DDLZAN AFFOSSATO.

Chayn Italia
Chayn Italia
Published in
7 min readOct 29, 2021

Cosa dovremmo aspettarci ora?

Cosa è successo nel nostro Paese mercoledì 27 ottobre 2021?

Il Senato ha spento sul nascere una forma di tutela nei confronti delle persone LGBTQ+ — in relazione a crimini d’odio omolesbobitransfobici — nonché nei confronti delle persone con disabilità

Se sappiamo che in Italia, in media, viene uccisa da un uomo una donna ogni tre giorni, pensiamo a quanto sia invisibile, ma — in realtà — sistemica e ben radicata la violenza e la discriminazione nei confronti delle persone con disabilità, trans, lesbiche, gay, bisessuali e tutte le altre soggettività che, pur esistendo, non vengono riconosciute.

Ebbene, in risposta alla Direttiva Europea 2012/29/UE che istituisce norme minime in materia di diritti, assistenza e protezione delle vittime di reato (la c.d. Direttiva Vittime), la maggior parte degli Stati Membri dell’Unione Europea ha già adottato una legislazione che prevede i suddetti crimini d’odio.

Mercoledì invece l’Italia ha deciso di staccarsi dalla comunità europea. Il 27 ottobre 2021 il Senato della Repubblica Italiana ha votato per bloccare l’iter di un Disegno di Legge proposto nel 2018 idoneo a sanzionare determinate violenze discriminatorie. Al voto è seguito un applauso da parte degli artefici di questo blocco, applauso che ha mandato un messaggio orribile ad un Paese dove l’opinione pubblica era per la maggior parte a favore della nuova norma. Com’è possibile?

Perché gli altri Stati hanno una legge e noi no?

Prima di capire le motivazioni che ci hanno portato ad un tale blocco della procedura, è necessario comprendere perché, come Paese dell’UE, siamo così indietro rispetto agli altri Stati Membri, i quali hanno adottato tali leggi in ottemperanza alla Direttiva di cui sopra.

Una Direttiva è un atto legislativo dell’Unione Europea che stabilisce un obiettivo che tutti gli Stati Membri devono perseguire, in una determinata materia. Pur avendo gli Stati libertà di definizione e regolamentazione, è necessario che gli standard minimi previsti dalla Direttiva vengano trasposti nell’ordinamento del singolo Stato Membro.

Rilevante per il DDL Zan è la Direttiva 2012/29/UE (c.d. “Direttiva vittime”) che istituisce norme minime in materia di diritti, assistenza e protezione delle vittime di reato, obiettivi che dovevano essere raggiunti da ogni singolo Stato entro il 16 novembre 2015.

Nello specifico, riconoscendo particolari condizioni di vulnerabilità di alcune vittime — per motivi di sesso, espressione di genere, identità di genere, orientamento sessuale e disabilità — la Direttiva impone agli Stati Membri l’adozione di misure idonee ad evitare il rischio di una nuova e ulteriore violenza (cd vittimizzazione secondaria).

Ebbene, mentre questi obiettivi sono stati raggiunti tramite legislazioni apposite, da parte di altri Stati Membri UE, l’Italia ha fatto 100 passi indietro!

Perché abbiamo bisogno di una Legge Zan?

Al momento, in Italia, non vi è una legge, con conseguenti sanzioni penali, che disciplini i crimini d’odio omolesbobitransfobici.

Nel nostro ordinamento penale esiste una circostanza c.d. aggravante che può aumentare la pena per reati commessi “per motivi abietti o futili” (art. 61, n.1, c.p.).

Anche se c’è chi sostiene erroneamente che questa circostanza aggravante sia sufficiente a coprire quanto il DDL Zan cerca di introdurre, è evidente che questa disposizione ha una serie di limiti. Innanzitutto è una circostanza la cui applicazione dipende dalla discrezionalità del Giudice, caso per caso. Inoltre, davvero possiamo pensare che aggredire una persona sulla base della sua identità, del suo orientamento sessuale o della sua disabilità, sia un motivo abietto e futile?

Abbiamo bisogno di una Legge Zan, in quanto è necessaria una tutela che consenta alle persone di essere, esprimersi e amarsi liberamente senza dover avere paura che la loro tutela dipenda dalla discrezionalità di un terzo e da una interpretazione arbitraria di “motivi futili”!

Cosa cambierebbe?

Il DDL Zan è un Disegno di Legge proposto dal politico e attivista Alessandro Zan, per prevenire e contrastare la discriminazione e la violenza per motivi fondati su sesso, genere, identità di genere, orientamento sessuale e disabilità. In particolare, da una parte estenderebbe una tutela penale rafforzata anche nei confronti di determinate soggettività, dall’altra ha come scopo quello di introdurre disposizioni finalizzate a prevenire fenomeni di discriminazione e violenza.

Per quanto riguarda il primo aspetto, nello specifico, la Legge Zan andrebbe ad operare sul reato di “Propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale etnica e religiosa” (art. 604bis c.p.) — nonché sull’art. 604ter c.p. relativo alle circostanze aggravanti — aggiungendo una tutela nei confronti delle persone LGBTQ+ e delle persone con disabilità.

