Ma dove credi di vivere?

In verità il mondo è un’immensa gif dalla durata di tre secondi, proprio come voleva Nietzsche.

Michele Nenna
Casa di Ringhiera
5 min readMar 22, 2017

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Moonrise Kingdom, via Wikipedia.

Analizzare una gif sarebbe una delle azioni più belle da intraprendere. Al di là del mio ossequioso e spasmodico interesse per uno dei medium più utilizzati nell’ultimo periodo, nelle gif intravedo sempre qualcosa che mi appartiene. Delle stupidaggini pescano quello che in realtà ho nel profondo, un sentimento misto di amore e scaltrezza, o semplicemente qualcosa che non riesco a capire al volo e che mi divora dentro. Scegliere di inserirla in un post sui social network vuol dire sottintendere più di quanto siamo abituati a credere — e a dire, forse. In una gif si nasconde il mondo intero e lo dico senza includere grosse massime filosofiche. Queste ultime le lasciamo ai forti di stomaco.

Si ripete all’infinito — uno dei miei desideri è quello di riuscire a proiettare per un lasso di tempo indefinito una gif di un pene mentre completa la sua erezione sopra una parete del MOMA — e immobilizza simbolicamente lo scorrere del tempo. Il mio percorso di novello giffatore, passatemi il termine, è iniziato con una delle scene più belle prese da Scrubs. JD saliva sulle spalle di Turk e urlava «vola!» per i corridoi del Sacred Heart. Ero felice in quel momento e postare solamente il frame di quella scena non rendeva pienamente giustizia alle mie sensazioni. Volevo che tutti osservassero come quel saltare sulle spalle di un amico fosse il miglior modo per esternare tutta la propria felicità — ma quando in Scrubs non si è felici? — del momento preciso in ogni sua singola sfumatura.

Vola!

Quella ripetizione ridondante racconta perfettamente quello che siamo. Se solo Nietzsche ne fosse venuto a conoscenza, sai che pippe ci saremmo dovuti subire? Beh, al suo posto c’è Fusaro che si spara numerose fotografie nella classica posa del pensatore fedele a tutto quel discorso sull’engagement — anche se non si è impegnato nel difendere Emma Watson dalle grinfie di quei cattivoni di Rivista Studio. In compenso potremmo ricreare tutti i passi del Così parlo Zarathustra attraverso l’utilizzo delle migliori gif prodotte nei giorni bui e desolati delle nostre esistenze. Un eterno ritorno realizzato attraverso un medium che non si ferma mai, un medium che torna in automatico al punto di partenza senza che qualcuno incida sul suo corso. Praticamente fa tutto da solo. A noi spetta il compito di scegliere quella giusta.

Se proprio vogliamo fare le persone pignole, allora anche il libro è un medium che realizza l’eterno ritorno in ogni sua più piccola intenzione. Si ripete invariato dalla prima all’ultima pagina per tutte le volte che viene letto dall’attempato consumatore/divoratore seriale. Pagina dopo pagina, la storia si ripete sempre nello stesso modo. Non varia nulla, se non il tempo e il posto in cui decidiamo di leggere.

Ogni gif racconta qualcosa del nostro mondo. Ne esistono e ne creiamo una per ogni evenienza. Quella del lunedì, quella della noia che ci assale all’improvviso nel profondo, quella per l’aperitivo, quella per una buona canzone e quella per l’ennesimo curriculum inviato che sappiamo già che andrà a finire dritto nella cartella spam del nostro possibile ed impossibile datore di lavoro. Alla fine, tutte queste gif, non fanno altro che metterci a nudo difronte alla frenesia che mescola i tempi di comprensione di quello che ci sta accadendo intorno. Parlano di noi e lo fanno nel giro di qualche secondo. È terribilmente comodo delegare tutto a loro — provare per credere.

Giusto per rimanere in tema.

Ma possiamo vedere le gif come il risultato di quello che un filosofo — matto, almeno negli ultimi anni della sua vita –, ormai poco più di un secolo fa, promulgava con i suoi scritti? Sembra che, volendo prenderla con una certa ironia, questo sia davvero il modo migliore attraverso cui esprimere quelli che erano i suoi principi. Il mondo si ripete in ogni suo momento. Quale modo migliore possiamo scegliere per esporre questa tesi se non utilizzando una gif qualsiasi? Il buon giffatore prenderebbe Rustin Cohle nel momento del suo interrogatorio e lo farebbe andare in loop fino alla nausea. Il nichilismo fa avanti e indietro per il web. È ovunque e sa bene quanto sia ritenuto necessario da tutti coloro che lo condividono — non solo sulle proprie bacheche.

Ecco, appunto.

Il mondo è stato inserito in un vortice di frame che si susseguono. Tra meme e immagine iconica, qualche anno fa era toccato a John Travolta farsi carico di quello che stava accadendo in quel determinato periodo. È stato inserito in ogni occasione, delle più disparate tra loro. Con il codino sempre in vista, si è chiesto che fine avessero fatto quelli delle dirette streaming, le icone dei programmi sul desktop Microsoft e le corsie dei supermercati — come queste ce ne sono un’infinità, per questo perdonatemi se non ho citato le più famose. Quello di John Travolta nei panni di Vincent Vega è stato il personaggio perfetto per raccontare qualcosa di molto più profondo, ovvero l’assenza.

Dove siete finiti?

Ipotizzando così su due piedi un Nietzsche intento a realizzare le gif della sua vita mentre si accarezza lentamente il suo baffo hipster, il mondo prenderebbe vita attraverso lo schermo di un vecchio Pentium che gira con un Windows 98 crackato a dovere. Attraverso lo stile famigerato di una vaporwave sempre più densa e ammaliatrice di anime perse nel pieno della contemporaneità asettica, ecco realizzarsi il botto estetico. Tre secondi e Friedrich ha messo su la massima rappresentazione di un mondo fatto a immagine e somiglianza del suo pluridecorato eterno ritorno.

Windows 98, avrai sempre il nostro rispetto.

Giunti alla fine del nostro cammino, davanti a uno sperone, è solamente a questo punto che Heidegger ha scelto di omaggiarlo come meglio poteva — e credeva. Prendere un’immagine del maestro e creare un’icona indimenticabile, qualcosa che resti nel tempo e che venga presa sul serio da tutti i futuri discepoli del basso a manubrio per eccellenza. Un Nietzsche che appare quasi come un qualsiasi santo cristiano, con tutto quel bagliore di innocenza e verità.

Nelle gif c’è il mondo intero e questo è quello che volevamo ottenere più di ogni altra cosa — stories permettendo.

TA-TA-TATAAAAA!

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