La cosa più bella che abbiamo visto in una piscina

Arturo Mugnai
Cento Sciolto
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3 min readAug 17, 2016

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Chi scrive è stato nuotatore ed ha frequentato l’ambiente delle gare per diversi anni. Durante una manifestazione in una piscina vicino a Firenze successe qualcosa che ancora oggi ricordiamo con meraviglia quando con i vecchi compagni di corsia ci incontriamo per aggiornarsi sulle ultime delle nostre vite.

Era in corso il 50 farfalla. Ultima batteria, quindi quella più veloce. Sul blocco numero 3 si apprestava a partire un ragazzo della nostra squadra, più grande di noi di qualche anno. Me lo ricordo bassino, ma con delle spalle enormi. Non andava più là dei 100 metri. Un velocista nato, più per pigrizia che per passione. Era quello che parlava poco, ma quando lo faceva faceva ridere tutti. Parlava tutto appiccicato, come si conviene a quelli nati dalle nostre parti.

Bestemmiava, spesso. Sembrava che delle cose che richiedono impegno non gliene fregasse mai nulla, o ‘na sega, per meglio descrivere, ma non per questo risultava antipatico, o ci sentivamo di giudicarlo. Era forte, quando voleva era il più forte di tutti, anzi, de’tutti!

Fischio del giudice, tutti salirono sui blocchi. Appoooosto. Qualcosa si ruppe. Nel giro di una frazione di secondo, tra l’apposto e la sirena della partenza qualcuno dei partenti aveva rotto il blocchetto. Tutti si erano tuffati, tranne lui. Si rialzò dalla posizione di tuffo, aprì le braccia a mo’ di ma ndo cazzo andate? Ormai gli altri erano ai 15 metri. Il pubblico, un po’ divertito (le gare di nuoto, per i genitori soprattutto, potevano essere davvero noiose) iniziò a gridare Vai, vai, parti! Di tutta risposta, con il suo modo di fare, lui fece Sie! Ora vo!

E si tuffò.

Pensai, se li riprende viene giù tutto. Aveva una subacquea spaventosa. Quando riemerse ai quindici metri gli altri stavano già per virare. Alla seconda subacquea, quella della vasca di ritorno (la piscina era da 25 metri). Era già ai piedi dei primi, qualcuno lo aveva già superato. Tutti nell’impianto stavano guardando quella gara. In palio c’era una medaglia ad un meeting a cui partecipavano società della regione, niente di che. Ma tutti si alzarono in piedi per tifarlo. Bracciata dopo bracciata si ritrovò primo già qualche metro prima del muretto e la sua rimonta e il crescendo delle voci del pubblico andavano in parallelo. Toccò e stava davvero venendo giù tutto. La gente si abbracciava, qualcuno aveva i lacrimoni agli occhi, o almeno ce li avevo io. Lui si tolse la cuffia e gli occhialini, si accorse di tutto quel frastuono e come se fosse uscito da un cento sciolto scrollò le spalle e disse Sie-e-che-ha? che significa o cosa sarà mai.

Sono passati più di dieci anni da quella gara. Potrei farvi i nomi delle persone che avevo accanto e di quelle che erano in vasca. Ricordo benissimo chi fu a rompere il blocchetto alla partenza mandando in confusione il nostro campione. Ricordo tutto perché in anni di attività agonistica fu la cosa più incredibile che ebbi modo di vedere dentro una piscina.

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Arturo Mugnai
Cento Sciolto

Psicologo, psicologo dello sport, psicoterapeuta in formazione. Laureato presso UniFi.