiteranno davanti non prima delle 17. Per non parlare della pioggia in vista e che poi non cadrà mai. Qualcuno li definisce scherzi della natura, qualcun altro fonti totalmente inattendibili.

Per quelle meteorologiche viene osservata una specifica procedura. Le previsioni vengono realizzate dagli organi competenti dell’Aeronautica Militare e poi diffuse attraverso i canali predisposti dagli organi stessi.

Se invece provassimo a rovesciare la medaglia, affidando alle previsioni non un mero compito meteorologico, bensì un semplice aspetto statistico, allora saremmo presi dalla rabbia qualora ci fosse un errore. In quelle meteorologiche, bene o male, se si verifica una previsione sbagliata, ce ne faremmo subito una ragione. Vai pure a controllare gli agenti atmosferici, non è mica da tutti centrare il giusto andamento delle cose. Poi l’Aeronautica Militare Italiana non è che sia tutto questo grande organo competente. Nella storia di ognuno di noi c’è una vacanza al mare rovinata dal Colonello Giugliacci Senior e da tutti i suoi colleghi — figlio compreso.

Inserita oltre i confini delle condizioni atmosferiche, la previsione assume tutto un altro carattere. Da quelle di vendita fino a quelle di produzione, passando per quelle che prevedono quanto in realtà un evento possa essere frequentato in vista di una determinata causale.

Ieri si è chiusa la prima edizione di Tempo di Libri, la fiera del libro che ha visto protagonista la città di Milano — Rho, ad essere precisi. L’evento, stando ai primi dati che sono iniziati a circolare, non ha soddisfatto le attese. La previsione di raggiungere almeno le 80 mila presenze non è stata esaudita. Secondo il presidente della Fabbrica del Libro, Renata Gorgani, ci sono state all’incirca 70 mila presenze, un numero che porta l’intera affluenza sotto le aspettative — contro i 127 mila biglietti venduti nella scorsa edizione del Salone del Libro di Torino.

via Ansa.

Il fattore chiave della previsione è venuto meno. Sin dalle prime impressioni raccolte su social network si era capito che qualcosa stentava a decollare. Gli stand vuoti, gli editori più forti con il loro sfoggio di grandezza e gli appuntamenti poco interessanti, hanno fatto tutto il resto. In questi giorni non ricordo di aver visto delle fotografie che ritraevano una grossa folla scalpitante di persone. Qualcuno potrà dirmi che si sta pur sempre parlando di libri e non dell’ennesima fiera del design. Fatto sta che Tempo di Libri è stata battuta da ogni tipo di evento che a Milano si è organizzato negli ultimi periodi. Il coordinamento della scrittrice Chiara Valerio — per nulla in competizione con quello di Nicola Lagioia per il prossimo Salone del Libro di Torino — non ha portato ai risultati sperati. Le previsioni hanno fallito, portando alla ribalta un senso di inaffidabilità che si ripercuote sulla fiducia di ogni attento osservatore.

Il sindaco di Milano, Beppe Sala, ha lasciato intendere quanto fosse sbagliata la scelta di collocare un tale evento in questo periodo ricco di possibilità da cogliere per lasciare la città in vista di una vacanza con tanto di ponte del 25 aprile. Certo, non si vuole affatto raggiungere i numeri ottenuti dagli eventi legati al mondo della moda, ma andare a toccare una soglia poco più alta delle aspettative sarebbe stato un grande risultato.

Al contrario, l’unico appuntamento all’interno di Tempo di Libri che è riuscito ad attirare un numero maggiore di ospiti, è stato il dialogo tra Walter Siti — che presentava il suo Bruciare Tutto (Rizzoli, 2017) — e la filosofa Michela Marzano. Quest’ultima, nei giorni scorsi, aveva accusato lo scrittore di trattare il tema della pedofilia senza le dovute cautele, favorendo in questo modo una certa incomprensione davanti alla dedica in prima pagina a Don Milani. Pare che alla fine, i due, si siano riavvicinati, almeno nel dialogo pubblico.

Dai, Michela. Facciamo pace!

Ma dove sta il vero problema di questo evento mal riuscito? Dov’è che hanno sbagliato le previsioni? Cosa ha portato fuori pista tutti gli ottimisti? Leggendo qua e là alcuni post su Facebook, non ho potuto far altro che cogliere la delusione dei lettori che, paradossalmente, pensavano già al Salone del Libro di Lagioia. «Questione di hype», ha scritto qualcuno su Twitter. Eppure i buoni propositi della direzione sembravano avvalorare le previsioni che si erano sviluppate intorno all’evento — diamine, c’era anche Sophie Kinsella e Caterina Balivo (quest’ultima pensava di essere al Fuorisalone). Qualcosa dev’essere andato storto sul serio.

Rapportando questi dati alla condizione meteorologica, quelle di Tempo di Libri sono state giornate piovose con sole a sprazzi. Le previsioni non hanno portato al risultato sperato, per questo la t-shirt a manica corta è stata sostituita da una sempre presente giacca impermeabile per i temporali improvvisi. Nessun turista, o viaggiatore seriale, ricorda una primavera come questa.

Per noi che siamo amanti spietati dei paragoni e dei confronti fino all’ultima briciola, non resta che aspettare l’arrivo del Salone del Libro di Torino, con la speranza di riuscire a vedere un Nicola Lagioia in piena forma. Questa volta, però, non lasciamoci prendere dal realizzare delle previsioni a tutti i costi. Non credo che abbiamo tutti il desiderio di trascinarci dietro l’immenso guardaroba per far fronte ogni evenienza atmosferica.

Le previsioni per Tempo di Libri hanno fallito, c’è poco da aggiungere. Quelle meteorologiche un po’ meno.

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