Quello che sarà il nostro primo issue

Cosa ci sarà dentro Everyday Is Like a Sunday e quanto è importante ricevere i vostri contributi.

Michele Nenna
Casa di Ringhiera
5 min readMay 1, 2017

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Tra un mese si chiuderanno le selezioni per il nostro primo Issue. Per noi è una grande sfida — è la prima volta che affrontiamo un progetto del genere, con tutto quello che ne comporta. Abbiamo già ricevuto i primi lavori, circostanza che ci ha portato a credere nel futuro di questo percorso assai vorticoso. Gli alti e bassi ci sono, inutile negarlo, ma sono gli stessi che ci danno la spinta in avanti, una propulsione inaspettata verso quello che sarà di qui a poco più di trenta giorni.

Everyday is Like a Sunday raccoglierà una serie di lavori realizzati durante la primavera. Non avranno come tema esclusivo quello della stagione più amata e odiata da tutti, ma la vedranno comunque protagonista per via delle influenze — dirette e indirette — che esercita su ogni artista. All’interno ci saranno fotografie e illustrazioni che sceglieremo di inserire in questi ultimi giorni. Questo è uno dei compiti più difficili che non ci aspettavamo di adempiere, però ci sta mettendo alla prova davanti all’immenso panorama artistico delle arti visive, acque in cui cerchiamo di nuotare con estrema calma pur di resistere alla corrente.

Eravamo negli ultimi giorni dello scorso febbraio. Cercavo un modo per riassumere quella che in questi due anni è diventata l’estetica di Casa di Ringhiera, un magazine per qualcuno ancora difficile da inquadrare. Qualche idea già mi frullava in testa da tempo, poi, come un fulmine a ciel sereno, ho pensato ad una fanzine tutta nostra. Curata e gestita da noi, una cosa fatta in casa e buona come il pane. Girai subito la proposta a Mariateresa et voilà, eccoci qui.

Accettammo fin da subito di prendere le dovute responsabilità che un lavoro del genere impone. Abbiamo architettato la cosa nei minimi particolari, in modo da riuscire a cadere in piedi qualora il pavimento che ci sorregge venisse meno. Una fanzine digitale, un numero zero che riesca a racchiudere l’estetica che tutti i collaboratori di Casa di Ringhiera intravedono attraverso i pezzi che compaiono sul nostro magazine.

Abbiamo così lanciato un piccolo banner, una cosa da niente. Sono arrivate le prime adesioni, i primi progetti sottoposti alle nostre lenti tenere che si tagliano con un grissino. Digitale, analogico e tavole illustrate. Tutto quello che non ci saremo mai aspettati di ricevere è arrivato all’indirizzo della nostra mail.

Ogni volta che rispondo ad una richiesta di informazioni, non perdo tempo a sottolineare la particolarità della partecipazione a titolo gratuito. Poche storie, non abbiamo trovato nessun finanziatore disposto a puntare sulla nostra idea. Un po’ li capisco.

In questi ultimi trenta giorni ci aspettiamo di ricevere ancora altri lavori, più di quanti ne abbiamo ricevuto fino a qualche minuto fa. Io sarò lì a rispondere a tutti coloro che vorranno delucidazioni in merito a questa pazzia di febbraio che ci sta tenendo incollati agli schermi dei computer e dei telefoni per organizzare tutto nei minimi particolari. Everyday is Like a Sunday non sarà tanto un esperimento quanto una voglia di misurarci con le nostre capacità, le stesse che abbiamo messo in atto in questi due anni di duro lavoro.

Come ogni buon curatore — il parolone del giorno è servito — che si rispetti, ho anche io i miei desideri. Vedere pubblicato tra le pagine del primo issue a cui lavori uno degli artisti che più stimi in assoluto, sarebbe una cosa bella e gratificante allo stesso tempo. Per il momento non ho ancora contattato nessuno, mi riservo di farlo nell’ultima settimana prima della scadenza — a proposito, Everyday Is Like A Sunday uscirà intorno alla metà di giugno, in combinazione con la fine della primavera.

In tutto questo tempo, abbiamo maturato una certa idea di estetica che pensiamo possa essere fedele alla nostra concezione di magazine. Ci nutriamo di una serie di fattori che, messi insieme uno di fianco all’altro, restituiscono un’immagine ben precisa di quello che siamo. Ecco, nelle pagine di questo nostro piccolo progetto vorremo inserire quello che siamo, raccontato naturalmente attraverso i lavori in cui più ci rispecchiamo, i lavori in cui vediamo la nostra immagine riflessa così come avviene attraverso il riflesso di uno specchio Ikea.

Non siate timidi — o stronzi, a seconda dei casi. Se avete in mente di mandarci i vostri lavori, non vi resta che cliccare sul tasto qui sotto. Restiamo a vostra disposizione, pronti a rispondere alle curiosità più strane nel cuore della notte. Quando dormiamo lasciamo sempre il wi-fi accesso. Qualcuno potrebbe chiederci aiuto tramite un messaggio su Messenger o Whatsapp. A quel punto — noi, eroi improvvisati di un qualsiasi cartone della Disney — verremo a salvarmi nel profondo della foresta, lì dove siete rimasti con l’auto in panne e la voglia di rompere tutto quello che vi circonda. Mandateci il vostro contributo a qualsiasi ora.

Detto questo, mancano ancora trenta giorni. I momenti di panico si altereranno a quelli di pura felicità, segnando nettamente la nostra instabilità psichica prima che emotiva. La mattina berremo un sacco di caffè, mentre la sera un sacco di birra. Presteremo un’elevata attenzione alle numerose insidie che le webapp eserciteranno sulle nostre nobili intenzioni. Voi invece ricordatevi che, per tutto il resto, c’è questo piccolo tasto da cliccare — buono come il pane fatto in casa.

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