La perfezione nel mondo Trans*

Diego Angelo
Collage Mag
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12 min readJan 26, 2017
Immagine tratta dal film ‘Il Cigno Nero’ / ‘Black Swan’ (2010)

È un tema molto delicato ed importante quello della perfezione nel mondo transgender. Ho quindi chiesto agli utenti di due gruppi AMA (Auto Mutuo Aiuto), uno del Circolo Culturale TBGL Harvey Milk ed uno dello Sportello Trans ALA Milano Onlus, di scrivere cosa fosse per loro la perfezione.

Sono usciti importanti e significativi spunti di riflessione: ecco le voci di coloro che hanno voluto partecipare a questa iniziativa.

Loredana

La perfezione per me è il perfetto allineamento fra ciò che si vuol essere e ciò che si è. Va da sé quindi che la perfezione sia soggettiva in quanto ognuno di noi ha una sua diversa visione idealizzata. L’idealizzazione di sé, inoltre, può variare nel tempo e questo rende la perfezione ancora più fluida.

Potremo mai raggiungere la nostra personale perfezione? Penso di sì, in maniera più che accettabile. Proprio perché la perfezione non è un orizzonte oggettivo, ma un obiettivo soggettivo. I canoni di collimazione possono essere adeguati e si può arrivare ad un compromesso fra realtà ed aspettative.

La perfezione di noi stessi è forse l’unica perfezione raggiungibile in questo mondo imperfetto per assioma.

Entrando nello specifico personale, l’iniziale ricerca della perfezione è stata influenzata da quello che per me era lo stereotipo di donna cisgender desiderata dai maschi. Poi, sperimentandomi nel ruolo, ho capito che non era quello che volevo raggiungere. Alcuni tasselli combaciavano, ma altri no. Nacque così, a poco a poco, un nuovo modello di perfezione da raggiungere, che nel mio caso specifico iniziò a delinearsi in una persona ibrida femminile.

Ho raggiunto la perfezione? Nel momento stesso in cui dico sì, creo un nuovo obiettivo di perfezione, più perfetto! Ma questo non è frustrante, in quanto non mi sento di muovermi verso la perfezione, ma dentro la perfezione.

Concludendo direi allora che la perfezione è un obiettivo personale: sta quindi a noi porci un obiettivo reale e raggiungibile. Fare altrimenti vorrebbe dire condannarci all’infelicità.

Un vaso Kintsugi, che rappresenta il pensiero di Loredana: la perfezione risiede nelle imperfezioni

Giulia

Io penso che ognuno di noi sia perfetto, al di fuori di ciò che si è esteticamente.
Certo, apparire come una persona bio sarabbe una cosa stupenda, però, forse, siamo noi stessi ad ostacolarci anche sull’aspetto visivo, non rendendoci conto che siamo speciali per quello che siamo.

Nel mio percorso mi trovo ancora stressata dagli psichiatri/psicologi dell’ospedale Niguarda, perché mi hanno etichettata come fragile emotivamente, anche se questa mia fragilità non è altro che il frutto della mia immaginazione parallela.

Ho degli sbalzi d’umore causati dal percorso, perché proprio non mi vedo come donna biologica e, ritornando al discorso di prima, so benissimo che sarebbe un sogno e devo imparare a ricordare che, nonostante tutto, sono nata in un corpo da uomo e non sarò mai una donna biologica.

Alla fine ho capito che non mi interessa tutto questo, perché nessuno mi leva il diritto di vivere la mia vita da donna.

Andrea

‘C’è una crepa in ogni cosa. È da lì che entra la luce’

Io sono all’inizio del mio percorso di transizione e l’unica cosa che so è che il mio corpo non mi rappresenta.

Se dovessi pensare ad un corpo perfetto è chiaro che penserei al corpo di Roberto Bolle o di Brad Pitt, ma poi mi chiedo: ‘Sarebbe davvero la perfezione per me?’. La risposta è logica: no. Anche perché non è possibile modificare un corpo così diverso. Ma anche se fosse possibile, quel corpo non mi rappresenterebbe, così come non lo fa quello che ho.

