Una Comunicazione efficace

Come migliorare il proprio standing prestando attenzione al linguaggio del corpo

Mira Stijak
Catobi
6 min readOct 18, 2021

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Alcuni hanno una naturale predisposizione alla comunicazione e facilmente esprimono pensieri, progetti o conoscenze ma parliamo di un numero di persone davvero limitato. La stragrande maggioranza di persone, invece, avverte pressione ed ansia quando deve parlare in pubblico, esporre proprie competenze e le proprie idee davanti ad una platea di persone. La paura di parlare in pubblico è una delle paure più diffuse e riguarda le persone di qualsiasi età.

Ciò che ne deriva è un’insicurezza che si traduce in paura che porta le persone ad autoconvincersi di non essere abbastanza bravi, soprattutto se questi meccanismi si ripetono più e più volte, con il risultato finale di scoraggiamento che si rifletteva sulle proprie ambizioni o sui propri progetti. Quando, poi, non si ottiene alcun riconoscimento o successo dall’esterno è difficile credere in sé stessi. Sorgono come naturali domande come “Perché gli altri dovrebbero credere in noi se noi stessi non ci crediamo?”. Ed ecco che si instaura un ciclo vizioso.

Gli psicologi B. Schlenker & M. Leary hanno condotto una ricerca sulla sicurezza in sé scoprendo che se le persone credono nelle proprie abilità gli altri tenderanno a crederci di più, considerando le stesse persone come maggiormente esperti e più competenti. Le nostre emozioni vengono fortemente governate dal nostro corpo. Tutte le volte quando avvertiamo la paura di apparire di fronte gli altri, il corpo manderà al cervello dei segnali di pericolo. Il cervello, di conseguenza, reagirà con una maggiore produzione degli ormoni dello stress instaurando il famoso effetto delle tre F(Freesing, Fighting, Flying). Un meccanismo antico quanto uomo, governato dalla parte atavica, rettiliana del cervello (definizione di P. D. McLean). La stessa parte del cervello governa la “prima impressione” ed il 95% delle nostre funzioni vitali anche se occupa solo il 5% della massa cerebrale. Il cervello rettile fa parte del cosiddetto cervello inconscio ed è collegato con i nostri istinti. In pochissimo tempo calcola se qualcuno o qualcosa gli piace o no, essendo fortemente sensibile alle immagini e tende a cercare, e di conseguenza di evitare, le situazioni di pericolo intorno a noi.

Quello che gli esperti di scienze sociali odierni studiano e professano (a partire da A. Cuddy, J. B. Peterson o E. Popper) è ciò che i filosofi dell’antica Grecia consideravano già ai loro tempi. Aristotele nella sua retorica offre i preziosi consigli all’oratore parlando dell’ethos, ovvero della credibilità, del carattere e del comportamento.

Nella comunicazione il linguaggio del corpo, la postura ed il come ci presentiamo conta circa 55%, il tono della voce del 38% e le parole dette solo il 7%. Perché prima delle parole che diremo, la nostra postura parlerà di noi ed in modo sottile farà percepire all’altro chi siamo e come ci sentiamo realmente.

Il nostro corpo parlerà a noi stessi e dall’interno ci farà sentire minacciati, in pericolo, oppure sicuri. Questo dialogo interno tra il corpo e la mente spesso viene ignorato o frainteso ed è fondamentale per quanto riguarda la nostra presenza (presence) nella comunicazione.

Possiamo incidere notevolmente su questo meccanismo reimpostando una postura solida, in apertura, basata sui criteri della postura originaria. Quella che si può osservare sulle statue greche, sugli imperatori romani, sui Bronzi di Riace e dei nostri antenati di qualche generazione fa per intenderci. La postura in apertura darà a noi la sensazione di essere forti, rilassati, capaci ma, allo stesso tempo, calmi, sicuri al punto tale da potersi permettere l’apertura, tranquilli.

“L’emozione è in parte un’espressione corporea e può essere amplificata o attenuata da quella stessa espressione” (J.B. Peterson)

Il corpo è sempre connesso alla mente e all’intelletto e anche se pensassimo il contrario in realtà è il corpo che guida la mente. Diventare consapevoli di questo meccanismo e saperlo gestire vuol dire diventare presenti dentro il proprio corpo, sempre, sapendo governare attraverso le posture che assumiamo le sensazioni e le emozioni.

