La Sedentarietà Killer si può risolvere facilmente

Molte malattie croniche possono essere evitate se si comprendono le cause scatenanti.

Mira Stijak
Catobi
5 min readDec 9, 2021

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Il futuro arriva dalle spalle dicevano gli antichi Greci. Interessante è osservare attraverso una lente etnologica e antropologica lo sviluppo sociale dell’uomo per capire come siamo arrivati allo stile di vita ed allo stile di lavoro odierno inclusa la sedentarietà, ormai demonizzata ed accusata come uno dei silenziosi killer per la salute per poter, poi, proporre le soluzioni efficaci e funzionali.

L’umanità è sempre stata seduta per svolgere determinate mansioni nella quotidianità. Nel suo libro “Ethimology du bureau” Pascal Dibie, l’etnologo francese racconta la storia dell’umanità seduta negli uffici a partire dai “bureau di Versailles” fino ai coworking ed all’home-working dei giorni nostri. “Se parliamo di ufficio nell’accezione di luogo nel quale si scrive possiamo addirittura risalire fino agli scribi egizi ed agli scrittori dei monaci, e scommetto che non sarà così facile liberarsi dell’ufficio.” racconta Dibie. L’ufficio o il bureau nell’accezione più ampia del termine rappresenta: una stanza, l’insieme dei mobile e l’intera organizzazione professionale e sociale. La parola bureau risale al Medioevo quando i tavoli erano ricoperti di un panno ruvido (bure) che proteggeva il legno dalle macchie d’inchiostro e dagli urti. Gli stessi tavoli che servivano per scrivere, cucinare, mangiare o cambiare un neonato.

In seguito, grazie allo sviluppo della scrittura, lo stesso termine, implicava una trasformazione ergonomica dello spazio di lavoro che non esisteva in quanto tale. Le scrivanie di lavoro come le conosciamo oggi compaiono dall’inizio del 1700. In quel periodo comincia a svilupparsi la “vita da ufficio”. Gli amministratori o ministri lavoravano nei loro “gabinetti”, non si era ancora diffuso il nome bureau o ufficio. La parola diventa di comune uso a partire dell’Ottocento, connessa al concetto della “burocrazia”, il nuovo strumento di dominio, legato alla Rivoluzione Francese. “Dopo la scomparsa del Re, al quale si obbediva in quanto aveva un potere divino, bisognava inventare un nuovo sistema per garantire fedeltà assoluta ad un’entità non fisica chiamata Stato.” Si assistette così, ad un radicale cambiamento dello stile di vita.

Il “popolo degli impiegati” si riversa nelle città cambiando le abitudini e gli orari, i caffè e i locali si reinventano per la pausa pranzo. Compaiono burocrati dello Stato, notai, agenti di cambio e tutte le nuove professioni di servizi che accompagnano l’ascesa della borghesia. “Sono le premesse del settore terziario che sbocceranno nel Ventesimo secolo” racconta Dibie. Molti scrittori, da Kafka, Balzac, Orwell, Da Poe a Gogol descrivono gli uffici come luoghi cupi, opprimenti e patologici. Secondo il professor Dibie gli spazi aperti degli uffici, con i superiori gerarchici che possono guardare e controllare, va messo in relazione con il Panopticon, il carcere ideale progettato nel 1791 dal Jeremy Bentham, che permette ad un’unica persona di sorvegliare tutti i detenuti senza che loro sappiano se siano controllati o no. Nel 1860 il ministero delle Finanze Francese viene ricostruito esattamente così. Si costruisce un immenso spazio aperto dominato da un mezzanino dove i capi ufficio sorvegliavano gli impiegati. Nel 1871, dopo un incendio, i governanti dello stato fanno la pressione di ricostruire e trovare ambienti più piccoli, chiusi, caldi e intimi. Da allora, come racconta professor Dibie, si oscilla tra spazi più o meno aperti o completamente chiusi, ma sempre all’interno un’umanità seduta.

