Il muro di Trump e la Grande Muraglia cinese

Mentre Trump agguanta cazzuola&mattone, la Cina — che di muri se ne intende — cerca di sfruttare la situazione.

Gabriele Battaglia
4 min readJan 28, 2017

Ant Financial, che fa parte del gruppo cinese Alibaba, sta comprando MoneyGram, il principale servizio di money-transfer usato dai migranti messicani negli Stati Uniti per spedire soldi a casa.

È un fatto molto simbolico. Proprio mentre le politiche xenofobe di Donald Trump mettono a rischio i flussi di persone e capitali tra Messico e Stati Uniti, uno dei più importanti conglomerati cinesi — Alibaba è il leader mondiale dell’e-commerce — investe su una compagnia che trae il 10 per cento dei propri profitti proprio da quei flussi. E visto che i cinesi di Grandi Muraglie spettacolari quanto inutili se ne intendono, la mossa fa pensare che Jack Ma — il guru della new-economy fondatore di Alibaba — non creda particolarmente al muro di Trump e alla sua possibilità di ridurre i profitti di MoneyGram. O, in alternativa, che questo sia il momento giusto per comprare a buon prezzo la società di money-transfer. In entrambi i casi, Alibaba ha saputo cogliere l’attimo e, almeno per ora, sembra vincente.

Quando la notizia è stata diffusa, il titolo azionario dell’azienda di Dallas ha guadagnato immediatamente a Wall Street quasi il 13 per cento, mentre la sua principale rivale, Western Union, ha perso più del 19. Evidentemente, i mercati pensano che l’acquisto da parte di Alibaba la rafforzerà, nonostante Trump.

L’acquisizione — ancora da definire — avverrà su una base di 13 dollari ad azione, prezzo giudicato basso da molti analisti. Ma un accordo è visto con favore dagli azionisti di MoneyGram perché ritengono possa proteggerla dagli effetti potenzialmente negativi delle politiche di Trump, in quanto la portata globale di Alibaba può aprirle altri corridoi.

Il neo-inquilino della Casa Bianca appare il vero sconfitto, in questo caso: da un lato, un’altra impresa statunitense passa in mani cinesi, apriti cielo; dall’altro, la stessa impresa potrà continuare a offrire servigi alla sua clientela messicana perché ormai al riparo da tracolli grazie agli investimenti di Alibaba.

In questi giorni, si è parlato molto del rapporto tra la Grande Muraglia cinese e il muro anti-messicano di Trump, anche perché fu proprio lui, nel 2015, a tirare in balloil leggendario precedente storico per dire, in un tweet, che se ci sono riusciti loro, i cinesi, perché non dovremmo riuscirci noi? «La Grande Muraglia cinese, costruita 2000 anni fa, è lunga 13.000 miglia, gente. … E non avevano … trattori, non avevano gru, non avevano macchine per il movimento terra». Tanto più che il «suo» muro — sosteneva — sarebbe stato molto più corto di quello cinese, suvvia.

Così è, infatti: tutti i pezzi di Grande Muraglia costruiti nei secoli si snodano per un totale di 21mila chilometri circa, secondo gli ultimi rilevamenti; il muro costruito da Trump sarà lungo meno di 2mila, considerato che esiste già una recinzione di circa mille chilometri.

Esistono però due possibili analogie.

La prima è che a pagare entrambe le grandi opere saranno soprattutto i contribuenti: la cifra compresa tra i 15 e i 25 miliardi di dollari che si stima possa costare il muro di Trump arriveranno, come nella Cina antica, dalle tasse. Trump ha promesso di farla pagare ai messicani, con una tariffa del 20 per cento sulle merci importate negli Stati Uniti da quel Paese, ma non considera che, da una parte, tale tariffa graverebbe soprattutto sui consumatori finali al di qua (per lui) del muro e che, dall’altra, ampi settori dell’industria statunitense — per esempio quella dell’auto — dipendono da semilavorati e pezzi di ricambio importati a basso prezzo dal Messico.

La seconda analogia è che, come la Grande Muraglia cinese, anche quella di Trump sarà probabilmente inutile. Così come i cosiddetti «barbari» continuarono a invadere la Cina nel corso dei secoli — e ne diventarono parte, ne condivisero le sorti, ne presero i costumi e l’organizzazione amministrativa — è difficile pensare che nell’epoca della globalizzazione basti un muro per arrestare le migrazioni umane.

Resta il significato simbolico: grandezza, nel caso della Cina antica; non necessariamente lo stesso, nel caso di Trump.

di Gabriele Battaglia

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Gabriele Battaglia

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