Hardware is eating the world

Di come la battaglia delle big tech del prossimo decennio sarà negli hardware, non nel software

Stefano Panini
celomanca
8 min readApr 20, 2022

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“Why Software is eating the world” è il titolo di un famoso saggio scritto da Marc Andreessen di 10 anni fa. A leggerlo oggi fa venire più di qualche brividino. La previsione di Andreessen era che le società di software — tipicamente tech company — avrebbero distrutto interi settori tradizionali. Benvenute Amazon, Netflix, Airbnb, Uber…

Nei prossimi 10 anni, mi aspetto che molti più settori vengano sconvolti dal software. A sei decenni dalla rivoluzione informatica, a quattro decenni dall’invenzione del microprocessore e a due decenni dall’ascesa dell’Internet moderno, tutta la tecnologia necessaria per trasformare le industrie attraverso il software finalmente funziona e può essere ampiamente distribuita su scala globale. Marc Andreessen, 2011

Marc Andreessen — Why Software is eating the world
Marc Andreessen — Why Software is eating the world

Hardware will be the digestive

All’alba di una nuova decade tecnologica che culminerà con l’affermarsi del metaverso, la sensazione è che il software sia sempre più commodity e che il campo di battaglia sia piuttosto l’accesso a questa nuova era. Se “software is eating the world” allora “hardware will be the digestive”.

Sì, ho veramente scritto che l’hardware sarà il digestivo… scusa Marc.
Il senso è che il futuro tecnologico-futuristico è alle porte e abbiamo bisogno di nuovi strumenti per digerire la nuova era di internet e, prima ancora, accedervi. Esattamente come fu lo smartphone nella scorsa decade. E questo le big tech lo sanno bene.

In una figurina:

Da Marc (Andreessen) a Mark (Zuckerberg). Siamo agli albori di un nuovo rapporto tra esseri umani e tecnologia. La sfida sta nel come (hardware e accesso) non nel cosa (software e contenuto). È già capitato per le precedenti rivoluzioni con computer, smartphone e lettori mp3. Una cosa è certa: se Zuckerberg con i prossimi occhiali AR pretende di avere il suo personalissimo «iPhone moment» allora è chiaro che il Web3 sarà ancora una guerra tra Big Tech. Non molto in linea con il futuro aperto e decentralizzato che ci si aspetterebbe. D’altronde è più facile immaginare la fine del mondo che la fine del capitalismo — Fredric Jameson

Mark Zuckerberg AR Glasses

Tutto il pacchetto:

Software is eating the world è una frase del 2011 che ha plasmato il mondo per come lo conosciamo fino ad oggi. Ma non facciamoci ingannare dalla narrazione che vede giovani nerd scrivere righe di codice su schermi neri e ribaltare così il mondo: nulla sarebbe stato possibile senza l’iPhone, lanciato nel 2007, e il successivo ecosistema di App.

Il 9 gennaio 2007 Steve Jobs sale sul palco del Moscone Center, a San Francisco, e dice al mondo di aver reinventato il telefono. Non il primo smartphone, ovviamente, ma se fino a quel giorno i cugini dell’iPhone erano piccoli computer orgogliosi di esserlo, Jobs ha tra le mani un computer che fa finta di essere un gioco. Rotondo, rassicurante, touch.

Steve Jobs presenta “The iPhone” - MacWorld, 2007

Da lì la storia la conoscete e per riavvolgere il nastro dobbiamo partire dalle parole di qualche giorno fa di un dipendente Meta al quale evidentemente piace chiacchierare un po’ troppo con i giornalisti:

«Zuck’s ego is intertwined with the glasses […] He wants it to be an iPhone moment.»

The iPhone Moment

Queste parole hanno riportato in prima pagina il tema degli occhiali AR di Meta. «Zuckerberg definisce gli occhiali AR il suo “Sacro Graal” — ha continuato il dipendente — capace di ridefinire il nostro rapporto con la tecnologia, qualcosa di simile all’introduzione degli smartphone».

