Il diavolo non splende più, o andare a lezione di teodicea con C-3PO

cerchi nell’acqua (R)
Cerchi nell'acqua
Published in
5 min readDec 4, 2017

di Ricardo Piñero Moral
traduzione di Andrea Baglione

Che il diavolo non splenda più è un fatto che si può toccare con mano. Sono ormai molto lontani i tempi in cui il Principe di questo mondo governava in libertà sulla faccia della terra e si impegnava per la perdizione delle anime di coloro che pretendevano di assicurare la propria salvezza grazie ai solidi precetti del rassicurante cammino della fede. Ciononostante, la domanda è la seguente: perché non splende più? o, piuttosto: ciò che fu creato per l’eternità ha cessato di esistere?

Non splende semplicemente perché la ragione ha smesso di metterlo in luce. Effettivamente, dall’Illuminismo il diavolo non è che sia diventato incomprensibile e, per tanto, si debba rinunciare ad averne un’idea-percezione-comprensione, ma la razionalità ha disprezzato una simile creatura considerandola in-evidente, ossia ha negato che sia un factum o, in altre parole, che sia “qualcosa” di cui non sia possibile fare esperienza. Questo fatto o, meglio, questo non-fatto, lo ha prosciugato dal punto di vista intellettuale. Parallelamente, la fede, che lo testimoniava non con pietà, ma con assoluta veemenza, nel corso degli ultimi secoli si è progressivamente debilitata, fino ad abbandonarlo in un angolo polveroso cui non accedono né la riflessione dogmatica né l’azione pastorale.

La sua incomprensibilità non dovrebbe essere un argomento di peso che giustifichi il disprezzo della figura di Satana. E non dovrebbe perché il diavolo è un essere che possiamo comprendere alla perfezione, tanto per la sua natura peculiare quanto per i suoi atti. La nostra razionalità è diventata di latta stagnata, come l’esoscheletro di C3PO. Se assistessimo a una lezione di teodicea con questo servizievole androide, questo robot splendente e molto razionale capirebbe senza alcuna difficoltà che un essere onnipotente, onnisciente e assolutamente buono possa creare tutto ciò che voglia: esseri puramente materiali, esseri immateriali e persino esseri di natura materiale e immateriale allo stesso tempo. Così, acqua, rocce, alberi, fiori, insetti e un lungo eccetera procedono dalla medesima “mano” di angeli e demoni e, ovviamente, degli stessi esseri umani. Il nostro protocollare androide “comprende” che chi è onnipotente possa fare qualsiasi cosa… o, come dicono le Scritture, che per Dio nulla sia impossibile, ossia, che per Dio nulla sia incomprensibile…

Se un robot progettato per servire potesse comprendere la teodicea, perché il diavolo dovrebbe continuare a sembrarci altamente incomprensibile? Alcuni affermeranno che ciò sia dovuto al fatto che ci ripugni l’idea che da ciò che è assolutamente buono possa provenire il male. Ed è logico che sia così, se così fosse, ma non lo è, perché le cose non stanno così. Perché è certo che il male non provenga dal Bene, ma da coloro che scelgono volontariamente di agire contro la propria natura, contro la propria libertà, contro la propria verità, contro il proprio bene.

Hieronymus Bosch, Dettaglio dell’Inferno musicale, il Principe dell’Inferno (Museo Nacional del Prado, Madrid)

L’incomprensibile non è altro che un virus dal quale la cultura occidentale si sente minacciata dalle sue origini. Nell’Antichità cercò di vaccinarsi o per mezzo di Forme che sfociarono in un idealismo “cavernicolo”, o per mezzo di un ile-morfismo incapace di scorgere l’aldilà del motore primo; nel Medio Evo si cercò di curare questa infezione per mezzo di antibiotico esistenziale, ossia negando la vitalità del sensibile o, percorrendo un’altra strada, con cataplasmi di nominalismo, in cui ogni cosa si trasformava in assenza di senso; la Modernità “credette” che la Ragione avrebbe potuto illuminare tutto, compreso il lato oscuro della realtà, il Male, ma si ritrovò impotente e ridimensionata dal limite… Il secolo XX soffrì tanto l’intervento dell’essere umano che non ebbe bisogno del diavolo per giustificare che il male fosse l’altro, che l’inferno fossero-siano gli altri…

Nel frattempo, il diavolo ebbe una sorte simile a quella dello stesso Dio in filosofia. Quando questa proclamava la morte di Dio, non si stava annunciando una vittoria apocalittica delle orde del Tentatore sull’esercito angelico, guidato da San Michele Arcangelo, ma più che altro un funerale en pas à deux… Tutti abbiamo qualcosa di manicheo, anche se, in fondo — ognuno con le proprie preferenze — , ci piace che le forze facciano sì che la bilancia si inclini a nostro favore, perché il combattimento ci diverte, ma ciò che davvero ci tranquillizza è sapere che i nostri si imporranno nella battaglia finale. Non è casuale che si scelgano massime quali per aspera ad astra o, meglio ancora, unicuique suumnon praevalebunt

In questo aspetto, così come in molti altri, gli orientali ci superano: l’incomprensibile non è qualcosa di negativo né di terrificante (come è in Occidente il diavolo); ma fa parte della realtà stessa (come lo stesso diavolo); né suppone una rottura radicale con il bene (ricordiamo che il diavolo in origine fu creato buono, non solo nella religione cristiana, ma anche in molte altre…). Inoltre, forse dovremmo considerare il fatto che il diavolo ci aiuti ad accogliere ciò che in principio ci risulta particolarmente ostile, come l’irrazionale o l’incomprensibile.

Hans von Kulmbach, Triptych of the Rosary, particolare (Museo Nacional Thyssen-Bornemisza, Madrid)

E dunque, che cosa resta da fare a noi che viviamo il dolore, l’angoscia, le malattie, la sofferenza, le crisi, le menzogne dei politici, i furti dei banchieri, le atrocità dei fanatici, il disamore…? Ciò che ci rimane è non smettere di voler convivere gli uni con gli altri, lottare per recuperare ciò che siamo, godere del dono dell’esistenza, mettere in mostra la vita migliore, senza dimenticare che il diavolo non è così vicino così come Dio non è troppo lontano… nonostante né l’uno né l’altro trovino spazio nella testa… Se ci comportassimo così, persino gli androidi protocollari, come il nostro C3PO, sarebbero orgogliosi di non capire nulla…

Ricardo Isidro Piñero Moral, El olvido del diablo, Salamanca, Luso-Española de Ediciones, 2006

Ricardo Piñero Moral è docente di Estetica e Teoria delle Arti presso l’Universidad de Navarra.

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