Ora qui notti

che il tempo ci separa e ci unisce come fa il mare con l’isola.

Valentina Parlato
CENTRITAVOLA
3 min readAug 11, 2018

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Erica Prince. Art work from select drawings 2009 - present

Ora qui notti pulite di abbracci fermi lisci porosi come le mani sui muri bianco ruvidi.
Still.
Che il letto è una scatola. piumone gambe comodini cani mutande. ogni cosa dentro ma persa e sciolta a bagnomaria che trovo tutto senza cercarlo.

Spizzico ceramica e zibibbo su davanzale di marmo e cenere. Mi sento lontana da te ma vicina a scivolo di latte condensato che il tempo ci separa e ci unisce come fa il mare con l’isola.

apro le finestre che i miei occhi si stretchano fuori ma il vento me li riporta dentro.

Frammento le frasi perché non le sento tutte unite che bisogna tornare al flusso altrimenti è un rap che mi ci tuffo dentro a loop e a loop ce ne tiriamo fuori.

Futuri nuovi davanti a me
ora il presente è posato non più in bilico ma resina livellata come video di cose che scivolano dentro spazi precisi colori allineati per sfumature gemelli neonati in fila pronti per uscire ognuno con outfit suo proprio unico inedito e tu li guardi e ti calmi. ti organizzi. ti sfumi. ti posi.
ti senti. muschio delicato ostinato. PLUG.

Non sarò più l’artista che potevo essere
Sarò un’artista nuova che cataloga i files e appende gli advisor alle pareti monta soli brevi e componibili a moduli che la drammaturgia così non si deve spiegare ma solo impilare.

Faremo coreografia documentaria e ikea ci conferirà legioni d’onore e smetteremo di fumare come Ginsberg però senza urlare. Io mi immagino tuo figlio e tu ti immagini il mio e poi ce li scambiamo e pace.

Succhio melone giallo davanti al frigo spalancato e gocciolo sul piano tavolo sul laminato sulle uova della settimana scorsa e anche se non li guardo sento i miei piedi bianchi espansi a struttura frattale che la stessa materia è
negli arti negli occhi nel cervello poroso come i muri di casa.

No non è vero che non siamo insieme
siamo sempre vicini come i chicchi di grano siamo sfusi
e compatti come la cenere che ci spazziamo via da soli
ci guardiamo allo specchio immobili
ma ci sappiamo entrambi mossi dentro a maremoto.

Ti penso e conosco la densità dei tuoi polpacci.
e come si trasformano in caviglia inquieta dentro calzino di spugna bianco
di te ricordo
le striature del bicipite femorale e l’umidità dei polpastrelli
il taglio del tuo sguardo cincillà al mattino dentro una luce palermitana che scende in picchiata.
lenta dalle cupole alle gru e noi spostiamo il tavolino un po’ più in là che se la luce ci investe non la governiamo più
e diventiamo luce pure noi io e te che non vogliamo fare i light designer sottopagati e stanchi.

Valentina scrive a Vincent e lui ogni tanto le risponde.
la loro corrispondenza è intima e pubblica e compone una raccolta epistolare in fieri. Potete leggere tutte le lettere ( o soltanto una) su
Centritavola.

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Valentina Parlato
CENTRITAVOLA

Artist, mother, feminist. Currently busy with breastfeeding and writing.