Le situazioni mutevoli di Stefano Majno
Le fotografie parlano di noi anche se non ci ritraggono. Scavano nella terra umida e fertile della nostra anima, tirano fuori pensieri pregiati, come ortaggi che vedono la luce del sole per la prima volta.
Scavano anche in quella arida, fatta di idee che non sapevamo di avere e di cose indefinite che invece non si sanno ancora.
Non è un discorso sconosciuto per chi scatta in analogico: la macchina fotografica diventa un corpo che si allinea con l’occhio, che attento ricerca il giusto equilibrio e col fiato un poco sospeso si scatta, intrappolando un’immagine che solo dopo l’attesa si può gustare, nel suo risultato finale.
Nel momento in cui la luce si schianta su un pezzo di pellicola avviene qualcosa di surreale, dato dall’incontro tra il tangibile, cioè il rullino e il non concreto, ovvero gli istanti.
Ma cosa succede quando due attimi si sovrappongono?
Testimone di ciò è Stefano Majno, fotografo che guarda il mondo attraverso le proprie (numerose) lenti. Nelle sue differenti esplorazioni continue tenta di capire come si cammina sul ponte che collega realtà e astratto e lo fa spostandosi sempre. Il suo progetto “Expired!” si basa sull’utilizzo di un lotto di pellicole Kodak Gold 400 scadute nel 2002 e sulla ricerca di una serie di azioni che rimangono sospese in cerca di un completamento, i famosi istanti in cui non sappiamo cosa è accaduto prima e cosa avverrà dopo.
Il messaggio delle fotografie è ancora da stabilire, come un sogno annebbiato o una manciata di ricordi restano solo dei movimenti, impercettibili gesti che lasciano moltissime interpretazioni a chi osserva.
Questi scatti, realizzati con l’esposizione multipla risultano ancora più vivi grazie all’uso della pellicola: la grana crea imperfezioni, e grazie ad una serie di fattori fisici e tecnici vengono generati significati superiori che si fondono alla foto stessa.
Tale aspetto vale anche per il resto delle sue fotografie scattate in analogico, in cui la mutevolezza di una gamma cromatica notevolmente più profonda attira l’occhio e lo coinvolge in circostanze fatte di colori grezzi.
Sono episodi sconosciuti, familiari, non ordinari, in attesa di qualcosa.