Giudicare dalla copertina

Libri, serie tv, film, canzoni: amore a prima vista

Stefano Panini
celomanca
9 min readAug 3, 2022

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Di solito i proverbi invecchiano bene. Tutti tranne uno: mai giudicare un libro dalla copertina. Se è vero che viviamo nell’era dei contenuti, se è vero che ne produciamo sempre di più e se è vero che il cervello umano processa le informazioni visive 60.000 più velocemente rispetto a quelle testuali (MIS Research Center) allora ecco il lavoro del futuro: designer di copertine.

No, seriamente. La differenza tra comprare o meno un libro, tra guardare o meno un film, tra ascoltare o meno una canzone è e sarà sempre più una questione di secondi. Amore a prima vista.

Esattamente, quanti secondi?

13 millisecondi. I neuroscienziati del MIT hanno scoperto che il cervello può identificare le immagini viste in appena 13 millisecondi (se volete approfondire, clic qui). Il fatto interessante è come questo numero sia in decrescita costante: studi precedenti avevano infatti dimostrato che il cervello umano avesse bisogno di 100 millisecondi per identificare correttamente le immagini. Stiamo forse adattando il nostro cervello al content overload?

Lo studio offre prove che il “feedforward processing” — il flusso di informazioni in una sola direzione, dalla retina attraverso i centri di elaborazione visiva nel cervello — è sufficiente per consentire al cervello di identificare concetti senza dover eseguire ulteriori elaborazioni di feedback.

Ci bastano 13 millisecondi per essere condizionati dalla copertina di un libro. Siete entrati in Mondadori cercando l’ultimo premio Strega da leggere sotto l’ombrellone e siete usciti con 4 libri diversi. Tutta colpa delle copertine.

In una figurina:

È nato prima il feed Instagram o le copertine dei libri instagrammabili? Domanda retorica che fa da sfondo ad una riflessione la cui risposta può aiutare a capire il mondo in cui viviamo. Content is the King, Visual is the Queen e noi viviamo in una Repubblica fondata sulle immagini.

E così i libri si guardano, non si leggono. La musica si vede, non si ascolta.
I film ci scelgono, non vengono scelti.

Tutto il pacchetto:

I primi giorni di agosto mi provocano sempre una certa ansia perché sono i giorni dedicati alla scelta del libro da spiaggia. Una scelta che può tranquillamente rovinarmi le vacanze, o farmele svoltare.

Consapevole di questo rischio ho investito un’ora di tempo a girare per la Feltrinelli di Milano Centrale accorgendomi di essere all’interno di un feed Instagram. Tutto fighissimo, libri colorati, titoli accattivanti. Tutto voleva attirare la mia attenzione. E ci riusciva.

Siamo forse assistendo all’ibridazione massima tra il mondo fisico e quello digitale? E non sto parlando del fenomeno #BookTok (milioni e milioni di video di consigli da parte di book-Influencer) ma dell’instagrammabilità delle copertine.

#BookTok Mondadori

Una copertina come tante (non proprio)

Mondadori ha da poco lanciato sul suo sito la sezione BookTok: i titoli più chiacchierati del momento. Al primo posto c’è “Una Vita Come Tante”, best seller di più di 1000 pagine. Una storia (a quanto dicono) che ti entra dentro e non esce più, il tutto condito da un ingrediente magico: la copertina del libro.

UGC: User Generated Copertine

Centinaia e centinaia di condivisioni social hanno reso il best-seller di Hanya Yanagihara ancora più best e ancora più seller. Il design dei libri nell’era digitale ha un font più massiccio e immagini che sembrano poster da appendere in camera. Ecco come è cambiato “1984” negli anni, ad esempio.

Kindle & eBook sembravano in procinto di sostituire le loro controparti fisiche, ma non ce l’hanno mai fatta. Anzi, il digitale ha aiutato le librerie fisiche. Una tattica (vincente) per aumentare le vendite di libri fisici è stata infatti quella di accogliere la sharability delle copertine considerando i libri come oggetti da collezione o come poster in grado di definirci finendo nel nostro feed.

