Packaging e digitale. Le nuove frontiere

Un ponte tra fisico e digitale per favorire l’incontro tra produttore e consumatore

Simona Frignani
Catobi
3 min readOct 25, 2020

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In un anno dove le imprese e i mercati segnano negatività, spesso a due cifre, ci sono alcuni settori che brillano per vivacità sia di vendite, che di idee e rinnovamento interiore. Il packaging ci passa ogni giorno per le mani e, se tutti sappiamo che dovrebbe essere plastic free, riciclabile, eco-friendly e chi sa quante altre parole più o meno nuove, quante volte ci rendiamo conto che è un settore in piena evoluzione?

Sentiamo parlare di etichette parlanti e di logistica integrata. Sono due parti dello stesso settore: il packaging, l’involucro, quello che protegge, spiega, mostra e racconta il prodotto all'interno, quello che ci dice cosa stiamo comprando. Settore da un lato molto “ristretto” dal punto legislativo è, d’altro canto, molto libero nella ricerca di nuovi design.

Il balzo in avanti del mercato degli imballaggi è dato da un mix di fattori: l’aumento delle vendite on line, spinto all'ennesima potenza dal recente lockdown che ha toccato molti paesi nel mondo, ma anche la ricerca del nuovo, con imballaggi che permettano un dialogo costante tra azienda produttrice e consumatore finale. È qui che la componente digitale diventa “rivoluzionaria”. Non più solo il codice a barre che fa parlare distribuzione e merce, merce e magazzino, magazzino e produzione, ma si saltano i passaggi e, tramite il pacchetto, il produttore dialoga direttamente con l’utente finale.

Una premessa è dovuta: non bisogna confondere lo smart packaging con l’imballaggio intelligente. Il primo garantisce nuove e più agevoli condizioni di uso, trasformazione e consumo dei prodotti e, di conseguenza, più vantaggi per il consumatore. Alcuni esempi di imballaggi “smart” possono essere: contenitori capaci di sviluppare calore per scaldare il contenuto al momento del consumo, confezioni alimentari dotate di valvole per la fuoriuscita di vapore in alimenti cotti al vapore, valvole per espellere la CO2 da alimenti fermentati o per percepire gli aromi del prodotto. Tutti esempi di imballaggi che migliorano a livello funzionale l’esperienza dell’utilizzatore.

Invece il secondo fornisce unicamente informazioni più complete sul prodotto, fino a ricavarne la completa tracciatura. Sono sempre più numerosi gli imballaggi dotati di QR Code che estende l’esperienza del prodotto abbracciando i gusti dell’utente finale e, va da sé, trasmettendo dati preziosi al produttore. Immaginiamo un detersivo ed il suo uso: via via che tanti utenti usano questa “finestra sensoriale” i dati sono raccolti dal produttore e si avranno dei cambiamenti sul prodotto per avvicinarlo ai gusti del fruitore (aroma, densità, componenti chimiche, impatto ambientale) e così via in un dialogo continuo. Cambia radicalmente il concetto: la scatola da “silenzioso venditore” diventa “loquace consulente”.

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Ognuno di noi ha almeno un device e se c’è un filo che ci unisce, noi occidentali, è la costante connessione. Questo porta ad un cambiamento dell’esperienza di acquisto del consumatore odierno che si sta evolvendo in maniera radicale. Se in passato il consumatore procedeva linearmente (prima ricercava le informazioni, poi andava in punto vendita ad acquistare il prodotto e, infine, lo valutava), adesso il processo è mutato. Ora l’individuo si trova costantemente a contatto con le imprese tramite “touch point” sia di tipo fisico che di tipo virtuale, lungo tutta la propria esperienza di acquisto. In un contesto del genere, le imprese si trovano a dover elaborare una strategia integrata capace di accompagnare il consumatore nel proprio viaggio sensoriale, sia online che offline e senza soluzione di continuità.

Questa serie di novità fa sì che questo mercato sarà anche uno di quelli che nel prossimo avvenire offrirà molti posti di lavoro: da una parte per lo studio di nuovi imballaggi sempre meno costosi ed ecocompatibili, dall'altro per uno studio sempre maggiore di dialogo tra imballaggi e AI.

Dovendo guardare al momento sicuramente di forte stress anche a livello occupazionale, il settore degli imballaggi resta tra i più solidi in Italia e nel mondo.

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Simona Frignani
Catobi
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