Se fosse stato approvato il DDL Zan, l’art. 604bis c.p. sarebbe stato esteso ad ulteriori motivi così che avremmo avuto un reato, e dunque una sanzione penale, per propaganda, discriminazione, istigazione alla discriminazione, violenza, istigazione alla violenza e provocazione alla violenza — nonché promozione, direzione o partecipazione a organizzazioni aventi come scopo l’incitamento alla discriminazione o alla violenza — per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere o sulla disabilità.

In relazione al secondo fronte, invece, il DDL Zan si propone di attuare diverse azioni, sia in ambito istituzionale/culturale — come l’istituzione della Giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia, con il fine di incentivare le scuole e le amministrazioni ad organizzare attività apposite dedicate a tale ricorrenza — sia in ambito sociale — prevedendo servizi su tutto il territorio a tutela delle persone LGBTI+ che si trovano in situazioni di discriminazione e violenze.

Tali azioni sarebbero fondamentali per promuovere il rispetto della libertà di ognunə di noi, nonché contrastare i fenomeni di discriminazione e violenza con radice omolesbobitransfobica.

Cosa ha bloccato tutto ciò e come è successo?

Con disegno di legge si intende un testo, presentato dal Governo, con cui si progetta l’emanazione di una legge che, affinché diventi tale, dev’essere necessariamente approvato dai due rami del Parlamento, la Camera e il Senato.

Ebbene, dopo esser stato approvato dalla Camera nel novembre 2020, il DDL Zan doveva essere discusso e votato, articolo per articolo, in Senato, ma qualcosa è andato storto…qualcuno lo ha impedito.

In Senato, la Lega e Fratelli d’Italia hanno richiesto e ottenuto — con l’approvazione della Presidente del Senato, Elisabetta Casellati — di votare per la procedura c.d. “tagliola”: una procedura parlamentare prevista dall’art 96 del Regolamento del Senato che consente di votare per decidere di non passare all’esame degli articoli di un disegno di legge e degli emendamenti presentati su questo, bloccando così l’iter procedurale.

L’articolo, infatti, stabilisce che “prima che abbia inizio l’esame degli articoli di un disegno di legge, un Senatore per ciascun Gruppo può avanzare la proposta che non si passi a tale esame” (Art. 96 Regolamento del Senato).

Ma c’è di più. E’ stato anche concesso che la votazione della “tagliola” avvenisse con voto segreto. Quest’ultimo nasce come modalità di libera espressione per ascoltare la propria idea, senza condizionamento e influenza di altri individui o di gruppi/fazioni/partiti. Purtroppo, oggigiorno, viene utilizzato come una “maschera”.

In particolare, il voto segreto ha portato al fenomeno dei c.d. “franchi tiratori”. Il termine deriva dal linguaggio bellico e indica quei tiratori che, in postazioni nascoste — come da un voto segreto — sparano in maniera “franca”, cioè con libertà d’azione, contro gli ordini generali della propria truppa. In politica, con l’espressione franchi tiratori si indicano quei politici che, appunto, tramite lo scrutinio segreto votano in modo diverso rispetto a quello del proprio partito, cambiando così le carte in tavola senza metterci la faccia!

Ecco che si torna, così, a ciò che è accaduto in Senato in relazione al DDL Zan. I voti favorevoli alla “tagliola” sono stati 154 (con 131 contrari e 2 astenuti), cioè di più rispetto ai numeri dei Senatori presenti di centrodestra. Quindi, tra i partiti di centrosinistra, teoricamente favorevoli al DDL Zan, c’è chi poi ha segretamente e “francamente” votato per bloccare la procedura.

Lo stesso Alessandro Zan si era augurato che non venisse applicato il voto segreto, in quanto si sarebbe violata “una prassi dell’ex presidente Grasso, che su questo tipo di procedura non ha mai concesso il voto segreto, perché è un voto procedurale non di merito”.

Cosa succederà ora?

Sempre il Regolamento del Senato, all’art. 76, stabilisce che non possono essere assegnati alle Commissioni disegni di legge che riproducano sostanzialmente il contenuto di disegni di legge precedentemente respinti, se non siano trascorsi sei mesi dalla data del rigetto.

Quindi, non prima di sei mesi, si dovrà presentare nuovamente un progetto di legge diverso nei contenuti e tutto l’iter dovrà ricominciare.

In conclusione, tutto questo ci porta ad una classe dirigente che tutela e difende (pure urlando e applaudendo) l’odio e la discriminazione — che non è mai libertà d’espressione — anziché i nostri corpi, le nostre identità, i nostri orientamenti sessuali, tutti rientranti nella libertà di essere e amare.

L’esito del voto di mercoledì 27 ottobre 2021 è gravissimo: non solo sembrano vanificati gli sforzi fatti sinora, ma passerà parecchio tempo prima che possiamo ripensare di avere una tutela come quella contenuta nel DDL Zan. Nel frattempo, nel nostro Paese i crimini di odio e discriminazione sulla base del genere perdureranno.

E’ facile (e normale) rimanere scoraggiatə davanti a certi eventi, ma noi non molliamo, continueremo a lottare perché è proprio quando siamo giù che rilanciamo con ancora più forza di prima!

Continueremo ad amarci liberamente, perché i morti sono loro.

--

--

Chayn Italia
Chayn Italia

Progetto collaborativo che utilizza strumenti digitali per il contrasto alla violenza di genere. http://chaynitalia.org e https://strumenticontrolaviolenza.org/