E non è solo estetica per narcisisti: se la vendita di libri fisici passa da piattaforme come Amazon allora il design ha dovuto adattarsi a schermi più piccoli e soprattutto ad una competizione sempre più alta nell’attirare l’attenzione di noi pesciolini rossi a caccia del libro perfetto.

Ecco cosa ho capito in 1 ora di Feltrinelli per creare la cover perfetta:

1. CONTRASTO

Dei colori, tra il testo e le immagini. Lavorare sul contrasto degli elementi renderà tutto più leggibile e comprensibile anche ad un’occhiata distratta.

2. CARATTERE

Una cover “di carattere” è una cover il cui titolo si legge FORTE e CHIARO. Non abbiate paura di osare con il font.

3. IMMAGINE (q.b)

Non è obbligatoria (se avete lavorato bene sul punto 2) ma aiuta. L’importante è che sia riconoscibile, semplice e non confusionaria. Lo dico? Minimal. L’ho detto.

Un po’ di cover di libribbelli

Anche per questo oggi ci troviamo in casa dei libri che sono più belli dei quadri che abbiamo appeso in sala, ma soprattutto librerie capaci di attirarci e confonderci allo stesso tempo.

L’editoria del futuro

Mi lancio in una previsione: sceglieremo sempre più i libri dalla copertina. Così ci troveremo ad avere sul comodino sempre più libri iniziati e mai finiti. La sublimazione di tutto questo saranno le cover che si adattano, grazie all’algoritmo di Amazon & Co., all’utente. Proprio come succede su Netflix.

Netflix cover

Divano, tisanina, COPERTINA e Serie TV

Secondo studi interni a Netflix le persone spendono in media 1.8 secondi per giudicare un titolo.

Un’occhiata fulminea, quasi impercettibile. Tanto ci basta per capire se quello sarà il film che ci darà la buonanotte questa sera. In totale Netflix ha stimato in 90 secondi il tempo massimo per catalizzare l’attenzione dei suoi utenti prima di perderli in altre attività come cucinare, leggere un libro o (peggio) passare ad un altro servizio di streaming.

Che la scelta della Serie sia essa stessa la Serie è assodato. Il fatto che questo sia dovuto anche ad una minuziosa scelta delle miniature è una tesi buona e giusta. Netflix è ossessionata dalla miniatura perfetta e la adatta rispetto ad ogni utente. Aprendo il Netflix di vostra madre o di un vostro collega avrete copertine diverse, scommettiamo? Questo video di VOX spiega tutto alla perfezione.

Un’ossessione maniacale che funziona soprattutto grazie ad algoritmi che continuano a macinare informazioni sui nostri gusti. In questa presentazione Netflix ha spiegato come riesce ad ottimizzare e automatizzare il processo.

Il risultato? Siamo così attratti dalle copertine che non riusciamo a scegliere. Netflix è così brava da sabotarsi da sola? Può darsi. Ecco perché il 28 aprile del 2021 ha lanciato ufficialmente in tutto il mondo la funzione «Riproduci Qualcosa». Lo zapping della TV mica era poi così male perché non dobbiamo scegliere nulla.

Sarà per questo che lo zapping randomico su TikTok ha iniziato a riempirci le serate tanto quanto Netflix?

Su YouTube vincono i designer

Se sommassimo insieme tutte le parole mai scritte, tutte le immagini e tutti i suoni mai registrati fino al 2010 raggiungeremmo soltanto lo 0,1% di tutti i dati che abbiamo raccolto negli ultimi dieci anni. — Luciano Floridi

Non un mestiere facile, oggi, quello del content creator su YouTube. Se non fosse per il fatto cheoggi vengono caricati 500 ore di video al minuto sulla piattaforma.

