Il deumidificatore di Kafka

Quando un semplice ronzio elettrico avrebbe potuto cambiare le sorti della letteratura.

Michele Nenna
Casa di Ringhiera
8 min readFeb 1, 2017

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In una stanza al primo piano di un palazzo della provincia pugliese, c’è un affare che non smette di diffondere il suo terribile ronzio. Apro la porta e scopro che una piccola scatola bianca 20X40X10 cm è in funzione da chissà quanto tempo. Spina inserita nella presa elettrica, finestre chiuse e il gioco è fatto. Sotto il tasto on/off c’è un led verde che mostra il suo perfetto funzionamento. Quello che vedo altro non è che un deumidificatore portatile, uno di quelli che trovi a 99 € in saldo al centro commerciale — quando ti va bene.

Nelle case edificate sulle zone paludose che circondano la roccia bagnata dal mare, è un complemento d’arrendo che non può mancare. Tutte sono provviste di deumidificatore. I più esperti hanno anche montato delle piccole ruote per facilitare lo spostamento da una stanza all’altra. Altri invece, hanno semplicemente installato un condizionatore multifunzione, tra cui c’è proprio quella del deumidificatore.

Oltre ad entrare in tutte le case della zona, i deumidificatori hanno preso d’assalto i negozi di elettrodomestici. Nell’angolo a loro dedicato puoi trovarci qualsiasi modello tu abbia voglia di acquistare. I clienti si orientano in base alla propria disponibilità economica, un frangente talmente intimo che difficilmente riesce a farsi cogliere alla prima occhiata tra lui e il commesso di turno. Nella maggior parte dei casi si segue uno schema predefinito, lo stesso che magari veniva usato dai propri genitori quando si era piccoli e si andava dal venditore di fiducia in fondo alla strada. Un modo di fare che i più pigri hanno scelto di apprendere dai propri padri, con quest’ultimi entusiasti di aver tramandato furbizia e scaltrezza — davvero? — ai propri figli.

Qualcosa di molto simile ad una muffa.

I deumidificatori elettrici hanno sostituito fin da subito quei piccoli recipienti magici fatti in plastica che si posizionavano negli angoli più umidi della casa. Molto probabilmente, nell’attesa di osservare il prodotto far reazione, qualcuno è morto di vecchiaia. Non ho mai sentito nessuno tessere lodi per qualcosa che continua a sfoggiare in cima alla confezione il logo Air Max. Per questo quando sento nominare le scie chimiche, la mia mente viaggia subito all’insegna delle vaschette magiche per l’umidità. Sarà pure uno strano accostamento, ma si stratta pur sempre di qualcosa terribilmente spontaneo.

Spina inserita nella presa elettrica, finestre chiuse e il gioco è fatto. Sotto il tasto on/off c’è un led verde che mostra il suo perfetto funzionamento.

Esistono appartamenti che, nel loro piccolo, combattono contro le insidie esercitate dall’acqua. Conosco storie che hanno come protagonista pareti perimetrali che cambiano colore dal giorno alla notte. Una prima dimostrazione di quelle che io credevo fossero leggende la ebbi in quarta elementare, quando le pareti dell’aula cambiarono drasticamente tonalità di colore. Il giallo paglierino iniziò a farsi sempre più scuro, man mano che grosse chiazze d’acqua facevano la loro sofferta apparizione. Una squadra di tecnici esaminò la situazione; la settimana seguente ci ritrovammo a condividere l’aula con un’altra classe, restando ammassati sei giorni su sette. Eravamo in 49, per la cronaca — quelle tre maestre hanno visto materializzarsi davanti ai loro occhi uno degli incubi peggiori della storia della pedagogia.

