3 errori da non fare quando fondi una Startup: la storia di Outcity

Martina Domenicali
Catobi
Published in
5 min readOct 26, 2022

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In questo articolo vi voglio raccontare la complessità di fare start up vissuta dall’interno, cosa significa rischiare lasciando la strada sicura, ma soprattutto quali sono i passi concreti che bisogna muovere per trasformare un’idea in un’azienda.

Chi sono io?

Parto da qui perché non esisterebbe una start up senza un founder, così come un’impresa senza un imprenditore. Fare start up è un’impresa in tutti sensi, perché è complesso e rischioso. Secondo le fonti, meno di 1 start up su 10 va a buon fine e le variabili aleatorie sono tantissime.

Ma allora perché lasciare la strada “sicura” per intraprendere questo percorso?

Io mi chiamo Martina Domenicali e sono una laureanda in Giurisprudenza, ho studiato all’UNIBO e ho preso un doppio titolo di laurea al King’s College di Londra, specializzandosi in Diritto e Tecnologia. Verso la conclusione di questo percorso, con già due offerte di lavoro in studio legale, mi sono ritrovata ad affrontare in prima persona un problema e ne ho voluto ricercare la soluzione. È così che inizia una start up: dal voler risolvere un problema concreto. Da lì alla decisione di voler affrontare questa strada imprenditoriale ci sono diversi passi che cercherò di raccontarvi.

La fase della disillusione

Dal momento in cui si ha l’idea al momento in cui si muovono i primi passi si vive una sorta di luna di miele con il mondo start up. La passione per il proprio prodotto è alle stelle e la voglia di spaccare il mondo non è da meno. Tuttavia, quando si inizia a calare l’idea nell’operatività quotidiana il lavoro cambia molto, l’inerzia dell’entusiasmo non basta più ed è necessario trovare sostegno e supporto in persone con più esperienza. Per Outcity questo è successo dopo un paio di mesi.

Ma cos’è Outcity?

Outcity è un’applicazione per studenti che decidono di fare un’esperienza di studio in una nuova città, all’estero o in Italia. Lo scopo è aggregare tutte le informazioni di cui lo studente ha bisogno prima di trasferirsi, semplificandogli la vita e garantendo l’affidabilità dell’informazione fornita.

Il tutto creando un sistema di peer-to-peer review, dove lo studente che già risiede in quella città dà consigli allo studente entrante, digitalizzando quello che sarebbe un passaparola.

L’idea, e lo dice colei che le ha dato vita, è molto bella per quanto non particolarmente originale; difatti non esiste nulla di equivalente sul mercato. Tuttavia, la differenza non la fa mai l’idea, ma l’execution.

Cosa vuole dire questa frase che ho sentito ripetere duemila volte? Che i presupposti o pilastri fondamentali che determinano quel meno di 1/10 di start up di successo sono: il commitment, non è possibile dopo una certa fase fare start up part time, e le scelte strategiche che vengono prese nel portare quell’idea ad esecuzione.

Ed è qui che inizia la complessità, ma anche la meraviglia di fare impresa.

3 Errori da evitare

Nella fase di execution per portare l’idea a tradursi in un business è necessario attraversare diverse fasi. Ci tengo a raccontarvi 3 errori che noi abbiamo fatto, così che voi li possiate evitare.

  1. La corsa alla costituzione: per lanciare il nostro primo MVP, una landing che spiegava le features dell’app, volevamo avere già il marchio registrato per una questione di tutela. Tuttavia, siccome per registrare il marchio era necessario avere una società abbiamo affrettato la costituzione. Essendo una start up in pre-seed come un aereo che prova a decollare senza benzina, costituirsi ha comportato una serie di costi che, con il senno di poi, non erano necessari in quella fase. Tornando indietro avrei aspettato a costituire, avrei lanciato un MVP rozzo e avrei cercato di non avere costi fino alla validazione.
  2. La validazione della soluzione: nella nostra inesperienza validare non si distingueva in problema e soluzione. Noi abbiamo validato il problema convinti di poter andare a mercato. Come? Abbiamo la fortuna e il grosso valore aggiunto di avere una grossa community sul mio profilo instagram (quasi 100.000 studenti) che ci segue e ci supporta. Tuttavia, fare validazione e raccogliere metriche implica, non solo la validazione e la quantificazione del problema, ma anche e soprattutto una validazione qualitativa della soluzione. Cosa dicono gli utenti? C’è fit tra il problema individuato e la soluzione proposta?
  3. Terzo e ultimo errore che stavamo per fare ma per fortuna ci siamo fermati prima: l’outsourcing del prodotto in una start up digitale. Il prodotto digitale per noi è tutto il nostro valore, o comunque la maggior parte. Per convincere un domani l’investitore è molto meglio fargli vedere che investirà su uno sviluppo interno all’azienda. Per sviluppare una prima versione dell’app, il nostro vero MVP, in tempi brevi e con costi bassi abbiamo scelto la funzionalità no code, che ad oggi ha davvero potenzialità altissime in termini di validazione dei prodotti digitali e non solo. Infatti stiamo valutando la possibilità di proseguire su questa strada innovativa.

L’importanza dell’advisoring

Come evitare gli errori che vi ho raccontato e molti altri?

Io ho capito nel corso del mio percorso da Gennaio ad oggi che fare start up è come essere attaccati ad un processore. Ogni giorno si affrontano tantissime tematiche diverse, si incontrano persone diverse e si impara costantemente.

Tuttavia, per fare i passi giusti è necessario avere una linea guida e, se possibile, una guida esperta per ogni settore. Dunque quello che io faccio quotidianamente per imparare a fare impresa e colmare il gap di competenze ed esperienza è confrontarmi con persone esperte dei diversi settori dell’azienda.

Il networking di Catobi

Catobi è la fonte di un network incredibile: in questo mi ha dato un aiuto concreto, è bastato partecipare un Sabato mattina a Human To Innovation per attivare tantissime connessioni che, come dicevo prima, sono fondamentali per una corretta execution che porti al successo dell’idea. Oltre a ciò ho trovato nella figura di Tommaso un advisor sia per la parte di marketing che per lo sviluppo del prodotto digitale, se non ci fosse stato lui non avremmo sviluppato in no code.

questa è stata la mia esperienza finora e se hai letto fin qui spero che i miei consigli siano stati utili e ti faranno evitare gli errori che ho compiuto io dando così più possibilità alla tua start up di prendere il decollo!

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