Innovare è solo inventare o anche cambiare?

Catia Tagliaferri
Catobi
Published in
6 min readNov 17, 2022

Sport, disabilità e lavoro

Oggi si parla tanto di Sport, nei più svariati aspetti, salute, moda, benessere, marketing, educazione degli adolescenti ed è una attività considerata come una svolta benefica, salutistica, ma anche materia di educazione alla cura del corpo, alla disciplina e integrazione. Se siamo su un prato con un pallone è difficile che degli sconosciuti restino tali senza improvvisare una partita a pallavolo o calcio.

Voglio diventare l’atleta più forte del mondo…

Gianmarco Tamberi e Marcell Jacobs Vincitori nelle loro categorie della medaglia d’oro Olimpiadi di Tokyo 2020
Gianmarco Tamberi e Marcell Jacobs Medaglie d’oro Olimpiadi di Tokyo 2020

Il fattore fondamentale della performance di un’atleta di livello è l’allenamento che prevede costanza, sacrificio e spesso delle rinunce. Una vita dedicata ad inseguire un sogno che per alcuni diventerà una realtà per molti altri resta una bella esperienza di vita.

Come si coniugano gli aspetti fondamentali della vita di uno sportivo, la maggior parte delle persone si alza al mattino, va al lavoro e in questo modo sostenta sé stesso soddisfa i suoi bisogni, divertimento svago.

E l’atleta cosa fa di lavoro? Sembra una domanda scontata ma fino all’anno scorso per niente ovvia, sicuramente in molti avremmo detto che gli atleti di livello fanno parte di gruppi sportivi militari e corpi dello Stato e tutto segue un iter ben regolamentato. Non è affatto così. Molti atleti sono al servizio della nazione, veri e propri lavoratori che possono dedicarsi alle attività necessarie a conquistare una medaglia. Ma non tutti, dagli ultimi dati forniti dal Coni sono stati 384 gli atleti italiani partecipanti alle Olimpiadi di Tokyo 2020, ma soltanto un terzo nello specifico 189 persone fanno parte dei gruppi sportivi del ministero della difesa o gruppi paritari come la polizia penitenziaria. Questa tradizione di sportivi che indossano una divisa è una prerogativa italiana e ha un’origine lontana, il primo comparto delle forze armate ad iniziare questa tradizione è stato l’esercito nell’Ottocento con tre atleti e con il passare del tempo si sono unite altre forze.

E i restanti campioni come possono concorrere e lavorare?

Di fatto non è possibile unire le due cose perché le esercitazioni devono essere giornaliere e fatte di molte ore di attività non solo nella loro disciplina ma anche molto tempo speso in palestra per rafforzare il sistema muscolare.

Descritta così siamo autorizzati a pensare che solo i rampolli di famiglia benestanti possano coronare il sogno di una carriera sportiva, in parte lo è stato in passato.

Gabby Douglas ex ginnasta US
Gabby Douglas ex ginnasta US

In effetti non sono pochi gli atleti finiti sul lastrico con le loro famiglie soprattutto negli States per avere creduto in questo sogno di tutto rispetto ma che implica dei rischi, in fondo solo tre persone saliranno sul podio della specialità per ogni evento internazionale. In questo caso si contemplano dei compensi economici anche corposi ma occorre prima arrivare a questa eccellenza e investire sulla persona che ha talento. Esempi famosi sono il campione di nuoto Ryan Lochte con la sua schiera di successi eppure, i genitori per portarlo a quei livelli hanno pagato uno scotto enorme in termini di impegno economico, eventi analoghi per la ginnasta Gabby Douglas che per pagare allenatori, attrezzatura, trasferimenti la famiglia ha dovuto esporsi in misura superiore alle proprie capacità economiche.

In Italia la conferma di questi fatti la ritroviamo nei racconti di Giusy Versace una discendente del famoso stilista, che ritrovatasi senza gli arti inferiori in seguito ad un incidente si è avvicinata allo sport professionistico per -entrare in una nuova vita- da disabile. GV da sempre sostiene la causa della disabilità nello sport proprio perché ha avuto modo di toccare con mano i costi di protesi innovative, terapie d’avanguardia che le hanno permesso di coltivare questo sogno di rinascita che però fino a qualche anno fa non era accessibile a molti.

E quindi come si sviluppa l’iter per gli atleti disabili?

