“Sì, l’ha uccisa ma…”

Chayn Italia
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2 min readDec 28, 2016

Ecco perché dobbiamo imparare a parlare di violenza sulle donne

Se ancora ci fosse qualche dubbio sul ruolo dei media nel raccontare i casi di violenza sulle donne, questo articolo è una specie di Bignami del come umanizzare il carnefice e colpevolizzare la vittima.

La sera del 23 dicembre una donna di 29 anni viene uccisa a coltellate dal compagno, mentre la figlia di 5 dorme nell’altra stanza. Subito le interviste ai vicini raccontano “una coppia tranquilla”, la foto di lei saccheggiata da Facebook e il suo nome finiscono su tutti i giornali molto prima di lui, che per molte ore non ha identità nonostante avesse chiamato i carabinieri dichiarandosi colpevole. Poi salta fuori il movente: “non riusciva ad accettare” che lei volesse lasciarlo — come se fosse richiesto il consenso dell’altro per interrompere una relazione. Questa narrazione è il paradigma base di ogni storia di violenza sulle donne: lui, seppur omicida e violento, sotto sotto ha un cuore, che lei ha in qualche modo ferito.

foto di NarrAzioni Differenti

Nel caso di Verbania, però, si va anche oltre: spunta un viaggio che la ragazza avrebbe fatto da sola, causa scatenante dell’ultimo “litigio”. È qui che la giustificazione del carnefice raggiunge livelli più alti. La donna torna a casa da questa scandalosa vacanza, trova il compagno “preoccupato e sospettoso”. Non solo: l’idea che lei potesse lasciarlo lo rende “terrorizzato”. Colui che poi ammazzerà a coltellate quella che era la sua compagna “era cresciuto senza un padre, non voleva lo stesso destino per la sua bambina, non voleva essere allontanato da lei”. Nel momento in cui il cuore del lettore quasi si stringe per il passato doloroso di quest’uomo ferito, viene data anche un’altra informazione: tutto sommato è un padre amorevole, chiede ancora della sua “cucciola”, condannata a “crescere lontano dai suoi genitori”. L’articolo si chiude rivelando che la responsabile di quanto successo è stata “la follia”.

Fine. L’operazione “sì, l’ha uccisa ma…” è perfettamente riuscita. Possiamo ritornare a pubblicare le statistiche sui femminicidi in Italia il prossimo 25 novembre.

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