In che modo un condominio può ridare un nuovo volto a una strada di periferia

Co-City Torino
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4 min readJun 17, 2018
Credits: Repubblica Torino

Arrivando dal trafficato Corso Novara, la stretta Via Mottalciata appare come un’anonima stradina di periferia stretta tra palazzoni ed ex-edifici industriali che ricordano il solido e variegato passato industriale della città. Lì dove sorgeva lo stabilimento produttivo della Persol, a pochi passi dallo Scalo Vanchiglia in perenne attesa di rigenerazione, svettano due palazzoni costruiti negli anni Sessanta che ospitano quasi 150 appartamenti abitati soprattutto da famiglie arrivate dal Sud. A questi vecchi residenti si sono aggiunti negli anni bancari, creativi, famiglie straniere e studenti della vicina Facoltà di Lettere andando così a comporre un microcosmo di socialità che però non trova spazi comuni per esprimersi.
La mancanza di spazi pubblici o luoghi di ritrovo è una delle cose più visibili di questa piccola via, un tempo privata e ancora priva di marciapiedi, panchine o luoghi in cui poter vivere una strada ridotta essenzialmente a parcheggio. L’assenza di aree verdi nelle zone circostanti non aiuta a rendere più vivibile la zona ma rappresenta un ulteriore elemento di spinta per una rigenerazione dal basso della zona, promossa grazie a Co-City dall’impegno di due studi di architetti situati all’inizio di Via Mottalciata.
A partire dalla riqualificazione energetica dell’immobile avviata negli ultimi anni e dall’amministrazione di questi due enormi condomini, i soci dei due studi di architetti hanno progressivamente avviato un lavoro collaborativo sugli spazi comuni, in collaborazione con la vicina Galleria d’arte contemporanea Franco Noero, posta sulla stessa strada.

Le opere d’arte che rilanciano la strada

Posizionare questa piccola arteria di Barriera di Milano tra gli angoli nascosti da scoprire in città è stato l’obiettivo di un lavoro che ha coinvolto anche artisti come il venezuelano Arturo Herrera, che nel 2016 ha reso le tende della facciata un’opera d’arte collettiva intitolata “Soave sia il vento”, contribuendo a ridare colore e senso dello spazio agli abitanti dell’enorme condominio. L’opera d’arte, ancora in parte visibile, non ha soltanto contribuito a dare un’inaspettata visibilità internazionale a questa strada di periferia ma ha anche favorito un senso di appartenenza tra i suoi abitanti, che hanno scelto di autorappresentarsi e raccontarsi in una mostra fotografica intitolata “Stanze”, inaugurata a marzo 2018 nel cortile dell’edificio e ospitato in un piccolo spazio libero al pian terreno. Gli scatti di Alessandro Albert ritraggono la quotidianità di alcuni dei residenti e delle loro abitazioni, mostrando nelle istantanee i cambiamenti sociali e demografici avvenuti nel corso degli anni e raccontando i veri protagonisti di questa azione di rigenerazione urbana che parte dal basso.
Dalla coppia di anziani alle studentesse fino ai lavoratori e alle famiglie straniere, la mostra racconta la grande varietà umana e sociale che alberga in appartamenti quasi tutti uguali fra loro ma che rappresentano la cornice di un patrimonio umano messo in luce grazie alla collaborazione tra artisti, architetti e società immobiliare proprietaria dello stabile.

Un nuovo rapporto tra gli spazi


Il Patto di collaborazione che sarà realizzato nell’ambito di Co-City costituisce un ulteriore elemento di valorizzazione di questo pezzo del quartiere, a partire dal ripensamento del sistema composto da condominio, spazi e strada.
“Via Mottalciata si trova in una zona in grande trasformazione, che avviene in una dimensione di coinvolgimento su cui abbiamo fortemente puntato negli ultimi anni” spiega l’architetto Federica Castiglioni.
La realizzazione di nuovi spazi verdi temporanei capaci di arricchire la strada con l’installazione di piante, erbe aromatiche e piccoli presidi verdi di cui gli abitanti possono avere cura rappresenta un’azione di urbanismo tattico sul modello delle open street, in grado di ridare vita alla strada in maniera inclusiva e comunitaria. Il coinvolgimento della moschea Imam Malik, posta sulla stessa strada, costituisce un elemento importante per garantire anche ai residenti stranieri di sapere cosa accadrà lungo Via Mottalaciata e partecipare attivamente alla realizzazione di uno spazio pubblico condiviso, di cui bambini, famiglie ed anziani possano riappropiarsene.
“Co-City viene percepito come un’occasione per rendere la strada più verde, riscoprendo un canale che anticamente attraversava la via e realizzando aiuole e spazi che possano limitare la presenza di automobili, riattivando allo stesso tempo gli abitanti di questi condomini” sottolinea l’architetto Manuel Ramello, responsabile del progetto.
Una forma di riuso innovativo che guarda a quanto sta accadendo a Barcellona e in altre città globali, contribuendo a rendere una delle strade in cui è ancora visibile l’eredità architettonica del passato industriale della città, con casette basse ed ex fabbriche da riqualificare, in un laboratorio che può fungere da ispirazione ad altre vie della città.

Gli spazi e lo spirito di comunità

La realizzazione del Patto non sarebbe però possibile senza la riattivazione di quel senso di comunità e di identità della zona, che le tende artistiche di Arturo Herrera, i recuperi mirati degli spazi esistenti e da ultimo la mostra fotografica Sguardi hanno favorito in maniera decisa negli ultimi anni.
“Dalle reazioni delle persone alla presentazione della mostra — spiega Ramello — mi sono accorto che hanno iniziato a conoscersi e a rispettarsi”.
Il racconto per immagini come elemento decisivo per definire l’identità e lo spirito di conservazione di una parte di quartiere che si percepisce come un piccolo centro storico e che non ha bisogno di grandi azioni di riqualificazione, come quelle previste da tempo sullo Scalo Vanchiglia, per avviare azioni spontanee di rilancio.
La voglia di utilizzare gli spazi pubblici per uscire dall’isolamento e dall’abbandono, di riappropiarsi di luoghi percepiti essenzialmente come zone di transito ma vitali per ricreare il senso di comunità e di appartenenza. A Via Mottalciata si sta sperimentando questo e tanto altro, con l’avvio di un percorso di co-progettazione che sarà vitale per ripensare l’intero futuro di questo angolo di Barriera di Milano.

(Reportage a cura di Simone d’Antonio)

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