Emergenza morbillo: il dolore di un coccodrillo

Questo è il secondo di una serie di post dedicati all’analisi della mortalità nella “emergenza morbillo” in Italia che avranno per protagonista il “coccodrillo”

salvo fedele
Chi più sa… meno crede
5 min readApr 26, 2017

--

Sapete tutti cos’è un coccodrillo?
Non quello, il coccodrillo giornalistico:
Il coccodrillo è uno speciale pezzo dedicato a un personaggio importante che prima o poi deve morire. Il bravo giornalista ha nel cassetto un coccodrillo per tutti i personaggi di spicco della vita pubblica di un paese e al momento opportuno (inevitabile) lo tirerà fuori. Le persone comuni generalmente non hanno un coccodrillo nel cassetto dei giornalisti. Come ho detto solo i personaggi di spicco lo hanno.
L'ipotesi su cui si basa questa serie di post che avranno per protagonista il coccodrillo è che Il morto da “emergenza morbillo” in Italia ha anche lui il suo coccodrillo ben scritto e conservato, ma questa volta il coccodrillo non è nel cassetto dei giornalisti, ma nel cassetto degli esperti più in vista nel panorama “scientifico” italiano e che i giornalisti avranno in questo caso (la morte di un povero cristo) il lavoro molto facilitato e il copione già scritto: il pezzo sarà un bricolage delle parole dei personaggi scientifici più in vista. Adesso che sapete tutto ciò che è utile sapere sui coccodrilli e sull'ipotesi su cui si basa questa successione di post che vi propongo potete leggere questo. Trovate il post precedente della serie in questa stessa raccolta Medium a questo link
Le lacrime di coccodrillo, André François, Delpire 1956

Gli esperti a differenza dei giornalisti che sono abituati a tenere i coccodrilli nei cassetti sono persone impazienti, di fronte all’emergenza vera hanno bisogno di agire. Si è già detto: debbono muoversi. Almeno debbono viaggiare con la fantasia. Proprio in queste ore un esperto si è mosso per anticiparci il suo coccodrillo, non ha resistito a farlo e così ha recitato il suo in una prova generale, come si fa in ogni buon teatro, prima della prima.

Cosa ha fatto? Ha monitorato tutta la regione europea fin quando ha trovato quel che serviva e si è espresso con queste parole:

“Una ragazzina di 17 anni muore di morbillo in Portogallo. Il morbillo non era endemico in Portogallo da anni grazie alle alte coperture immunitarie, ma un piccolo focolaio epidemico si è verificato in una comunità di bambini non vaccinati per volere dei genitori. Una di queste bambine di 13 mesi è stata la fonte del contagio della povera ragazza adolescente, morta per una polmonite bilaterale causata dal virus. Ecco perché le discussioni di queste settimane sui 1300 casi di morbillo in Italia sono assolutamente sterili. Il morbillo si deve eliminare. Punto”.

Centinaia di like e di condivisioni, un successone.

Quel che colpisce di queste parole è la ricostruzione assolutamente sovrapponibile allo scenario costruito in queste settimane di emergenza italiana. Sono presenti infatti tutte le componenti:
- la bambina di 13 mesi è stata la fonte del contagio: l’untore
- la “povera ragazza adolescente” è la vittima innocente
- la comunità di bambini non vaccinati per volere dei genitori: il contesto culturale che ha determinato il dramma.

Che dire? Valeva la pena viaggiare fino in Portogallo per avere le evidenze della bontà della tesi sostenuta. Neppure ad inventarla una storia così poteva essere più calzante per dimostrare la bontà della ricetta di questi giorni.
“L’emergenza morbillo” si combatte con misure precise: l’obbligo vaccinale per la difterite, il tetano, la poliomielite e l’epatite B negli asili nido, puntini di sospensione. “Punto”.