Sul retro del libro Madri, comunque di Serena Marchi c’è scritto: ‘Siamo al mondo per essere veri, non perfetti. E per amare.’

Ebbene, per me questo vuol dire che dovrò cercare di essere il più vero possibile, il più possibile me stesso, sempre di più, avvicinarmi al punto in cui ciò che mi sento di essere sarà rappresentato anche all’esterno nel mio aspetto, nei limiti del possibile.

Non so dove questo percorso mi porterà, non so dove mi fermerò, so solo che starò bene e mi sentirò sempre più me stesso. Questa sarà la mia perfezione.

Laura

Perfezione significa compimento: è l’etimologia. Anche nel diritto si usa questo significato: un contratto concluso si dice ‘perfezionato’.

Non avevo un’idea precisa di perfezione della mia immagine femminile, quando questa era ancora futura. Immaginavo, anzi, che il risultato sarebbe stato insoddisfacente e misero.
Mi guardavo alla specchio e pensavo sarcasticamente: ‘E così tu vorresti essere una donna?’.
Ci ho provato lo stesso, perché non avevo alternative. Le cose sono andate meglio del previsto e siano benedetti il mio pessimismo e la mia diffidenza.

Lo chiamo ‘il mio piccolo miracolo personale’.

Questa è la mia perfezione, il che non significa che io sia una bella donna, tutt’altro, ma nell’accezione di compimento per me ci siamo.

Sono una donna per tutti, e questo per me è davvero ‘perfetto’.

Una scena tratta da ‘The Danish Girl’ (2015)

Guido

Le persone sono sempre in cerca di perfezione. Quando raggiungiamo ciò che pensavamo fosse la perfezione ci accorgiamo che realmente perfetta non è.

La perfezione è come un sogno. Il sogno è bello e rimane bello fino a quando non viene realizzato. E nel momento in cui si realizza si spegne e ci serve un altro sogno.

In fondo ciò che ci spinge in avanti è cercare di realizzare un sogno, qualsiasi esso sia (aspetto fisico, obiettivi nel lavoro, una famiglia o l’anima gemella).

Ognuno di noi è come un ingrediente: chi più aspro, chi più dolce, chi più tenero, chi più deciso. Una ricetta perfetta è un insieme di tutti questi ingredienti. Non a caso cerchiamo quello che ci manca negli affetti (genitori, compagni e figli).

Ci si accorge di aver raggiunto la vera perfezione solo quando si riesce a sorridere serenamente davanti ad uno specchio e davanti gli altri (amici o nemici che siano).

Spero di non essere per mia figlia perfetto in molte cose ma, che riesca a vedere, invece della perfezione, le qualità (anche quelle poche che ho).

Chi è perfetto non ha la capacità di affrontare tante cose mentre chi ha qualità sa rialzarsi sempre e sopravvivere.

IsaLea

Ho dovuto combattere con la paura che non fosse perfetto ed ho rischiato di non scriverlo, quindi, abbasso la paura e la vergogna e spero nel mio piccolo di essere chiara.

Cosa è per me la perfezione?

È il perfezionismo, lo sporco che imbruttisce tutto se non risponde esattamente al mio standard elevatissimo e non mi da quell’emozione fortissima di appagamento che mi affama.

È quel sentimento di vergogna, che nei primi mesi di ormoni mi hanno portata a non voler uscire di casa per la vergogna di mostrare il mostro che credevo di essere: un ragazzone secco con la barba e le extension che portava i tacchi, ridicolo o ridicola (allora non sapevo definirmi ancora).

È la testardaggine che mi ha portato a sopportare dolori simili a torture, per i tacchi ostentatamente altissimi, le gambe gonfie come gommoni, ma mai più senza, perché un donna perfetta porta i tacchi con disinvoltura ed io dovevo essere perfetta.

È la compulsione di acquisti sfrenati di cose femminili, perché se non posso avere le tette, se devo sopportare la barba, se tutti mi dicono ‘ci vuole tempo’, allora io il tempo lo devo bruciare per le cose che posso prendere subito e niente più dell’acquisto di un vestito o di un trucco, di migliaia di trucchi, collant e tacchi mi dava e mi dà questa sensazione, con il risultato del portafoglio vuoto come la mia anima mai sazia.