Ma cosa è la presence e come può la postura giocare un ruolo così importante nella comunicazione?

La presenza è lo stato d’animo, la condizione della mente e del corpo, quando abbiamo autocontrollo, quando sappiamo chi siamo, capaci di attingere a tutte le nostre risorse interne e in modo calmo e spontaneo essere in grado di esprimerle. Esprimere chi siamo sentendoci sicuri di noi.

Sapete? Alcune emozioni come il timore, il senso di colpa, ed il risentimento non riguardano tanto l’esito di una situazione, che sia negoziazione, promozione, coinvolgimento in una relazione o l’essere assunti per un determinato lavoro. Queste emozioni riguardano soprattutto il come ci siamo sentiti durante l’evento e se siamo riusciti ad esprimere le nostre reali capacità o credenze.

Un esito negativo, invece, si può accettare a patto di essere riusciti ad essere, ed esprimere sé stessi nel migliore dei modi possibili.

Ma torniamo ai nostri guru e formatori, psicologi, studiosi di neuroscienze e coach che dedicano alla postura una grande importanza. Tutti loro ci dicono che la postura deve essere aperta. Ma come acquisire la postura aperta? Non basta dire o dirsi “stai dritto”! Siamo cresciuti sotto il diktat dello “stai dritto” con dei risultati disastrosi per quanto riguarda la postura.

Dunque, cosa fare?

Partiamo dal presupposto che la postura che assumiamo continuamente impatta notevolmente la risposta fisica del corpo di sentirsi sicuri o minacciati. Pensate un attimo alla postura di un animale quando si sente minacciato. Si rimpicciolisce, si chiude per proteggersi. E immaginate, ora, la posa di una persona depressa: spalle curve, il corpo abbandonato, mancanza di vitalità ed energia. Ecco da quanto la maggior parte delle persone non si dichiarerebbe mai di essere depressa, ci atteggiamo esattamente così la maggior parte del tempo. E l’aspetto della “presence” ne risente immancabilmente.

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Non esistono le bacchette magiche. La postura “nuova” si impara come una nuova lingua. Noi non siamo un computer. Non c’è il modo di cancellare il vecchio “modello posturale” ed installare il nuovo in un battibaleno.

Quello che si può acquisire molto velocemente è, invece, la consapevolezza posturale e la tecnica su come e cosa fare per migliorare la propria postura sempre, sul principio dell’igiene. Il portamento di apertura si acquisisce solo attraverso la consapevolezza di sé stessi e delle costanti correzioni della postura nella quotidianità. Traslato su tutto quello che facciamo, da quando siamo seduti, stiamo in piedi, ci chiniamo, camminiamo e persino quando dormiamo.

Più volte al giorno a regolari distanze del tempo (impostando un alert) controllate come siete seduti. Potete leggere COME farlo qui: https://rebrand.ly/20210909. Correggete la posizione da seduti reimpostando il bacino nella posizione corretta. Procedete con la correzione delle spalle attraverso la tecnica della rotazione delle spalle. Allungate il collo.

Quando siete in pedi, posizionate le gambe una leggermente di fronte all’altra, piegate un pochino la gamba anteriore. Il peso del corpo dovrebbe gravare sui talloni, le ginocchia morbide. Non vi ingessate… siate flessibili.

Alzate la testa… La testa alta significa fierezza, tenere fede ai propri valori e principi.

La comunicazione in video: seduti allineati, sguardo diretto, attenzione che mani siano visibili.

P.S. Se Aristotele nella sua retorica non parlava di postura per quanto riguarda la comunicazione sarà perché ai suoi tempi avere una postura regale e altera era del tutto normale.

Bibliografia:

Paul Donald McLean: Triune Brain

A. Cuddy, D. Curney: Power Posing: Brief Nonverbal Displays Affect Neuroendocrine Levels and Risk Tolerance DOI:10.1177/0956797610383437

https://instruct.uwo.ca/psychology/371g/Leary1999.pdf Making Sense of Self-Esteem Mark R. Leary1 Department of Psychology, Wake Forest University, Winston-Salem, North Carolina

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