Se Amadeus salvasse il Calcio?

Cosa il FantaSanremo insegna al Calcio

Stefano Panini
celomanca
4 min readFeb 7, 2022

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Sono arrivato sul podio della mia lega del FantaSanremo e ne sono fiero. Lo stesso giorno ho fatto l’Asta di riparazione del Fantacalcio (qui sono ben lontano dal podio) e mentre spendevo fantamilioni per scommesse che non si riveleranno mai azzeccate ho capito cosa serve per saldare i debiti milionari dell’industria del calcio: 100 BAUDI.

In una figurina:

Il FantaSanremo ha insegnato all’intrattenimento che il famigerato phygggital è davvero possibile, oltre che profittevole. È ora che la Serie A valorizzi la partnership con il Fantacalcio favorendo il gioco dentro al gioco. Perché il calcio può ancora salvarsi grazie alla gamification. Il dado è astratto.

Tutto il pacchetto:

Partiamo da un dato, anzi due: mezzo milione di squadre iscritte al FantaSanremo. Il secondo è che il ben più noto Fantacalcio secondo i dati ufficiali coinvolge più di 6 milioni di persone solo in Italia.

Cosa hanno in comune Serie A e Festival di Sanremo?

Tanto. In particolare il fatto di avere format — la partita di 90 minuti e la kermesse canora — studiati e formulati decine e decine di anni fa. Oltre a questo il fatto di ricercare in maniera quasi ossessiva il coinvolgimento delle nuove generazioni. Ricordate il fenomeno della Superlega? Sbagliata nel come, non nel perché.

Uno studio ha rivelato che il 40% dei giovani tra 16 e 24 anni non ama il calcio, un problema di concentrazione che noto anche nei miei figli quando siamo assieme alla tv. Dobbiamo trovare nuove formule anche per vendere il calcio alle nuove generazioni che saranno i futuri clienti.

— Andrea Agnelli

Pay-per-view solo per i 15 minuti finali delle partite (mediamente i più densi di enfasi e gol), una lega con soli top club (la SuperLega), 4 tempi più brevi (stile NBA). Queste sono solo alcune delle soluzioni proposte all’industria del calcio terrorizzata dalla Generazione Fortnite, molto più incline ai 15 secondi di TikTok che ai 5400 di una partita di pallone. L’idea che il digitale possa essere la fine del mondo analogico, e che quindi il futuro dell’intrattenimento (calcio in primis) si prepari a essere completamente diverso dal suo passato, è tentatrice ma nella pratica non funziona. La risposta ce l’abbiamo da più di vent’anni ed è tra le pagine di un libro scritto a cavallo tra due millenni.

Remediation. Competizione e integrazione tra media vecchi e nuovi — Jay David Bolter, Richard Grusin

La parola remediation è un neologismo per esprimere un concetto semplicissimo: i nuovi media non uccidono i vecchi, ma si “aggiustano” a vicenda con essi in una riorganizzazione continua. Ogni medium è un ibrido di diversi elementi vecchi e nuovi: contenuto ed esperienza utente evolvono in maniera fluida, senza reali fratture.

Facciamola semplice: se dietro al record di ascolti della terza edizione Sanremese targata Amadeus ci fosse lo zampino digitale del FantaSanremo? Con annesse le vagonate di meme e contenuti che hanno popolato i nostri feed, ovviamente. Possibile. Perché se coinvolgimento e interazione sono quello che il Calcio e Amadeus cercano per i rispettivi prodotti, allora è chiaro che il gioco (per quelli bravi: la gamification) sia il tesoro da cui ancora non stiamo attingendo abbastanza per rinnovare l’intrattenimento.

Giocare è una cosa seria.

Il gioco è uno strumento funzionale e trasversale per esplorare se stessi e le relazioni con gli altri. Se tutto questo vale per i bambini, perché non dovrebbe valere anche per gli adulti? Il FantaSanremo e il Fantacalcio sono stati in grado di creare un codice condiviso capace di attrarre anche più delle competizioni da cui derivano, soprattutto la ricercatissima Gen Zzz-Zzz che per un anno non si è addormetata di fronte alla Rai prima delle 22:45.

Hey, il Fantacalcio è già della Serie A!

Sì. Il 20 agosto, mentre tutti eravamo sotto l’ombrellone, la Lega Serie A stringeva una partnership con il Fantacalcio ma nessuno se ne è accorto. Perché eccetto per qualche contenuto brandizzato sui social, questo connubio è ancora (troppo) in potenza. Vi immaginate se il Fantasanremo fosse stato sponsorizzato dal Festival stesso al posto di Sky? Ecco, la Serie A oggi ha tutte le carte in regola per unire esperienza digitale, streaming e gamification. Fosse anche solo per cavalcare il trend che vede, durante e dopo le crisi, il settore dello spettacolo e dell’intrattenimento fare sempre il botto (qui un bellissimo approfondimento).

La soluzione al dramma del calcio non può essere solo il Fantacalcio, è ovvio, ma integrare il gioco dentro al gioco è ad oggi una delle poche possibilità concrete per recuperare il coinvolgimento del pubblico in un momento storico di profonda discontinuità come questo: stadi chiusi e frammentazione del palinsesto su più orari e soprattutto più piattaforme a pagamento.

“Mi scrivono più fanta-allenatori che ragazze” — Dusan Vlahovic

La sfida è lanciata e serve in prima battuta partecipazione e cooperazione tra piattaforme di streaming (DAZN, Sky, Amazon), Serie A e FIFA. E questo mi sembra l’ostacolo più grande, ma necessario.

Un futuro in cui le telecronache sportive invocheranno i bonus e i malus fantacalcistici o dove l’allenatore dirà “Papalina” in conferenza stampa per 5 punti in più mi sembra molto meno spaventoso di un futuro senza Serie A.

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