Je Suis Charlie

salvo fedele
Chi più sa… meno crede
2 min readJan 10, 2015

Accanto a tanti che hanno condiviso odio ci sono stati tanti che in queste ore hanno condiviso il loro dolore. C’è una grande differenza tra le due cose.

In molte interpretazioni di questi giorni “leggo” poco dolore.

C’è un detto antico nella mia terra che dice “il morto è morto adesso pensiamo ai vivi”. Un detto terribile, che in nome della vita oltraggia la vita. Noi qualche possibilità di riscatto l’abbiamo avuta da quando abbiamo cominciato a provare davvero dolore per i nostri morti.
Non basta, ma si deve cominciare da lì.

La morte di Falcone prima e di Borsellino dopo, fu un “evento” organizzato dalla mafia, non molto diverso da quello che abbiamo visto in questi giorni proprio come capacità di dettare l’agenda mediatica e voglia di “parlare al proprio interno” per ristabilire gerarchie.
Tra le due “organizzazioni” ci sono molte differenze, l’agenda mediatica globale è diversa dalla agenda mediatica “locale”, ma una piccola e terribile “anima” hanno in comune le due organizzazioni e non è necessario che la spieghi.

Il dolore di Caponnetto è “da quel giorno” il dolore della mia vita.
La libertà che mi sono conquistata ogni giorno nella mia terra la devo all’immagine di quel dolore.

Dal dolore può nascere l’odio.
Senza “provare dolore” non nasce però nessun riscatto culturale.
Solo chi ha dimenticato il dolore di quei giorni e di quell’uomo può vivere nella mia terra come se nulla fosse accaduto. E sono tanti.
Questo è il vero problema della nostra “comune civiltà”.

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salvo fedele
Chi più sa… meno crede

pediatra a Palermo; mi piace scrivere, ma cerco di non abusare di questo vizio per evitare di togliere tempo al… leggere (╯°□°)