Mal di schiena: “Alleggeriamo il carico”

I disturbi muscolo scheletrici si mangiano una buona fetta della produttività italiana

Mira Stijak
Catobi
6 min readNov 10, 2021

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Se soffri di mal di schiena o dolori muscolari dovresti leggere attentamente questo articolo!

Il triennio 2020/22 dell’Agenzia Europea della Salute viene dedicato ai disturbi muscolo scheletrici tra quali il mal di schiena. “Alleggeriamo il carico” è la campagna informativa promossa dalla Comunità Europea e mira a sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni sui disturbi dell’apparato muscoloscheletrico (DMS) in quanto continuano a costituire il principale problema sanitario lavoro-correlato. Circa il 60% di tutti i lavoratori con un problema di salute lavoro-correlato identificano i DMS come il loro problema più grave. Se in Italia nel 2008 i disturbi muscolo scheletrici rappresentavano meno del 40% del totale delle malattie professionali denunciate, tale quota è salita quasi al 70% nel 2019.

Le tecnopatie del sistema osteomuscolare e del tessuto connettivo rappresentano i 2/3 del totale delle malattie professionali. Semplificando il linguaggio tecnico ciò si traduce in un discorso che mostra come i 2/3 delle malattie professionali che fanno soffrire, riducendo le capacità lavorativa e la qualità della vita, causando l’invalidità civile, sono le malattie della colonna vertebrale, delle articolazioni, dei muscoli e delle ossa. Va sottolineato, inoltre, che tra queste patologie il mal di schiena tiene il primato assoluto in quanto il 50% delle patologie professionali derivano proprio dalla colonna vertebrale. Ci tengo a specificare che parlare di mal di schiena o DMS include disturbi e sintomi come: dolori e tensioni alle spalle, mal di collo, sindrome del tunnel carpale, cattiva digestione, sindrome premestruale, problemi circolatori, malattie cardio vascolari, diabete, mancanza di concentrazione, cattivo umore, stanchezza cronica e non di rado la depressione. Il dolore logora la persona, le sue energie e le sue risorse. Logora in termini fisici, psicologici, emotivi ed economici l’individuo stesso ma anche l’intera società.

La campagna “Alleggeriamo il carico” a livello nazionale viene coordinata dalla direzione centrale per la prevenzione dell’INAIL. Allo scopo divulgativo vengono pubblicati quattro opuscoli che fanno il punto su comportamenti errati proponendo strumenti di prevenzione. Questi opuscoli sono indirizzati a tutti: ai lavoratori, ai loro rappresentanti, ai datori di lavoro ed ai responsabili delle politiche di salute e sicurezza negli ambienti lavorativi.

Ho letto molto su quanto pubblicato sia dell’Agenzia Europea che quello dell’INAIL per farmi un’idea sull’effettiva utilità della campagna. Sarò onesta con voi: non credo proprio che le soluzioni proposte possano produrre grandi risultati! Per carità, è fondamentale che se ne parli e che ci sia la maggiore consapevolezza sul problema dei DMS ma siamo lontani dalle soluzioni in quanto non è compresa a fondo la causa dell’insorgenza di questi sintomi. Soluzioni innovative non ce ne sono. Si sta cercando di risolvere il problema facendo sempre le stesse cose ed aspettandosi i risultati diversi.

È evidente che la causa primaria dei sintomi e delle patologie che riguardano l’apparato muscolo scheletrico e la colonna vertebrale siano la cattiva postura o movimenti sbagliati effettuati in modo ripetitivo. Le posture inappropriate rappresentano il maggior rischio per la salute e per l’insorgenza delle malattie professionali.

“The best posture is the next posture”, lo slogan che si usa sempre più frequente e che troverete nella pubblicazione dell’Agenzia Europea non è assolutamente vero. Non ci sono adeguate conoscenze sulla postura e sul potere della prevenzione. Se la persona ha dei problemi di cattiva postura da seduto li avrà anche nella postura in piedi, chinandosi, o camminando. Dire semplicemente di alternare le posizioni non basta. Noi esseri umani siamo progettati per muoverci è vero! Ma è altrettanto vero che l’umanità ha lavorato da seduta o in piedi da quando c’è il mondo, conservando la corretta forma della schiena per millenni. I problemi posturali ed i sintomi DMS sono in netto aumento a partire dagli anni Cinquanta dell’900. Nella società industrializzata negli ultimi cento anni abbiamo artefatto le posture naturali a causa di un insieme di fattori. Il mito del nostro tempo è che ciascuno può fabbricare il proprio corpo, costruire il proprio fisico come vuole. Ma non è così! Siamo schiavi di vari fattori che ci influenzano contribuendo a modificare la nostra postura naturale, deformando il nostro corpo:

● Immagini pubblicitarie con modelle/i che assumono posizioni curve innaturali;

● Le sedie normalmente usate negli uffici che non sono ergonomiche;

● La forma sbagliata dei sedili dei mezzi di trasporto;

● L’errata struttura a uovo dei porta-enfant che abituano i bambini fin da neonati a memorizzare un’errata postura del corpo da seduti a “C”;

● Bombardamenti mediatici degli influencer che tengono i bimbi piccolissimi nelle posture assolutamente dannose per acquisizione del modello posturale corretto del bebé;

● Proliferazione di offerte e pratiche di fitness e Wellness, yoga o pilates online/live con istruttori improvvisati e con le scarse conoscenze della biomeccanica del corpo umano;

● Sbagliati consigli degli esperti nella cura e nella prevenzione;

● Inappropriato modo di curare il mal di schiena.