È buona regola però, quando le narrazione di un aneddoto è così calzante rispetto a una tesi precostituita, dare un’occhiata alla fonte informativa utilizzata. In questo caso la fonte citata dall’esperto è in portoghese e casualmente ho la fortuna di avere una famiglia allargata multiculturale. Interrogo l’interlocutore adatto con queste parole: “La fonte informativa dell’esperto è questa, io ho capito così ma l’esperto dice così, dove sbaglio la traduzione?”
Rapide le conferme: la povera ragazza adolescente in realtà era essa stessa non vaccinata, la bambina di 13 mesi era soltanto un’altra delle sedici vittime del focolaio di morbillo, non vaccinata semplicemente perché non ancora vaccinata (probabilmente per l’età). Mentre della “comunità di bambini” non vaccinati in cui sarebbe nato e poi diffuso il focolaio non c’è alcuna traccia. Infine il Portogallo è una realtà diversa da quella descritta nello scenario, per nulla minacciato dai nuovi untori: nonostante l’alto tasso di vaccinazione il morbillo non è stato purtroppo ancora eradicato, ma periodicamente ricompare. Ogni tanto come spesso succede anche in stati in cui il tasso di vaccinazione è elevatissimo il morbillo può insidiarsi e spesso lo fa colpendo la comunità dei bambini più piccoli e da lì si dirama in tutti i suscettibili che incontra. Il Morbillo è il virus a più alta contagiosità che si conosca e così, purtroppo anche in realtà sociosanitarie ben protette, “il mattone può cadere lo stesso sulla testa di qualcuno e fare danni”. Le vittime del contagio possono essere quelli troppo giovani per essere vaccinati, quelli che hanno risposto male alla vaccinazione e anche gli “untori”, quelli che non sono stati vaccinati per scelta dei genitori, e a cui dalle nostre parti si vorrebbe dare tutta la responsabilità “dell’emergenza”.

Le parole dell’esperto italiano (che evidentemente aveva il coccodrillo già pronto e poca voglia di modificarlo) descrivono un preciso scenario: “un piccolo focolaio epidemico si è verificato in una comunità di bambini non vaccinati per volere dei genitori” e sono in realtà una libera traduzione di un commento del giornalista che si rivolge all’esperto intervistato con queste parole: “la malattia che era stata praticamente eradicata è ora riapparsa a causa dei genitori che decidono di non vaccinare i bambini”. Un tentativo di leggere all’italiana il piccolo focolaio portoghese cui l’esperto portoghese intervistato replica seccamente smentendo la presenza di un simile pericolo in Portogallo.

Perché con tutta l’offerta di mortalità da morbillo della regione Europea dell’OMS era necessario trasformare a quel modo questa storia?
Un innocente esercizio di stile narrativo di un esperto in vena di storytelling? Ansia di tirar fuori il coccodrillo dal cassetto? Possibile che con tutti i morti disponibili nella regione europea bisognava mettere a rischio la propria credibilità con una ricostruzione così palesemente falsa e drammatizzata per renderla funzionale alle proprie tesi?

Tutti i morti disponibili? Ecco il punto. Puntini di sospensione. “Punto”.
Questa però è un’altra storia e potrete leggerla nel prossimo post di questa serie che ha per protagonista il coccodrillo.

Prima però ricordiamo la ragazza morta in Portogallo raccontando la sua vera storia.

Il morbillo in Portogallo era stato dichiarato eradicato già da tempo. Purtroppo in questi giorni, nonostante le alte coperture vaccinali, tra le più alte d’Europa, un piccolo focolaio che ha colpito soltanto sedici bambini ed adolescenti ha fatto una vittima: una giovane di 17 anni, che non era stata vaccinata. La ragazza è morta per una rara complicanza acuta: una grave polmonite. I soggetti non vaccinati, per quanto in buona salute corrono dei rischi molto gravi quando contraggono il morbillo e per quanto questa sia un’evenienza rara questa possibilità è sempre possibile. Le autorità sanitarie portoghesi hanno offerto tutta la loro solidarietà alla famiglia e hanno spiegato che la rapidità e la gravità del decorso clinico ha reso inutili tutte le misure mediche adottate.

Una grande lezione di civiltà il comportamento delle autorità sanitarie portoghesi che hanno protetto la famiglia dall’assalto dei media. Speriamo che ne facciano tesoro anche le autorità sanitarie e gli esperti degli altri paesi, anche del nostro.

--

--

salvo fedele
Chi più sa… meno crede

pediatra a Palermo; mi piace scrivere, ma cerco di non abusare di questo vizio per evitare di togliere tempo al… leggere (╯°□°)