Il NEJM “letto” e “interpretato” nella mia città: il caso dei due neuro-chirurghi sospesi dal servizio da <architetto & co©>

Premesso che… sono lo stesso senza parole

salvo fedele
Chi più sa… meno crede
3 min readNov 6, 2016

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(P) La premessa

(P.1) Premesso che si tratta di notizia appresa dalla stampa.
(P.2) Premesso che La Repubblica di Palermo non sempre è accurata nella comunicazione dei fatti di cronaca che riguardano la sanità palermitana.
(P.3) Premesso che non ho potuto ancora consultare alcuna fonte diretta.
(P.4) Premesso che proprio qualche ora prima ero rimasto affascinato dalla lettura di un editoriale del NEJM dedicato all’incertezza in medicina e segnalato dal mio amico Luca De Fiore

(N) La notizia

Tutto ciò premesso… ecco la notizia:
(N.1) Due neuro-chirurghi di Palermo (Luisa Grippi e Vincenzo Scaglione) vengono sospesi dal servizio dalla commissione di disciplina dell’Ospedale Civico perché in un caso di adenoma ipofisario si sono resi “colpevoli” di discutere con il paziente la possibilità di una terapia soppressiva farmacologica piuttosto che di quella neurochirurgica proposta in prima battuta dal dirigente del servizio (Natale Francaviglia)
(N.2) La commissione avrebbe votato a maggioranza (3 a 1?) il provvedimento di sospensione. La maggioranza era costituita da Antonio Bono (Architetto), Alberto Marenghini (Medicina, Ospedale Civico), Francesco Di Gesù (Pneumologia, Ospedale Civico). La minoranza era rappresentata da Ugo Rotolo (Nefrologia, Ospedale Civico)
(N.3) Dalla lettura dell’articolo l’unica motivazione nota della “sentenza” espressa dalla maggioranza è quella virgolettata alla fine: <in nessuna struttura sanitaria pubblica o privata italiana o non italiana un medico dello staff discute sulle opportunità terapeutiche con il paziente criticando le scelte fatte da altri professionisti>.
(N.4) Ugo Rotolo ha spiegato la sua motivazione contraria alla condanna con queste parole: <Non si evidenzia alcuna condotta lesiva dell’immagine dell’unità operativa e del direttore, anzi i chirurghi hanno operato nell’interesse primario dello stato di salute del paziente>
(N.5) La commissione si è riunita e ha preso le sue decisioni per effetto di una lettera del giovane affetto dalla patologia in questione “in cui il paziente denunciava lo stato d’animo di angoscia con cui ha affrontato l’intervento a causa delle divergenze diagnostiche [(?)ndr: terapeutiche?] tra i medici”.
(N.6) Qui sotto riproduco l’immagine del ritaglio del giornale del 5 novembre 2016. E qui trovate il pdf per permettervi di leggere ancora più comodamente.

(D) Discussione

(D.1) L’adenoma ipofisario è una patologia complessa che richiede un altrettanto complesso iter diagnostico e strumentale, alla fine del quale l’opportunità di differenti opzioni terapeutiche dipende dai risultati delle indagini endocrinologiche e strumentali, ma ancor più dalle preferenze personali del paziente (decisiva quest’ultima molto più spesso che nella media delle patologie neurochirurgiche)
(D.2) Taluni pazienti non accettano volentieri il ruolo di “decisore” che la patologia di cui sono portatori comporta. Questo genere di pazienti sono facilmente manipolabili a fini medico legali in particolare da chi detiene il potere di fatto nella gestione di strutture complesse. La comunicazione ricevuta viene facilmente reinterpretata e trasformata in una “versione accusatoria”.
(D.3) In qualsiasi modo lo si voglia leggere il virgolettato (non smentito) riportato dal giornale (si veda il punto N.3) è indegno del pensiero medico di un paese civile, seppure ai primi passi del dibattito scientifico sull’incertezza in medicina.

(C) Conclusioni

(C.1) Ha scritto Luca De Fiore, commentando l’articolo citato all’inizio del NEJM, e in riferimento a questo e altri analoghi casi italiani:
“l’assenza di una health literacy sofferta sia dai cittadini (per i quali il camminare incerto del medico è un indizio di disabilità culturale e non di umanità o di complessità irriducibile), sia dai professionisti sanitari che per primi non sanno, o fan finta di non sapere, il verso dove procede il mondo (…) è una priorità assoluta del dibattito medico e culturale contemporaneo”.
(C.2) Sarebbe opportuno che personalità di rilievo della cultura medica palermitana, a cominciare dal professore Luigi Pagliaro (a lungo riferimento e mentore almeno di uno dei due dirigenti medici che hanno espresso questa sentenza) si facessero promotori di una iniziativa pubblica di approfondimento della vicenda e del “background culturale” che ha espresso “la sentenza”.

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salvo fedele
Chi più sa… meno crede

pediatra a Palermo; mi piace scrivere, ma cerco di non abusare di questo vizio per evitare di togliere tempo al… leggere (╯°□°)