Eppure qualche indizio lo avevamo sotto gli occhi, ma nessuno ci aveva prestato attenzione. Ricordate il lungo video del Connect 2021? Più di un’ora e un quarto di racconti a tema Metaverso. Il perché del metaverso, l’impatto sul mondo dell’intrattenimento, del gaming, lavoro, istruzione ma soprattutto video ai limiti del cringe in cui Mark parla e combatte con avatar di vario genere. Siamo stati distratti da tutto questo come bambini al parco giochi, perché la parte interessante arriva dopo quasi 1 ora di video (eccola qui).

The Metaverse and How We’ll Build It Together — Connect 2021

«Non abbiamo ancora parlato molto del futuro degli hardware che daranno vita al metaverso. […] Oltre alla realtà virtuale, siamo concentrati nel dare vita ad hardware per rendere possibile la realtà aumentata. Per molti versi la realtà aumentata è più complessa non solo perché dobbiamo inventare un supporto ottico che non si basa su schermi, ma perché dobbiamo inserire un supercomputer in un paio di occhiali belli e normali».
— Mark Zuckerberg

Esattamente la stessa sfida di Jobs con l’Iphone. Racchiudere tanta tecnologia in un oggetto molto piccolo e costruirlo il più normale e bello possibile. Tutto quello che i Google Glass non sono riusciti a fare. Nulla a che vedere con i Ray-Ban Stories lanciati a settembre da Meta: «quello è stato il primo passo verso un internet integrato, ma l’obiettivo finale sono occhiali con vera realtà aumentata».

Da Nazare a Nazareth

Project Nazare è il nome in codice coniato dal team di Zuckerberg per i primi occhiali Meta con realtà aumentata. Mi piace pensare che il nome del progetto sia stato scelto anche in riferimento a Nazareth, città di Israele famosa universalmente come la città di origine di Gesù. Un nuovo glorioso inizio per Meta? Visto il recente crollo in borsa Zuckerberg avrebbe bisogno di un miracolo, e allora il paragone religioso ci sta tutto.

Recentemente la capitalizzazione di Meta è infatti scesa più di qualsiasi altra società nella storia bruciando in un solo giorno circa 250 miliardi di dollari. E non è solo colpa di TikTok. Meta ha affermato che i cambiamenti del sistema operativo Apple (per una maggiore privacy) hanno ribaltato i piani di crescita. Apple ha posto fine al micro-targeting degli utenti di iPhone, iPad e Safari e forse al dominio Facebook nel Web2. E allora la guerra tra Apple e Meta si sposta nel Web3. Prima cosa da fare: rifornire il caveau delle armi, alias hardware.

Michael Abrash (Chief Scientist, Reality Labs in Meta) ha raccontato la lista dei progetti che lui e il suo team stanno sviluppando
Michael Abrash (Chief Scientist, Reality Labs in Meta) in compagnia della lista dei progetti che lui e il suo team stanno sviluppando (Connect 2021)

Ci vorranno parecchi anni per mettere a punto una tecnologia che riuscirà a dirottare davvero il genere umano in questo nuovo rapporto con la tecnologia. Tuttavia Zuckerberg ha obiettivi ambiziosi: fonti interne dicono che i dipendenti Meta stiano gareggiando tra loro per fornire la prima generazione di occhiali AR entro il 2024 e stanno già lavorando a un design più leggero e avanzato per il 2026, seguito da una terza versione nel 2028.​ (TheVerge)

La divisione Meta che produce hardware per il metaverso è cresciuta fino a raggiungere circa 18.000 persone, costando all’azienda 10 miliardi di dollari solo l’anno scorso. Tutto questo cinema per scardinare l’iPhone e il dominio Apple? Possibile. «Tutto quello che abbiamo tirato fuori dall’iPhone lo abbiamo fatto. Per continuare ad evolvere tecnologicamente serve cambiare passo» ha dichiarato il CTO di Meta Andrew Bosworth in una recente intervista. Lo stesso Bosworth che qualche giorno ha pubblicato questo tweet:

Bosworth menziona esplicitamente una versione web — dunque fruibile anche da iPhone — di Horizon Worlds, la piattaforma su cui Meta sta costruendo le fondamenta del proprio metaverso attualmente è accessibile solo con visori Quest. Come a dire: non possiamo aspettare che gli hardware siano pronti. Abbiamo un metaverso da conquistare.