È il tempo perso davanti allo specchio a provare e riprovare il trucco, la pettinatura; i video su YouTube su come fare tutto; pensare a cosa mettere e a cosa mi avrebbe messo al centro dell’attenzione, fatta notare.

Non ci sono ancora riuscita, ma in cambio ho pensato che la magrezza, almeno quella, sarebbe stata la chiave perfetta per la mia femminilità, alimentando la mia anoressia ormai atavica.

È la solitudine, perché io non posso uscire o farmi vedere se non sono perfettamente femminile o femminilizzata secondo quello che credo debba fare ‘per forza’ una donna.

E se poi mi ricordassero così?

Se un eventuale pretendente mi vedesse prima e dopo? Mi offenderebbe perché sono imperfetta e mi odierebbe!
Allora no, meglio a casa, sola, dove posso essere liberamente struccata e ancora mascolina, piuttosto che perdere opportunità.
Purtroppo a questo credo ancora e mi manca tantissimo la socialità, flirtare e amoreggiare come tutti, senza pensare a chi essere e cosa dover essere.

È sofferenza, lacrime, notti insonni, pensieri fissi di imperfezione che non mi abbandonano per motivi puramente esteriori e ricerca di approvazione.

Cosa non è per me la perfezione?

Non è il passing a tutti i costi, cercando di ingannare me e gli altri.
Non è avere un seno nuovo o fare la vaginoplastica o avere il nasino alla francese, perché non mi vedo con le protesi e soprattutto non ho disprezzo del mio pene, di certo non lo amo, ma mi risulta abbastanza indifferente in questo momento.

Meryl Streep in ‘La morte ti fa bella’ / ‘Death Becomes Her’ (1992)

Adesso la giostra in cui giravo come una pazza ha rallentato un po’, senza motivi specifici, ma probabilmente perché ho capito chi ero e chi orgogliosamente ho la potenzialità di essere, perché mi sono resa conto che sono semplicemente una donna trans, cioè una donna nata uomo che con coraggio ha deciso di affrontare un’avventura straordinaria per essere se stessa.
Non alla ricerca della felicità, ma solo di un appagamento, di un’onestà personale, di una naturalezza nei movimenti, nei modi e nello stare al mondo.

Io voglio essere femmina socialmente, nella vita, nel presentarmi al mondo.
Voglio banalmente fare cose da donna, perché sento che mi appartengono. Voglio un lavoro da donna, abbassando ogni lotta femminista di parità.

Nella mia transizione non ho mai visto la panacea di tutti i miei mali né la morte dei miei demoni. Forse all’inizio pensavo che da donna sarei stata felice, invece no.

La transizione è solo una corazza contro cui combattere le proprie guerre, una forza ostinata e ostinante che ridimensiona i grandi problemi in piccoli passaggi fastidiosi da superare perché ho questo, quello, quell’altro da fare, un programma fitto da qui ai prossimi 5/6 anni.

Da trans credo di avere le armi per affrontare la vita e la vita c’è, con tutte la sue imperfezioni dolorose: i soldi, il lavoro, la tristezza e la noia, le visite mediche, la curiosità morbosa, ma le metto in conto e vado avanti.

Mi sveglio al mattino chiedendomi se riuscirò a piacermi e farmi piacere, se si accorgeranno dello sforzo, se sarò addirittura migliore di una donna biologica, più osservata. E questa domanda dura fino a che l’opera di costruzione non è finita ed esco di casa.

Perché non esiste un modo perfetto per essere Trans, ma credo fermamente che ognuno è Trans a modo suo.

Alex

La perfezione. L’associo ad obiettivi: nella vita, nel lavoro, nei sentimenti.

