Lo stratagemma post-moderno: intervista a Omid Jazi
Quando ascoltate un brano vi ponete mai domande che vorreste fare a chi ha prodotto quei suoni e quelle parole? Oggi dalle domande non se ne esce vivi. Ho proposto questa apparentemente semplice ma insidiosa intervista a Omid Jazi, di cui abbiamo già parlato in quella che non amo definire una recensione di Tooting Bec, il suo secondo album in studio. E’ stata una chiacchierata su ciò che ruota intorno ai pianeti che compongono il mondo artistico di Omid, che ha da poco rilasciato il video del suo brano Eggregora.
Chi è Omid Jazi?
Figlio di emigrati, uno che non ha visto una famiglia per la maggior parte della propria vita. Che non ha conosciuto la stabilità. Che per questo fa di tutto per creare il proprio mondo.
Cosa ti ispira nella vita di ogni giorno?
Rispetto a tutto quello che potrei immaginarmi, un passerotto sul marciapiede mentre cammino, un bambino che chiude gli occhi rivolto al sole e sorride, qualcuno che aiuta un bisognoso per strada, un amico che mi chiede come stai?
In cosa credi?
Nelle domande che mi pongo, nel non disperarmi quando non capisco anche se difficile, avere una idea, o aspettare che questa arrivi. Io credo in me, io credo che sono nella storia, e tutto quello che penso sia una reazione ad essa, non penso di avere la verità in mano, ma credo che posso essere competitivo in questa società, nei modi che più mi sono congeniali, non credo nella stampa, non credo nella televisione, credo in me stesso, in ciò che la storia mi ha fatto diventare, la consapevolezza che ho di tutto questo, mi darà i frutti che desidero mangiare, ma prima devo fare i conti con me stesso. Insomma, sono ancora giovane.
Spiegami com’è nato Tooting Bec.
Come è possibile che sia veramente tutto così? Come faccio ad accettarlo, è qualcosa fuori dall’ordinario, è incredibile, è impossibile, come si fa ad accettarlo? Insomma, Tooting Bec ti mette un punto interrogativo li sul tavolo. Da queste domande è nato. È uno stratagemma post-moderno, senza nessuna pretesa… È nato da quello che voleva.
Il videoclip di Eggregora è uscito da poco, com’è stato girarlo?
La maggior parte dei videomaker sono da considerarsi ad un livello inferiore nella categoria artistica propriamente detta, ad esempio, fonici, tecnici del suono, produttori, arrangiatori, musicisti e interpreti (solo per citarne alcuni) usano il cuore insieme alla mente e quindi raggiungono una connessione nettamente superiore nel piano artistico e professionale nella cooperazione, rispetto ad alcuni videomaker che si intrufolano nelle vere opere d’arte musicali sporcando attraverso stupidaggini il vero intento dell’artista e dimostrando poca connessione con l’oggetto artistico, nonché poco coraggio nell’esprimere il visivo come opera d’arte.
Sarei curioso di sapere come veda la luce un regista, se è come per un musicista o un produttore l’idea del suono, ovvero una cosa eterea da manipolare. Insomma è stato un po’ così. Per essere stato un video casalingo, devo dire che il lavoro svolto da Marco Panichella e la sua crew è stato decisamente al di sopra delle già alte aspettative per quanto mi riguarda.
Cosa ne pensi della scena musicale odierna in Italia?
Il paesaggio dove si esprime il soggetto nei diversi tipi musicali è il panorama dei vecchi riti pagani. Chiunque si prodighi nel cammino usando la cattiveria produce nello zoccolo sporco del regime. Ti tolgo il mi piace, mi spiace davvero.
Un libro che hai amato e uno che ti ha fatto schifo.
La nascita della tragedia, la finzione dello spettacolo è suddivisa così: c’è un attore, ci sono gli astanti, c’è chi osserva questo. Tre elementi compongono il quadro della messa in scena. Chi osserva questo dato cosa è? Così parlò Zarathustra, invece mi ha rovinato la vita, questa frase l’avevo scritta sulla copertina, era come affermare la mia identità, tra la Smemoranda e le Doctor Martens, e la mia prof di lettere l’aveva notato perché lo tenevo sempre sul banco, credo di averlo perso quel libro.
È interessante la concezione dei testi di Tooting Bec in un contesto musicale straniero. Come concili il tuo lavoro con la Englishness?
M piace sapere che non vi piace quello che faccio, perché mi fa capire che non ero al posto giusto. C’è un modo molto semplice per sopportare questo stato mentale, che poi è quello dell’amore, tutto accade nel momento in cui lo pensi, è molto semplice, ma non ci sto ancora riuscendo, ad accettarlo. Il giudizio è una forma di espressione. Quale era la domanda?
Quali sono gli artisti che più ti rappresentano?
I Goldfrapp attualmente. La sublimazione femminile, quando accade nella sua estrema forza, è incomparabilmente superiore a quella maschile. Ma in genere sono molto incoerente nei miei ascolti se così si può dire, ora sto decisamente ascoltando troppo i Bauhaus, ma solo il disco In The Flat Field riesce a gasarmi, Current 93 anche se non mi gasano troppo, The Residents in cui mi rispecchio come concetto sinestetico dell’arte, anche grazie a qualche prezioso consiglio di amici in questo periodo sto riascoltando praticamente tutti i gruppi che ascoltavo prima che mi fregassero tutti i dischi e l’autoradio che mi portavo sempre in macchina, due valigie piene!
Ti è mai successo d’intrecciare due espressioni artistiche?
Ci sto provando.
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Credit Image: Simone Cargnoni