Mitchell e l’esempio di sua figlia che per la prima volta riesce a stare dritta!

L’equilibrio tra vita privata e vita professionale

Monica Montini
Catobi
5 min readJan 22, 2021

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Mitchell: “Buongiorno”

Manager: “Oh sì buongiorno… comunque volevo dirle che anticiperanno l’udienza, si dia una mossa e la prepari.” Perché se ci chiamano lunedì… (suona il cellulare di Mitchell) … è proprio necessario che guardi il messaggio adesso?”

Mitchell: “Si tratterà solo di una foto… oh una foto di mia figlia che sta in piedi per la prima volta!”

Manager: (scocciato) “Certo è un grande giorno… Comunque avrei bisogno che lei venga domani, lo so che è domenica ma dovrebbe essere puntuale. cChiaro?”

Mitchell: “Sa, veramente ho dei piani per domani e non potrò venire. Avevo pianificato di stare con la mia famiglia e di non fare assolutamente niente, ecco. Ma ci vediamo lunedì.”

Manager: “Deve fare il baby sitter, è così?”

Mitchell: “Ho pensato che se mia figlia riesce a stare dritta posso farlo anch’io!”

Manager: “Stia a sentire… tutti siamo sotto pressione ma questo lavoro è così. O viene domani o non si disturbi più a venire.”

Mitchell: “D’accordo”. E restituisce al suo capo la tazza del caffè e il badge e se ne va!.

Ti è mai capitato di ritrovarti in una situazione simile? Mollare all’improvviso il lavoro perché sovrasta la tua vita privata?

È di nuovo la serie tv “Modern Family” a tenerci compagnia e a darci lo spunto per una riflessione.

Questa volta incontriamo Mitchell. Avvocato, ha da poco adottato una bambina insieme al suo compagno. Quest’ultimo si prende cura di lei durante il giorno e Mitch, a causa del lavoro, ha poco tempo a disposizione per la famiglia. Ed ecco che all’ennesima richiesta obbligatoria del capo lui dice NO! e sceglie la famiglia. Torna a casa con un grande senso di libertà ma dopo poco arriva l’attacco di panico: “Devo mantenere la famiglia e ora non ho un lavoro”. Si ritrova all’improvviso senza lavoro, con la responsabilità della famiglia. Sarà il suo compagno a rassicurarlo che andrà tutto bene, che lui è un avvocato competente e che troverà un’altra occasione più interessante ed in linea con le sue esigenze.

Anche a me è capitato di trovarmi in situazioni simili e di mollare il lavoro senza averne uno dietro la porta che mi aspettava.

Una volta ho accettato un lavoro a Praga; ero entusiasta di trasferirmi in una città così bella, il ruolo era di prestigio con un super stipendio, un appartamento pagato, tanti benefits e una prospettiva di crescita professionale elevata. Ero una persona molto ambiziosa all’epoca e mi sembrava un sogno che si trasformava in realtà, il raggiungimento del mio obiettivo. Peccato che la realtà si è rivelata diversa dal sogno: al mio arrivo ho scoperto che il ruolo era diverso da quello prospettato in fase di colloquio; non era più un ruolo decisionale ma di consulenza e questo non mi andava bene. Ho tenuto duro per qualche mese e poi ho mollato la presa. Il mio obiettivo era un altro e non volevo sradicare i miei sogni per qualcosa di diverso dalle mie aspettative. Ho mollato e sono tornata in Italia senza un lavoro ad aspettarmi.

Un’altra volta ho invece scelto di accettare un ruolo meno impegnativo rispetto a quello manageriale che svolgevo. Sono arrivata un giorno di fronte agli uffici dove lavoravo e ho sentito questa forte morsa allo stomaco e un grande senso di nausea; era il segnale che il mio corpo mi stava dicendo che qualcosa non andava, che non ero più felice e che il lavoro stava schiacciando la mia vita. E così ho fatto la scelta per il mio bene di fare downshifting. La mia vita ne ha giocato, i miei affetti, la mia salute fisica e mentale. Rimettersi in gioco professionalmente non significa perdere ma vincere di nuovo la tua vita!

Nel mio primo ruolo manageriale ero ossessionata dal dimostrare le mie capacità e le mie competenze; un grande nuovo progetto, un sacco di pressione, un team nuovo. Un gruppo di lavoro a cui ho fatto passare l’inferno. Lavoravano minimo 10 ore al giorno, lavoravano anche la sera e i weekend da casa. Ho rubato una parte della loro vita privata per la mia ambizione.

E ora dopo anni mi chiedo “Quanto vale questa dedizione al lavoro? Riavrò mai il tempo che non ho dedicato a me stessa e ai miei affetti?” E la risposta è no.

Il percorso fatto negli ultimi anni mi ha insegnato quanto sia importante riuscire ad avere un ottimo equilibrio vita professionale e vita privata. Quanto questo equilibrio non toglie attenzione ed energia al lavoro, anzi, ti dà una carica straordinaria per eccellere ancora di più ed ottenere risultati migliori perché tu per prim* sei una persona migliore!

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E ora ti chiedo “hai fatto anche tu, almeno una volta nella vita, la stessa scelta di Mitch? Come ti sei sentit*?

Ti lascio uno strumento che può aiutarti a valutare il tuo equilibrio vita professionale e privata e che ti è utile per decidere su quali aree della tua vita vuoi agire.

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La figura del Leader Positivo in azienda sa che la miglior guida è l’esempio. Sarà, quindi, la prima persona a lavorare per raggiungere questo equilibrio ed essere una guida per gli altri a prestare maggiore attenzione alla propria vita.

La professionalità, l’impegno e la produttività in azienda non sono antagoniste di una felice vita privata; anzi ne traggono energia da essa. Perché quando stiamo bene nella vita di tutti i giorni siamo più rilassati, dormiamo meglio e quindi siamo più lucidi, preparati e resilienti sul posto di lavoro.

Fai che la tua ambizione non sia solo professionale ma anche privata e ricerca il tuo equilibrio per stare bene ed essere un Leader migliore per te stess* e gli altri!

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Monica Montini
Catobi
Writer for

Da “BadManager” a “Chief Happiness Officer” il cambiamento che ha portato ad una rivoluzione culturale e professionale dedicata alla felicità delle persone.