Oggi possiamo dire che si è raggiunta un’uguaglianza. Ma soltanto fino ad un anno fa, prima della riforma dello sport fase conclusiva di una vera e propria rivoluzione culturale i disabili non avevano alcuna tutela dal compenso mensile ai contributi, ma anche assistenza sanitaria. Se pensiamo che i giochi paralimpici esistono dal 1948 sembra un’eternità, in realtà è proprio questo il tempo che si è reso necessario per considerare gli atleti con disabilità dei veri e propri lavoratori dello sport come gli altri.

Sì, perché oggi grazie ai 5 decreti facenti parte dell’attuazione della legge 8 agosto 2019, recante riordino e riforma delle disposizioni in materia di enti sportivi professionistici e dilettantistici, nonché di lavoro sportivo, gli atleti disabili possono allenarsi aggregandosi ai gruppi sportivi dello stato.

C’è stato un incessante lavoro dietro questo tema.Una grande disuguaglianza a pensarci bene, ma i tempi evidentemente non erano ancora maturi, ma grazie alla motivazione e al lavoro di persone come Luca Pancalli Presidente del Cip, ma prima di tutto un’atleta olimpionico, divenuto poi un atleta paralimpico e la collaborazione con dirigenti della Polizia di Stato e Fiamme Oro, ci hanno indicato la strada per una svolta culturale perché come sempre non sono sufficienti pochi visionari ma diventa utile una comunità che procede verso il cambiamento.

Oltre a loro abbiamo visto la carica più alta dello Stato spendersi molto in questi anni il Presidente Mattarella, ha operato con grande verità ed empatia, sottolineando ogni successo sportivo del nostro territorio senza distinzioni di categoria e di genere.

Citando proprio lui e un suo discorso fatto nella Giornata Internazionale per i diritti delle persone con disabilità nel 2017.

“Il livello di civiltà di un popolo si misura anche dalla capacità di assicurare alle persone con disabilità inclusione, pari opportunità, diritti e partecipazione”

Lo ha dimostrato con i fatti donando l’uso della sua tenuta estiva ai disabili ha premiato e ringraziato ogni eccellenza sportiva senza distinzione.

Insomma, un mattone dopo l’altro siamo arrivati al cambiamento che viene esplicato nella Riforma dello sport.

Ebbene quest’ultima sembra proprio l’attuazione delle parole pronunciate dal Capo dello Stato, perché il livellamento delle differenze si arricchisce con la possibilità data agli sportivi disabili di restare se lo vorranno al servizio del ministero della difesa alla fine della carriera sportiva con apposito ruolo e formazione, si è creato quindi uno spazio e una struttura nuova che prevede l’inserimento professionale nel tempo.

Che cos’è la riforma dello sport nel complesso?

È fatta di decreti come già accennato che vanno a regolamentare lo sport e le sue discipline possiamo dire un insieme di nuove rules che ci invita alla convivenza integrata.

Pur restando in una descrizione sommaria le modifiche comprendono

1) abolizione del vincolo sportivo per giovani che li legava alle società con contratti pluriennali, tempo per regolarizzare i rapporti in essere fino al dicembre 2022.

2) Per compensare la perdita del vincolo sportivo, alle società che hanno preparato l’atleta verranno riconosciuti premi di formazione.

3) Sono tutelate le pari opportunità sia per la disabilità che lo sport femminile per entrambe a tutti i livelli.

4) Vengono riconosciute specifiche tutele ai minori e cittadini disabili della pratica sportiva e si incentiva il volontariato sportivo.

5) Viene istituito un fondo per il professionismo negli sport femminili e figure professionali come il chinesiologo e il manager sportivo.

Si riconosce in questo modo allo sport una collocazione chiara e definita.

Ma visto che tutta la popolazione di eccellenze non entra a far parte dei lavoratori sportivi dello Stato, i restanti trovano sponsor che investano nelle loro qualità. In fondo molti dei Web Influencer sono degli atleti che non solo hanno sostentato il loro sogno ma hanno veicolato dei messaggi chiari aiutandoci a condividere il piacere di fare sport, la sua utilità e il godere di un risultato di squadra perché dietro ogni atleta che compete anche singolarmente ci sono decine di persone a crederci.

Un modello che possiamo riparametrare a tutti i gruppi di lavoro funzionali!

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Catia Tagliaferri
Catobi
Writer for

Sales & Marketing..and great team of People. One of my passions is writing.