Il turismo del D.C. (dopo COVID)

Il futuro non sarà più quello di una volta

Redazione | Catobi
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3 min readSep 15, 2021

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Lo scenario della pandemia a cui abbiamo assistito e che, purtroppo, continuiamo a vivere, attualmente ha introdotto e rappresentato uno spartiacque in quasi tutti i settori esistenti e, tra questi, in modo rilevante anche nel settore Travel. A proposito, come nella storia abbiamo avuto un periodo A.C. (acronimo di Avanti Cristo) e D.C (Dopo Cristo), occorrerà distinguere il Turismo A.C. (Avanti Covid) dai nuovi scenari del D.C. (Dopo Covid).

C’è voluta una pandemia per far riflettere sul rischio che comporta quando si è totalmente effetto diretto di accadimenti esterni! La vulnerabilità è condizione esistenziale del turismo e quando emerge una minaccia per la sicurezza e la salute dei viaggiatori, non c’è manovra di prezzo che possa persuadere a partire.

Ma la sfida è anche quella di integrare meglio il turismo nel sistema economico, qualificando le risorse umane, l’imprenditorialità innovativa, le dotazioni tecnologiche, i patrimoni relazionali, i contributi alla qualità urbana e alla sostenibilità.

Crescerà il bisogno di quel turismo che amiamo pensare trasformativo perché parte dalle comunità locali che hanno deciso di rendersi responsabili dell’attrattività del territorio in cui vivono.

Una cosa il virus ce l’ha insegnata: i confini non esistono. Inoltre, abbiamo imparato, in primis, che la natura é fondamentale per il nostro benessere, che la tecnologia ci può supportare enormemente nel nostro lavoro e che non possiamo prescindere dei rapporti umani. L’isolamento sociale al quale siamo stati costretti ha fatto emergere il valore della Coesione. Realtà territoriali disarticolate e degradate, comunità locali poco coese e conflittuali, non potranno più immaginarsi competitive ed attraenti nel prossimo futuro. Il vero vaccino si chiamerà, dunque, Capitale sociale.

Faranno la differenza le comunità che intendono preservare la ricchezza culturale, l’identità e le tradizioni locali, quel Patrimonio immateriale che i turisti desiderano conoscere. Perché non è certo che i turisti ritorneranno nelle stesse mete frequentate prima della pandemia, in quanto la convivenza con il virus ha amplificato la sensibilità di fare turismo in modo diverso.

Risulterà vincente proporre complementarità tra i comparti della filiera turistico-ambientale ai quali integrare la qualità del settore agro-alimentare e dell’artigianato tradizionale ed artistico.

Assumeranno un significato più intenso e consapevole alcune parole che sino ad oggi (ma è già ieri) venivano spesso utilizzate senza rifletterne il valore. Parola-chiave: Relazione. Si alzerà l’asticella della qualità dei servizi di ospitalità, aumenteranno le aspettative di chi potrà tornare in vacanza, il rapporto umano sarà più e meglio richiesto. I prodotti locali e i progetti territoriali dovranno dimostrare di essere espressione del Genius loci, con un’anima a forte matrice identitaria.

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Pertanto oggi chi gestisce strutture ricettive non vende più camere ma quello che c’è intorno. Occorre intervenire sulla ricchezza variegata di tante esperienze da vivere in quel territorio affinché sia più competitivo rispetto ad altri. Occorrono nuove metodologie ma soprattutto nuove competenze.

Proprio la creazione e formazione di nuove figure professionali, come il “Coordinatore Turistico Territoriale”, rappresenta uno degli asset di TurismiAmo, un progetto imprenditoriale che nasce per coniugare l’attività articolata di Destination Management con la produzione agro-alimentare e l’applicazione di diverse tecnologie fra cui la Realtà aumentata.

Il settore agro-alimentare rappresenta una porta d’ingresso per conoscere le comunità locali attraverso la narrazione che contraddistingue i nostri produttori, valorizzando le tipicità del nostro Paese. Obiettivo è migliorare la qualità della vita delle comunità locali, ricongiungendo l’ortofrutta al territorio da cui essa proviene e rafforzandone l’attrazione anche come risorsa turistica. Di qui la necessità, da parte di TurismiAmo di formare esperti dell’organizzazione dell’Ospitalità e di sviluppare un ecosistema di competenze e di partnership che sono richieste per generare il cambiamento del settore turistico in forma sostenibile.

Perché il futuro non sarà più quello di una volta.

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