Quando penso alle case infestate dall’umidità che si trasforma — se non eliminata subito — in muffa, penso sempre alla morte di Brittany Murphy e di suo marito Simon Monjack. I decessi sospetti hanno avvalorato l’ipotesi di una muffa tossica presente in casa, la stessa che ha agito indisturbata prima sulla donna e, dopo soli cinque mesi, sull’uomo. Una storia che aumenta il mistero costruito sulla vita della Murphy e sui suoi eccessi. Quello che dapprima sembrava un chiaro abuso di droga culminato in overdose è divenuto, con il passare dei mesi, la leggenda che continua ad aleggiare ancora oggi intorno alla figura dell’attrice.

Brittany, dolce Brittany.

Dovrei ritornare tra i banchi di scuola, nel pieno delle ore di scienze della natura e non dormire mentre la professoressa spiega la parte su muffe e lieviti. In classe qualcuno citava i formaggi che il nonno produceva in campagna, qualcun altro molto più in gamba si preoccupava di lasciare sul termosifone una ciotola piena d’acqua, dicendo che mai — in un ambiente come quello di un’aula scolastica — sarebbe dovuto mancare il vapore acqueo nell’atmosfera. Prendeva gli elogi della professoressa e se ne tornava dietro al banco, compiaciuto del proprio gesto.

Anni dopo, nel bel mezzo di una conversazione che origliavo con scarso interesse tra i sedili del treno, un ragazzo — sicuramente uno studente di lettere alle prese col suo esame di letteratura contemporanea — disse rivolgendosi al suo compagno di viaggio, che tutta l’angoscia provata da Gregor Samsa altro non era che un’intossicazione da muffa dovuta alle pareti stantie della sua camera. Praticamente quell’allucinazione — una delle più famose della letteratura — non era desiderata dal protagonista, bensì subita dal suo corpo inerme. Cavoli, mi sono detto, questa interpretazione me la devo salvare da qualche parte. Potrà sempre ritornarmi utile, un giorno.

A dire il vero, sono poi entrato in contatto con una certa letteratura che si serve giornalmente di visioni, allucinazioni e viaggi mentali indefiniti per creare la propria dimensione narrativa. Non è solo il disagio interiore a partorire la strada dove incanalare il proprio malessere, ma anche una realtà che si presenta difficile da decifrare. Per questo, oltre al disorientamento emotivo, persiste un disorientamento che si manifesta nella tecnica che ci circonda. Philip K. Dick, ad esempio, ha preso la sua capacità visionaria e l’ha impiegata in faccende che alimentavano grossi punti di domanda. Sovvertire i limiti dell’ingegneria meccanica dando vita ad astruse macchine infernali, oppure andare al di là della scienza propriamente detta per investigare gli scenari futuri di quell’informatica sempre più allettante che negli anni cinquanta stava prendendo forma nei laboratori universitari. La fantascienza, e le sue declinazioni — cyberpunk, new wave, new weird –, traghettano tutto quello che vive nell’immaginario di chiunque in una dimensione che diviene reale a tutti gli effetti.

Praticamente quell’allucinazione — una delle più famose della letteratura — non era desiderata dal protagonista, bensì subita dal suo corpo inerme.

Il giovane Kafka.

Sul treno che mi portava verso casa, ascoltare la chiave di lettura de Le metamorfosi di Kafka avanzata da quel ragazzo, ha fatto sì che io e il suo principale interlocutore entrassimo in contatto con quelle che erano le sue supposizioni. Quella che era esclusiva materia delle sue riflessioni era diventa ormai materia di dominio pubblico, e per questo reale. La sua interpretazione si era materializzata nella reazione del suo amico e nella mia — seppur rimanendo nascosto dietro lo schienale del sedile su cui ero seduto. In questo caso, quella che era una semplice idea tenuta in riserbo per le grandi occasioni, era uscita dai confini dell’irrealizzabile e si era dileguata nel vagone pietoso di un regionale che percorreva poco meno di quaranta chilometri.

