La malinconia del lago

The Sad Lake Life è un progetto realizzato da Marco De Ieso che racconta un Lago Trasimeno osservato nel pieno della notte.

Michele Nenna
Casa di Ringhiera
4 min readApr 14, 2017

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Marco De Ieso

Di notte si aggirano i fantasmi, o almeno così ci dicevano da bambini. Le nostre ombre svaniscono nel nulla. I rumori cedono il proprio posto ai fari accecanti che corrono da un lato all’altro della superstrada che collega la città al resto della campagna. Sembra di essere in un vecchio film di Dario Argento, accompagnati da quel solito allarmismo che rilascia piccole scosse al nostro corpo. Una visione tetra, si direbbe, ma non so fino a che punto tutto questo possa incutere un timore vero.

Quando cala la notte, le forme del mondo — per come lo conosciamo — mutano. Non riusciamo più ad identificare le dimensioni reali della materia che ci circonda. Allora alla luce si sostituisce l’immaginazione. Falsifichiamo l’originalità di un casa che non sappiamo minimamente come sia fatta per davvero, la facciamo nostra, composta dai mattoni della nostra mente. Poi strizziamo gli occhi nella speranza di beccare qualche riflesso rivelatore — magari un lampione in lontananza potrà restituirci una certa idea attraverso il suo bagliore –, ma nulla può aiutarci sul serio quando il buio ci attanaglia completamente.

Provate ad immaginare la notte che avvolge i contorni di un lago qualsiasi, con il buio che disorienta il nostro sguardo che cerca in tutti i modi di scrutare l’inaspettato. Ignoriamo la sua forma, ignoriamo la sua materia liquida, ignoriamo la sostanza di cui è fatto. Il lago diventa per noi la cosa più sconosciuta al mondo, eppure continua a fare il suo corso. La vita popola rive e punti irraggiungibili. Davanti ai nostri occhi si manifesta l’invisibile, ma allo stesso tempo qualcosa si muove anche dove il nostro sguardo non riesce ad arrivare.

È questo che ha fatto Marco De Ieso nel suo progetto The Sad Lake Life, una raccolta di fotografie in bianco e nero che documentano la realtà che riveste il Lago Trasimeno nel pieno della notte, quando tutto sembra spento e lontano dal caos frenetico del giorno. Attraverso la sua macchina fotografica riusciamo ad intravedere immagini impresse sulla pellicola che raccontano un piccolo strato di quello che pare un pezzo di giungla postmodernista, lasciato a macerare nelle grinfie della realtà usa e getta con tanto di sacchetti lanciati nel vuoto.

Il flash della Olympus mju-II ci restituisce uno scenario insolito, abitato dai rifiuti e la solitudine che compongono il ritratto perfetto di una malinconia vissuta fino all’osso. La barca lasciata a galleggiare nelle acque calme del lago comunica una stasi forse solo apparente, che si lascia toccare per quel centesimo di secondo in cui l’abbaglio del flash da forma al contenuto nascosto dal buio fitto.

In The Sad Lake Life, il lago diventa una grossa scatola che racchiude tutto quello che gli occhi non riescono a vedere durante la notte. Il luogo perfetto dove tutto ciò che è stato abbandonato può tranquillamente nascondersi, lontano dai riflettori indiscreti della quotidianità. L’atto stesso di abbandonare, sinonimo del concetto di fine nella sua più alta manifestazione, attende che gli sia data un’ultima occasione attraverso il voler rivelare lo stato reale delle cose.

Una malinconia che, lontana da qualsiasi pregiudizio-taglia-gola, grava pesantemente sull’aria che si respira — la stessa che respirano i nostri fantasmi. Ci ritroviamo davanti alla manifestazione istantanea di uno spaccato che consegna la decadenza di un cassonetto pieno di spazzatura e di resti animali che gravitano intorno agli sbocchi dei canali.

Marco De Ieso scompone il dimenticato e lo riversa sul tavolo sistemato al centro della sala, in modo che tutti i presenti possano assistere alla rappresentazione di quello che siamo lì dove diamo tutto per scontato. La tristezza e la malinconia avanzeranno sullo stesso piano, sulla stessa riva. Almeno fino al primo lampione che aleggerà sopra le nostre teste.

Marco De Ieso: Instagram | Flickr

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