Sovvertire l’ordinario: Luca Mata
Di solito associo la crudeltà di un’immagine alla forza attraverso cui racconta un momento preciso. Sporca, priva di costruzione, spontanea. È la somma di una lunga serie di sensazioni che si trasferiscono dall’occhio di chi è dietro al mirino fino ad arrivare al mio. Una trasposizione di sentimenti che finiscono sempre per liquefarsi, riducendo la loro impronta a qualcosa che mai si riuscirà a prevedere. Il gusto personale, la scarica di emozioni che suscita una visione rispetto ad un’altra, il boato che irrompe nella zona dove esistono schemi invalicabili. La prepotenza di uno scatto prende vita, si realizza nello spazio visivo e attacca le consuetudini esistenti. Crea una sorta di invasione nel regno popolato da prefabbricati acquistati a metà prezzo, una lama che affonda nel corpo e ravviva la carne e le terminazioni nervose.
Quando una fotografia destabilizza il personalissimo concetto di bellezza, il relativismo acquista un’immensa energia che si immagazzina poi nei meandri del suo essere materia dell’individuo stesso. Le reazioni non sono mai comprensibili completamente, eppure il gusto di una certa schiera di persone si affina, prende forma e diventa distinguibile ad occhio nudo. Ma quando davanti ai nostri occhi ci ritroviamo uno scatto che sfonda le porte del lecito, di tutto quello che è accettato dal contesto da cui siamo avvolti, cosa avviene a quel gusto che abbiamo scolpito durante tutti questi anni?
Quando vidi per la prima volta i lavori di Luca Mata compresi la portata dell’effetto sopra descritto. L’insolito si materializzava davanti a i miei occhi. Scorrevo il suo profilo Tumblr, la sua galleria Instagram, e prendevo nota della forza comunicativa di uno scatto che andava ben oltre i confini classici di un’arte che scoprivo passo dopo passo, fotografia dopo fotografia. Certo, avevo già i miei fotografi preferiti all’interno del panorama attuale italiano, ma quando incontrai i suoi lavori rimasi talmente colpito da appassionarmi a quelle situazioni che ritraeva attraverso le sue Instax.
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Un progetto, quello di Luca Mata, che ritrae all’interno delle quattro mura domestiche — credo sia proprio casa sua — tutto il glamour racchiuso nei soggetti, nei loro corpi e nelle situazioni che sono in grado di creare. I toni bassi, nonostante il flash puntato dritto in faccia, consegnano le sorti dell’incontro ad una commistione di ombre. La professionalità indossa la maschera dell’amatoriale, permettendo alla fotografia di farsi portavoce di una narrazione quasi schietta, priva di inutili artifici — uno dei pregi dell’analogico. Per la maggior parte si tratta di corpi femminili portati al massimo della loro capacità di prendersi gioco della realtà, consegnando ad essa una connotazione quasi irrisoria del quotidiano. Sono scatti che sfidano ogni premura per ottenere un certo riconoscimento. Sovvertire l’ordinario è quello che Luca Mata realizza in ogni suo instante catturato.
Ho imparato a distinguere la sua serialità dietro ogni trittico pubblicato; Eromata è il nome del suo progetto. Dare risalto ad alcune imperfezioni, creare una situazione banale stracolma di un erotismo accecante e mantenere allo stesso tempo il prestigio della sua arte, è una delle sfide intraprese da Luca Mata. La volgarità apparente mostra parte della crudeltà che la fotografia è capace di rappresentare. Corpi nudi, finalmente privi di ogni senso del pudore, invadono il campo visivo e conquistano l’immaginario a suon di schiaffi sul volto. Nella notte, donne in sovrappeso e uomini in pelliccia si prendono la rivincita su quello che è stato del giorno appena trascorso tra un lavoro sottopagato e un pranzo surgelato. È il glamour che spalanca le bocche, allarga le braccia e lascia penzolare i seni nel vuoto che separa lo sterno dal pavimento. Il trucco sbavato sugli occhi diventa sinonimo di menefreghismo totale al buon gusto decantato dalle anime ordinarie che affollano le strade della città durante le ore di punta.
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Luca Mata è alla continua ricerca di nuovi volti, volti che sappiano dar vita a situazioni sempre più al limite dell’assurdo e che allo stesso tempo scoperchino il vaso contenente la spicciola e banale normalità. La grandezza della voglia di spingere ancora una volta il piede sull’acceleratore è talmente vasta da colpire ogni angolo nascosto dell’esistenza. Sono fattori che contraddistinguerebbero il lavoro di un comune provocatore che ama suscitare sensazioni di sdegno e di rifiuto, ma quella del fotografo milanese è una chiara intenzione di rendere possibile anche l’impossibile. Nel cuore dell’intimo quotidiano, di quattro mura domestiche, celebra la fusione tra quello che appartiene all’eccezione e quello che appartiene all’ordinario, alla regola.
Ad un passo dal grottesco, il glamour di Luca Mata si divincola per le vie di Milano e per quelle dei social network sempre più discriminati eppure amati. Nelle sue gallerie online c’è un traffico di biancheria intima che non teme ostacoli, se solo non fosse per le solite censure che impongono alcuni di questi. Se vi capiterà di incrociare alcuni dei suoi scatti in uno dei suoi profili, non perdete tempo in stupidaggini; scorretele lentamente e poi fissate il vuoto per qualche secondo. Sarà semplice tirare fuori le dovute conclusioni.
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