Le muffe tossiche, oltre ad ammazzare donne e uomini, riescono a trasformare gli stessi in ragni o esseri mitologici, a seconda dei casi. Gregor Samsa, fisicamente immobile nel suo letto, subisce una trasformazione perché suo padre — o chi per lui — non è intervenuto per contrastare la rovina delle pareti della sua camera. A questo punto potrebbe prendere forma l’ennesima narrazione che si discosta, seppure non di molto, dall’originale. Uno scenario complesso allo stesso modo, ma che ha in canna una cartuccia diversa da quella che tutti conosciamo. Alienazione e angoscia lasciano il posto a qualcosa di indefinito, qualcosa che abita il perimetro di una camera con la speranza di distruggerla in mille pezzi.

Ogni anno assisto al ripetersi continuo di quello che è stato l’anno precedente. Una corsa all’oro, o meglio, una corsa al Delonghi venduto al miglior prezzo. Ottobre non è solamente il mese di Halloween, ma è anche quello in cui le promozioni degli elettrodomestici si sprecano. Quel Signor Samsa che aveva un pessimo rapporto con suo figlio Gregor, cosa aspettava ad acquistare un deumidificatore come si deve? Doveva essere davvero un genitore stronzo.

Le muffe tossiche, oltre ad ammazzare donne e uomini, riescono a trasformare gli stessi in ragni o esseri mitologici, a seconda dei casi. Gregor Samsa, fisicamente immobile nel suo letto, subisce una trasformazione perché suo padre — o chi per lui — non è intervenuto per contrastare la rovina delle pareti della sua camera.

La metamorfosi, cover Feltrinelli.

Quando Camus diede la sua interpretazione de La metamorfosi, disse che Kafka era riuscito ad impersonare in quel ragno la bestialità dell’essere umano, nonché la sua stessa capacità distruttiva impiegata poi nei campi di sterminio nazisti. A dire il vero, Kafka è uno degli scrittori di cui si possono rintracciare numerose interpretazioni delle proprie opere. Basti pensare a Nella colonia penale, racconto che secondo molti anticipa quella che sarà l’evoluzione bellica dell’esercito tedesco durante la Seconda Guerra Mondiale. Queste sono ipotesi che restano tali, sopratutto perché si riferiscono a opere precedenti al nazismo. Eppure sono interpretazioni che, in un certo senso, incontrano la realtà proprio come è capitato a quel ragazzo sul treno per il ritorno verso casa. Un’idea che riesce a materializzarsi nelle nostre reazioni ma che ugualmente resta immateriale come qualsiasi altro pensiero che formuliamo nella nostra mente — almeno fino a prova contraria.

Ad oggi non avevo raccontato a nessuno questo episodio che mi è accaduto qualche anno fa. Potrei sempre proporlo a qualche agenzia pubblicitaria per poi venderlo come spot di successo. La funzione del deumidificatore non deve essere affatto sottovalutata; prima di ricorrere all’intervento dei tecnici specializzati nella distruzione di pareti ammuffite, attivare uno di questi apparecchi ronzanti potrebbe essere la soluzione migliore che si possa studiare per far fronte alla piaga dell’umidità che invade tutte le case della zona. Se fosse stato per lui Brittany Murphy e suo marito sarebbero ancora vivi — chissà? –, e Gregor Samsa avrebbe avuto a disposizione un’altra modalità attraverso cui poter sviluppare il suo celebre racconto. Se avete anche voi le stesse muffe tossiche sopracitate, fateci un pensierino.

Sul treno, quel giorno, all’altezza della stazione di arrivo, il ragazzo che ascoltava l’altro intento nel dissertare la sua interpretazione, ha cominciato a ridere dando pacche sulla spalla al suo amico ormai esausto dallo studio matto e disperatissimo. Io quando entro negli appartamenti in cui c’è un ronzio abbastanza intenso, penso subito a quel ragazzo e a Gregor Samsa, e se non si tratta di in frigorifero guasto mi preoccupo per la mia salute. Le muffe tossiche sono sempre in agguato.

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