B-Corp e Società Benefit:

Damiano Giunti
Catobi
Published in
7 min readDec 16, 2022

Un modo etico e responsabile di fare impresa

Cosa sono le B-Corp?

Si definiscono B-Corp quelle imprese che hanno ottenuto l’omonima certificazione rilasciata da B Lab, ente non-profit di rilievo internazionale che ha sede negli Stati Uniti.

Le imprese che hanno ottenuto questa certificazione dimostrano di aver adottato un nuovo modello di business, più evoluto e responsabile. Esse si pongono infatti l’obiettivo di conciliare lo scopo di profitto con la volontà di massimizzare il proprio impatto positivo sui dipendenti, sulla comunità e sull’ambiente, così da creare valore non solo per gli azionisti bensì per tutti gli stakeholder.

Il movimento delle B-Corp è in costante crescita. Oggi, nel mondo le imprese certificate sono ben 6000 e, in Italia, dopo la prima certificazione ottenuta nel 2013, fanno attualmente parte della comunità 600 imprese che coprono 60 settori di attività.

Quali sono i vantaggi legati alla scelta di questo nuovo paradigma di business?

La filosofia delle B-Corp rappresenta a tutti gli effetti un nuovo modello di business che, in un futuro ormai prossimo, caratterizzerà tutte le imprese leader nel mercato.

I vantaggi legati a questa certificazione sono molteplici, innanzitutto di tipo reputazionale. Le B-Corp, infatti, sono aziende che hanno dimostrato di aver scelto un modello di business responsabile, in grado di coniugare l’obiettivo di profitto con la tutela dell’ambiente, della comunità e dei lavoratori che ne fanno parte.

Assumere volontariamente un impegno di questo tipo, monitorando annualmente i risultati conseguiti in modo trasparente, costituisce un’iniziativa in grado di attrarre l’interesse dei consumatori, dei business partner, di talenti e di potenziali finanziatori.

D’altra parte, i primi, ormai sempre più attenti nelle scelte di acquisto alle tematiche ambientali e alla sostenibilità, saranno portati, a parità di prezzo e qualità, a prediligere prodotti o servizi capaci di restituire valore alla comunità e all’ambiente.

Allo stesso modo, i partner commerciali, gli investitori ed i giovani talenti saranno sempre più attratti da aziende che hanno fatto scelte di questo tipo, poiché capaci di valorizzare al meglio le proprie risorse, sia umane che finanziarie.

Studi recenti confermano quanto appena evidenziato. Come messo in luce da un’indagine dell’ONU, negli ultimi anni i consumatori dimostrano di aver maturato una maggiore consapevolezza in materia di sostenibilità ambientale.

Dopo la pandemia, infatti, il 70% delle persone si definisce più consapevole delle problematiche legate all’ambiente e circa il 40% è disposto a cambiare attivamente le proprie abitudini di vita in modo più sostenibile.

Parallelamente, come riporta Wired citando un’indagine effettuata da Deutsche Bank, le aziende che godono di una buona reputazione in materia ambientale hanno performance finanziarie in Borsa superiori dell’1,4% annuo rispetto alla media dell’indice Msci World; al contrario, una cattiva reputazione ambientale coincide con risultati economico-finanziari peggiori.

Inoltre, Deutsche Bank ha altresì evidenziato come un campione di 1.100 persone residenti tra gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, nel corso di un anno, abbia deciso di cambiare radicalmente le proprie abitudini di consumo “green”, riducendo in modo significativo la forbice tra intenzioni di acquisto sostenibili e acquisti reali.

Anche lo studio condotto da IBM “Consumers want it all”, citato dal quotidiano La Repubblica, mette in luce come la cultura della sostenibilità, oggigiorno, influenzi maggiormente i consumatori negli acquisti, facendo sì che ben il 44 % del campione esaminato sia portato a scegliere prodotti o marchi in base alla condivisione dei valori.

Inoltre, è risultato che circa il 62% dei consumatori sia disposto a cambiare marchio o abitudini di acquisto nella ricerca di prodotti o servizi green, dove la metà di questi sarebbe addirittura disposta a pagare fino al 70% in più per avere prodotti sostenibili.

Infine, come evidenziato dal “Cone Communications Millennial Employee Engagement Study” del 2016 citato da Esg News, il 64% dei lavoratori appartenenti alla generazione dei millennials (50% della forza lavoro negli Stati Uniti) prende seriamente in considerazione gli impegni sociali e ambientali di un’azienda prima di accettare una posizione lavorativa, evidenziando come le nuove generazioni siano decisamente più sensibili a pratiche di corporate social responsibility e all’impatto positivo generato dall’attività di un’impresa.