La più prestigiosa rivista nel campo medico scientifico “Lancet” dedica due pubblicazioni (una nel 2018 e una nel 2020) alle cure inappropriate del mal di schiena. Gli esperti che hanno fatto una sistematica revisione degli approcci terapeutici riportano che si tende a finanziare le cure costose e dannose facendo appello generale ad incrementare gli approcci educativi e le sperimentazioni delle cure nuove.

In un’interessante ricerca condotta da parte di un numeroso gruppo di studiosi di antropologia sociale — a partire da D. A. Raichlen e H. Pontzer che coinvolge diverse università dagli Usa, Germania e Tanzania — proprio partendo da problema dell’umanità civilizzata legato all’inattività ed alle cattive posture hanno esaminato per un periodo e con strumenti molto precisi l’attività motoria della popolazione Hazda dei cacciatori in Tanzania. Quanto tempo nella giornata erano attivi e quanto ne passavano nelle posizioni inattive? È con enorme sorpresa si è visto che i moderni cacciatori in Tanzania, tanto lontani dalle scrivanie, dalla digitalizzazione, dal net economy, dalle start up, dagli uffici o dalle fabbriche passano in media 9,82 ore al giorno inattivi; qualcosa in più nel confronto della popolazione americana o europea: 9,8 ore nella media. Riporto qui la frase direttamente presa dalla ricerca: “Although nonambulatory time is high, this behavior occurs in a wide variety of postures that differ from postures used during inactivity in industrialized populations”. Le popolazioni Hazda nonostante “l’inattività” ma con le posture naturali (diverse da nostre) non soffrono di problemi legati alla schiena ed alle articolazioni né tantomeno rischiano malattie cardiovascolari o diabete. Esistono anche le ricerche effettuate già negli anni sessanta da parte di radiologi Fahrni, W.Harry, Trueman e Gordon che dimostrano che la colonna lombare con meno lordosi (e con l’angolo conservato solo tra L5-S1) causa meno sintomi dolorosi. Noelle Perez, fondatrice dell’ISA (Istituto Superiore d’Aplomb) di Parigi, evidenziava negli anni ’50 come la colonna vertebrale delle popolazioni occidentali fosse diversa (sbagliata) rispetto alla colonna vertebrale delle nostre generazioni passate o delle popolazioni meno industrializzate di Asia e Africa. E. Gokhale negli Usa, in Silicon Valley si è guadagnata il titolo della guru del mal di schiena applicando il metodo che fa “ritornare” alle origini posturali liberandosi definitivamente dai sintomi dimostrandolo anche nel ranking health outcome come una delle cure di maggiore successo.

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Ma noi in Europa e in Italia come ce ne usciamo? Visto che dobbiamo lavorare per vivere, per esprimere la nostra creatività, per essere socialmente utili, per realizzarci ed a prescindere se staremo seduti, in piedi o sdraiati dobbiamo rivedere i parametri che definiscono la postura corretta e re-imparare la postura originaria, corretta e naturale sul principio dell’igiene posturale. È urgente rivedere le conoscenze sull’ergonomia e sui trattamenti preventivi o curativi che riguardano il mal di schiena. È questo sarà possibile solo se si mostra l’apertura nella collaborazione e sperimentazione da parte dei professionisti del settore, delle persone stesse e delle istituzioni altrimenti avremo una società sempre più precocemente invalida ed anestetizzata dagli antidolorifici.

Bibliografia:

The Lancet: “Low back pain affects 540 million people worldwide, but too many patients receive the wrong care Worldwide, overuse of inappropriate tests and treatments such as imaging, opioids and surgery means patients are not receiving the right care, and resources are wasted”: disponibile via www.thelancet.com/series/low-back-pain

1957 Fullenove, T.M. and Williams, A.G.: “Comparative Roentgen Findings in Symptomatic and Asymptomatic Back”.

1965 Fahrni, W.Harry and Trueman, Gordon: “Comparative Radiological Study of the Spines of the Primitive Population with North Americans and Northern Europeans.”

Sitting, squatting, and the evolutionary biology of human inactivity

David A. Raichlen, Herman Pontzer, Theodore W. Zderic, Jacob A. Harris, Audax Z. P. Mabulla, Marc T. Hamilton, and Brian M. Wood. See all authors and affiliations. PNAS March 31, 2020 117 (13) 7115–7121; first published March 9, 2020; https://doi.org/10.1073/pnas.1911868117 Edited by C. Owen Lovejoy, Kent State University, Kent, OH, and approved January 27, 2020 (received for review July 12, 2019)

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