Solo recentemente, a causa di molti sintomi legati alla cattiva sedentarietà, si cerca di lavorare in piedi, da sdraiati o in movimento. “L’homo sedens” ha un addestramento fisico precoce, cominciando sin da bambini stando seduti per ore piegati sui banchi e sui libri fino all’età adulta. “Essere seduti è cominciare ad essere cittadini. Niente più della sedia, o ancora più della poltrona spiega il senso della superiorità dell’Occidente rispetto le altre culture”, spiega l’etnologo.

La sedia e la poltrona, oggetti simbolo della civiltà e dello sviluppo, diventano la condanna per le nostre schiene e per la salute della colonna vertebrale. Questo, però, non perché siamo seduti ma perché nella corsa di modernizzazione abbiamo dimenticato o semplicemente rifiutato quel ‘nobile, classico, antico, aristocratico’ e corretto modo di sedersi.

Con la pandemia ed i vari lockdown, infatti, si rivalutano gli uffici per avere un luogo di fuga dalle incombenze familiari. Secondo la definizione dell’etnologo l’ufficio è “il luogo dove si va”, ma rimane difficile capire cosa diventerà in futuro. Sempre secondo Dibie, l’ibridazione è iniziata già prima del Covid ed è il frutto dalla necessità della generazione dei Millennials di conciliare il lavoro con la mobilità, la connessione e la ricarica. L’autore, inoltre, rimane convinto che sia necessario separare la vita professionale da quella privata almeno per alcuni giorni a settimana. “L’ufficio rimane un microcosmo, il luogo dove facciamo la società. Non essere in grado di stare in questo universo che ti permette di fuggire da te stesso soleva serie questioni psicologiche. Isolamento nello smart-working comporta i rischi della tutela dei lavoratori e la perdita di garanzie e protezione come era già successo nel trasferimento dalle fabbriche agli uffici. Assistiamo ad una nuova tappa dell’individualizzazione” spiega lo studioso.

Dopo due secoli, l’epopea dell’ “homo sedens” forse potrebbe concludersi?

Il professor Dibie ha qualche dubbio a proposito e sostiene che “per una o due generazioni resteremo all’interno di questo sistema con vari aggiustamenti, poi avremo l’ufficio sottopelle”.

A prescindere se lavoreremo in ufficio o da casa dovremo sempre stare seduti e proporre le soluzioni per risolvere i danni della cattiva sedentarietà sulla salute delle persone. Bisogna ricordarci che nonostante noi vivessimo nell’era della Digital Age le regole biologiche e biodinamiche del corpo non sono cambiate. Una serie di sintomi legati alla salute potrebbe essere evitata solo se introducessimo una seria prevenzione.

A partire dalla giovane età, introducendo il principio dell’appropriata igiene posturale, si possono prevenire e risolvere la maggior parte dei disturbi legati allo stile di vita sedentario come:

- Mal di schiena, mal di collo e vari disturbi muscolo scheletrici;

- Disturbi dell’apparato digerente;

- Malattie cardiovascolari, Diabete e disturbi metabolici;

  • Stanchezza cronica, cattivo umore, depressione.

Dobbiamo prevenire prima e curare poi, in modo integrato, questi disturbi garantendo alle persone di utilizzare gli strumenti appropriati. La miglior cura rimane, dunque, la prevenzione appropriata ed è proprio qui che bisogna intervenire ed investire.

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Non rispettando la naturale architettura fisica si creano enormi danni alla salute. Il nostro corpo è in grado di ammortizzare lo stress acuto ma fatica ad ammortizzare lo stress cronico legato alle posture inadeguate e curve. Riparare il danno creato dallo stile di vita sedentaria è possibile a patto di ritornare a posizionarci e muoverci rispettando il progetto originario e la naturale struttura corporea.

Se costruiamo il corpo che rispetta la propria architettura fisica le capacità riparatorie e rigenerative di tutto il sistema saranno agevolate. Lavorando sul ripristino della naturale postura, introducendo il principio dell’igiene posturale nella vita lavorativa e quotidiana, è possibile ed è l’unica strada sensata e logica, ma anche la più economica per l’individuo e la società.

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