Oggi, rispetto a quando sono partito, faccio molta più attenzione alla copertina e al titolo dei video. È fondamentale far sì che le persone ci clicchino sopra. Poi la qualità del video farà il resto. — Jakidale

Altro che Netflix, per vincere la guerra dell’attenzione su YouTube tocca essere maniacalmente attenti a questi dettagli che troppo spesso ci dimentichiamo prediligendo il montaggio, la location, le riprese e le luci perfette. Tutte cose importanti, ma solo se le persone avranno cliccato sul video.

Titolo e copertina avranno sempre più rilevanza dato il lento (ma costante) switch di Google verso una pagina di risultati sempre più visiva. La copertina del vostro video finirà con buona probabilità nello snippet dedicato.

Anche per questo avere una miniatura clickbait non è reato, ma è tutta un’altra musica. A proposito di musica…

Guarda come suona

In principio la musica si ascoltava e basta, poi sono arrivati gli album oggi superati dai singoli, in ultimo sono tornati i vinili e il loro senso estetico insuperabile.

Ebbene, sono almeno 60 anni che la musica si guarda.

Prima di MTV e dei video musicali gli artisti riuscivano a coinvolgere i loro fan grazie alle copertine dei loro album, motivo per cui certe cover sono ancora oggi immortali. The Dark Side of the Moon è un’immagine che resterà per sempre nella storia. Se vi dico Nirvana cosa vi viene in mente?

Nevermind NIRVANA

L’iPod ha provato (e ci è riuscita) a rovinare il mercato delle cover degli album. Almeno fino a Spotify che ha ridato vita all’estetica musicale. In generale lo streaming ha stravolto il mondo della musica per almeno due motivi. Il primo è che l’album risulta sempre meno rilevante rispetto al singolo brano musicale. Gli artisti più sul pezzo oggi dedicano ad ogni singolo brano un’attenzione artistica che esula dall’album in cui verranno inseriti mesi e mesi più tardi. Un esempio? Fedez.

Fedez copertina singoli

Il secondo motivo lo avete giù capito: come per i libri la sharabilità estetica di un pezzo è un fattore determinante tanto quanto la musica stessa. L’immagine oggi serve ad un artista per far parlare di sé prima del release delle tracce piazzandola sui suoi social (sempre più specchio dell’essenza di un musicista) e in ultimo serve alle persone per condividere qualcosa di cool nel proprio feed.

Drake Cover
La cover del penultimo album di Drake ha fatto parlare più delle sue canzoni

Oggi Spotify è una piattaforma visual-first e lo capiamo non solo dall’ultima introduzione del testo embeddato direttamente nell’ascolto dei brani, ma anche da una UI sempre più aesthetic, dall’inserimento delle stories e infine dagli Spotify Canvas che ogni artista può associare alla riproduzione delle tracce.

Ibridazione dolce e salmastra

Libri, film e musica. Tra online e offline, tra vecchio e nuovo vince l’ibridazione.

«Vorrei descrivere la nostra società come la società delle mangrovie — ha detto Luciano Floridi — perché crescono in un clima meraviglioso dove il fiume (di acqua dolce) incontra il mare (di acqua salata). Ora immaginate di essere in immersione e qualcuno vi chiede: l’acqua è salata o dolce? La risposta è che questo è il luogo delle mangrovie, dolce e salato. Se qualcuno ti chiede oggi: sei online o offline? La risposta è: siamo immersi in entrambi».

Dolce o salata che sia, continua a nuotare.

Il mondo onlife di oggi si giudica sempre più dalla copertina perché la digitalizzazione del reale ha aumentato a dismisura la portata dell’alluvione di messaggi, stimoli, immagini e input visuali.

Il content designer del futuro dovrà dotarsi di un “terzo occhio” capace di leggere in tempo reale una realtà complessa, mista, nella quale il digitale è intrinsecamente legato al reale. E viceversa.

Pronti a giudicare un libro dalla copertina?

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