L’inspiegabile simmetria degli ospedali

La simmetria mi manda fuori di testa. Magari era solo a causa della pioggia.

Mariateresa Pazienza
Casa di Ringhiera
3 min readMay 10, 2017

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Foto di Mariateresa Pazienza

La simmetria è uno di quei concetti estetici che da sempre mi mandano fuori di testa. La costruzione di un qualsiasi spazio risponde spesso a quello che, oltre ad essere un concetto geometrico, permette all’occhio umano di definire un posto.

Lo spazio dedicato agli ascensori porta a una sala di cui mi colpiscono subito due cose: la simmetria e i diversi tipi di marmo utilizzati. Quando si passa da un reparto all’altro è come se si attraversasse un varco, una sorta di portale per accedere a una dimensione altra.

Foto di Mariateresa Pazienza

Il verde, nelle sue diverse tonalità, è il protagonista indiscusso di questa sezione dell’ospedale. Dal mio posto a sedere posso osservare — in successione — il pavimento in marmo a rombi grigio e nero, la fascia di marmo grigio che contorna i quattro lati e un’altra fascia di marmo di un verde grigiastro di cui ancora oggi sto cercando di capire il nome.

Foto di Mariateresa Pazienza

Alla fine del pavimento ci sono due rampe di scale — indovinate un po’ di che materiale? — ai cui lati spiccano per la luce che filtra due serie da tre di vetrate lavorate. Dal parapetto che si affaccia sulle scalinate, se guardo di fronte a me vedo altre due lastre di marmo di un verde ancora diverso rispetto a quelli finora incontrati e un’altra vetrata centrale al cui centro c’è una statua di una Madonna con figlio a carico provvista del solito cordoncino di luci psichedeliche. Osservando il soffitto resto senza parole. C’è un lavoro di greche così preciso, lineare e simmetrico che devo distogliere lo sguardo per non cadere di sotto insieme al telefono che sta documentando tutto fedelmente — good, boy! Anche qui il verde, questa volta di una tonalità pastello, si mescola al crema e al bianco sporco, creando pattern perfetti nelle loro linee.

Foto di Mariateresa Pazienza

A volte ammassi di gente si accalcano per poter fermare le porte degli ascensori. Come se volessero bloccare il tempo, come se lottassero contro di esso. Noto con un pizzico di disgusto che tutti i medici portano quelle ciabatte in gomma che, a sentire il mio accompagnatore sono co-mo-dis-si-me. Sarà, ma cosa ci fanno in mezzo a tutta questa simmetria?

I volti della gente, i sorrisi che vorrebbero essere d’incoraggiamento ma ti fanno incazzare ancora di più, le espressioni dei medici, le urla del bambino che osservi mentre entra nel reparto di psicologia clinica, le migliaia di passi messi uno dopo l’altro in una giornata intera, quelle fastidiose luci a neon che ti lasciano la sensazione di avere una macchia nero-viola negli occhi, i lunghi e interminabili corridoi che sembrano le vene di un corpo perfettamente funzionante e tu, che ti senti come l’ultimo globulo rosso arrivato, quello che cerca di fare la sua parte per mantenere l’equilibrio tra il simmetrico e lo sbilenco, tra la calma e la furia, tra il marmo e il sangue.

Spingo con forza la porta d’ottone vecchia ormai di almeno trent’anni — la mia età, penso. Sono fuori. Piove a dirotto. L’acqua ristabilisce l’equilibrio, altro che il marmo.

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Mariateresa Pazienza
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