Apple VS Meta

Apple resta a guardare?

Certo che no. Nel 2021, Apple ha generato entrate per 365 miliardi di dollari, di cui il 52% solo dalle vendite di iPhone. Se qualcuno minaccia il piccolo iPhone allora tocca correre ai ripari. Sulla VR, AR e XR Apple sta lavorando da anni e rumor parlano di un visore Apple che dovrebbe arrivare tra la fine del 2022 e l’inizio del 2023.

Ecco come potrebbero essere i visori Apple

Eppure l’azienda di Cupertino non sembra essere intenzionata a fare battaglia a Meta puntando solo sull’hardware. Sono 14mila le app che supportano la realtà aumentata ad essere disponibili su App Store ed è stato lo stesso Tim Cook a spiegare che il dipartimento di ricerca e sviluppo di Apple si stia concentrando su una combinazione di hardware, software e servizi. «È li che accade davvero la magia — ha detto Cook — Stiamo investendo in tante cose che ancora non sono sul mercato».

Apple potrebbe utilizzare tecnologie come WebXR per abilitare un Web3 ricco di esperienze VR e AR con maggiore apertura (come fu per l’ecosistema delle App). Qualcosa molto più in linea con la narrazione aperta e integrata del Web3. Questo obbligherebbe Facebook ad aprire i propri dispositivi per competere e cambierebbe completamente il panorama VR/AR dal giardino recintato in cui si trova oggi verso una visione più accessibile a tutti.

E quindi?

Occhiali e visori non sostituiranno gli smartphone, così come questi ultimi non hanno sostituito completamente i computer. Se è vero però che gli smartphone sono ormai prolungamenti dei nostri arti, allora il passo successivo è che il next-big-hardware si inserisca in maniera ancora più insistente nei nostri sensi, tra cui la vista sembra essere il più indicato. Una cosa è certa: il prossimo hardware riconfigurerà la nostra percezione della realtà per offrirci esperienze immersive e giocare con il nostro modo di vivere le storie. Ma siamo convinti che sia tanto essenziale questo potenziamento della sensibilità indotto dalla tecnologia? Che corrisponda a un desiderio condiviso degli essere umani e non sia solo la volontà di qualche manciata di ricchi che vogliono diventare ancora più ricchi?

La sfida è lanciata e personalmente aspetterò le prime lenti a contatto AR, perché con gli occhiali non mi sono mai piaciuto. Per una volta, però, essere miopi potrebbe aiutare perché oggi, a guardare troppo lontano, il rischio è di sentirsi dentro Snow Crash e Ready Player One. Ansia e eccitazione. E ancora ansia.

Figurine brillanti

→ cioè altre cosedasapere, bonus track, curiosità con cui finire il pacchetto.

SUPERHUMANS

Se avete guardato fino alla fine il video Connect 2021 vi sarete accorti dell’hardware per distacco più spaventoso e al tempo stesso fighissimo progettato in casa Meta. È un dispositivo da polso che Meta prevede di combinare con gli occhiali e che misura gli impulsi elettrici nei neuroni del braccio, creando essenzialmente l’effetto di un arto fantasma. Chi lo indossa può così interagire con gli occhiali e la realtà circostante. Addio touchscreen, mouse e tastiera. Addio Iphone? Lo sviluppo della tecnologia è stato reso possibile dall’acquisizione da parte di Meta nel 2019 di una startup chiamata CTRL-Labs per circa 1 miliardo di dollari. «Se CTRL-Labs funziona — ha dichiarato un ex dipendente Meta — allora nulla dovrà più preoccupare Zuckerberg, avrà vinto definitivamente e nulla avrà più importanza».

CTRL-Labs

Prima lo spazio, poi il metaverso

«Potrei essere come una di quelle persone che liquidavano Internet nel 1995 come una moda passeggera, ma non vedo nessuno che abbia voglia di legarsi un fottuto schermo in faccia tutto il giorno e non gli venga voglia di toglierselo in fretta»
— Elon Musk in una recente intervista a The Babylon Bee.

Elon Musk, Metaverse

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