Oltre ai vantaggi sopra elencati riferibili alla singola azienda, notevoli sono anche i benefici per la collettività connessi alla diffusione di modelli di business responsabili e sostenibili nel mercato: primo su tutti la spinta ad una competizione positiva tra le aziende.

Quest’ultime, infatti, sapendo di essere valutate anche per il loro impegno nei confronti della collettività, saranno portate, nel tempo, ad incrementare l’impatto positivo della propria attività sull’ambiente, sulla comunità e sugli altri stakeholder.

Come si diventa B-Corp?

È necessario innanzitutto misurare l’impatto positivo della propria attività utilizzando il B Impact Assessment (c.d. BIA), uno strumento teso ad analizzare la governance, l’impatto sui clienti, sui lavoratori, sull’ambiente e sulla comunità, nonché i livelli di trasparenza dell’organizzazione.

In generale, le domande formulate in sede di autovalutazione — che tengono conto del settore e delle dimensioni dell’impresa — vengono suddivise in cinque aree di impatto: governance, lavoratori, comunità, ambiente e clienti.

Qualora l’azienda ottenga un punteggio di almeno 80 su 200 punti, il risultato può essere sottoposto a B-Lab al fine di avviare un percorso di review che può durare un paio di anni e nel corso del quale potranno essere richiesti all’azienda una serie di documenti funzionali a verificare la correttezza delle risposte fornite in sede di assessment; in caso di esito positivo, il percorso si concluderà con il rilascio della certificazione e con la sottoscrizione del B Corp Agreement.

Società Benefit

In Italia, la filosofia delle B-Corp trova una base normativa nella disciplina prevista per le Società Benefit (anche dette SB).

Si parla di Società Benefit per indicare una impresa collettiva che coniuga la regolamentazione societaria tradizionale con l’impegno a creare un impatto positivo in favore di persone, comunità, territori, ambiente, beni ed attività culturali e sociali, enti e associazioni ed altri portatori di interessi.

Nel 2022, le Società Benefit in Italia sono più di 2.000.

I vantaggi collegati a questa forma societaria sono analoghi a quelli evidenziati per le B-Corp. In ogni caso, per maggiore chiarezza, è opportuno precisare come Società Benefit e B-Corp siano due concetti giuridicamente differenti.

La B-Corp, infatti, a differenza della SB, è una società che ha ottenuto l’omonima certificazione rilasciata da B Lab, dando prova di soddisfare rigorosi standard di scopo, responsabilità e trasparenza e di saper raggiungere gli obiettivi di performance determinati dall’ente di certificazione e misurati attraverso lo standard internazionale B Impact Assessment.

Diversamente, una società, per essere Benefit, non necessita dell’ottenimento di tale certificazione, sebbene debba rispondere a dei requisiti di scopo e di monitoraggio definiti dalla legge (dei quali parleremo più avanti).

Inoltre, è opportuno evidenziare come nel nostro Paese le B-Corp certificate, qualora non lo siano, debbano comunque trasformarsi in Società Benefit per mantenere la certificazione.

Come si diventa SB?

Le società di nuova costituzione possono nascere sin da subito con la forma giuridica di Società Benefit. Le imprese già costituite, invece, possono diventarlo modificando il proprio statuto, inserendo nell’oggetto sociale una clausola in cui vengono individuate le finalità di “beneficio comune” perseguite dall’azienda (oltre ad alcune disposizioni richieste dalla normativa di riferimento, tra le quali rientrano quelle relative alla nomina del responsabile di impatto, sul quale ci soffermeremo).

Con l’espressione “beneficio comune”, in particolare, si fa riferimento all’impatto positivo dell’attività aziendale sulla collettività e sull’ambiente, misurato attraverso l’impiego di uno standard di terza parte indipendente (come il già citato B Impact Assessment).

Tra le finalità di beneficio comune si annoverano a titolo esemplificativo: la fornitura di beni o servizi in favore di fasce deboli della popolazione; la promozione della tutela ambientale, della salute e delle arti; l’aumento dei flussi finanziari in favore di soggetti che creano un beneficio comune (c.d. investimenti ad impatto).

La Società Benefit può introdurre, accanto alla propria denominazione sociale, la dicitura «Società benefit» o l’abbreviazione «SB».

Queste società, infine, sono tenute a nominare una persona del management che assuma il ruolo di responsabile dell’impatto, figura cui è affidata la responsabilità del perseguimento degli obiettivi specifici rientranti nelle finalità di beneficio comune.

Le Società Benefit, inoltre, sono tenute a riportare in modo trasparente e completo le proprie attività all’interno di una relazione annuale, comunemente chiamata “Report di Impatto”, che descrive le azioni intraprese ed i piani futuri.

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