Da piccolo la perfezione era mio nonno: sempre in bottega a lavorare, sporco, la sigaretta in bocca. Mi ricordo che mi insegnava a tirare bene la colla, ad avvitare. Io lo guardavo ed era per me un idolo, la perfezione in quel momento. E sotto questo aspetto so di aver raggiunto la mia perfezione: ogni volta che vado in bottega mi sento a casa. Ecco, questa è un’altra parola che io associo alla perfezione: casa.

Da quando sto insieme a Tiziana ho raggiunto un’altra perfezione. Lei è sicuramente la parte che mancava in me.

E poi arrivo alla perfezione fisica: io vorrei un fisico da nuotatore, ma mi mancano minimo 20 cm, i muscoli ed un fisico statuario, quindi per questo ho cambiato il mio ideale. Soprattutto perché penso che la mia tartaruga sulla pancia si sia capovolta e sia andata eternamente in letargo!

La mia perfezione ci sarà quando guardandomi aĺlo specchio finalmente dirò: “Buongiorno Alex, benvenuto al mondo. Vai e spacca tutto.”

Tiziana

La perfezione per me è riuscire a superare gli ostacoli che la vita mi mette davanti.

Riuscire a guardare il dolore e la rabbia con indifferenza e riuscire a trasformare il negativo in positivo.

La perfezione è il sorriso, una curva perfetta che esprime la perfezione della felicità. La perfezione è l’unione della famiglia, nonostante i momenti negativi.

La perfezione è prendere i miei fallimenti e trasformarli in obiettivi.

Leo

La perfezione.
Per me è sempre stato, nel percorso di transizione, il raggiungimento del proprio equilibrio, verso se stessi e nelle relazioni con gli altri.

Antonia

Perfezione. ‘Il grado qualitativo più elevato, tale da escludere qualsiasi difetto e spesso identificabile con l’assolutezza o la massima compiutezza.’

Ho sempre avuto delle resistenze nei confronti dell’utilizzo di questo termine e del suo significato, sia sulla mia vita privata e pubblica, sia sul percorso di transizione. Perché penso che tutto sia ancora perfettibile.

Mi sento di essere continuamente in transizione, in continua evoluzione, in continua crescita. Quindi mi sento imperfetta e in questa imperfezione riesco a trovare il mio equilibrio psicofisico, anche se non è facile raggiungerlo, perché sono una persona che si mette continuamente e quotidianamente in discussione. A volte penso di essere una persona complicata.

So solo che cerco di vivere la mia vita intensamente dando il meglio di me stessa, ogni giorno come se fosse l’ultimo giorno.

Elena

La perfezione.

Quando andavo alle elementari la perfezione per me era mio padre, sapevo di non essere come lui, ma era il mio idolo: lui sapeva fare tutto e lo faceva in modo ineccepibile, non sbagliava mai.

Crescendo, quando ancora non mi davo pace e non capivo perché non ero come i miei amici, non avevo nessuna idea di perfezione, perché tutto ciò che mi riguardava era sbagliato: vedevo gli altri svilupparsi in un determinato modo ed io non mi vedevo fare gli stessi progressi, quelli che io allora ritenevo importanti per far parte del gruppo. Tutto era imperfezione allo stato puro, per definizione.

Cresciuta ancora un po’ (quando forse inconsciamente sapevo chi ero), mentre vedevo che la mia forma non corrispondeva alla mia sostanza, la perfezione era rappresentata da un mondo in cui le persone non avevano alcuna caratteristica che le potesse distinguere sessualmente.
Un mondo senza classi, senza definizioni, senza diversità, senza sessi (due, tre, cento...).

Credevo che in un mondo così avrei smesso di sentirmi diversa ed inadeguata, perché saremmo stati tutti uguali, indistinguibili.

Nel momento della consapevolezza, spaventata da ciò che avrebbe potuto significare un cambiamento estetico, ho pensato che il vero traguardo non fosse essere indistinti ma far valere la propria essenza indipendentemente dalla propria forma, ognuno con le proprie peculiarità, quindi pensavo che la perfezione dovesse essere un mondo di pure essenze diverse una dall’altra, indipendenti da una forma corporea, addirittura senza alcuna forma fisica.

All’inizio della mia terapia ormonale quando il mio corpo ha cominciato a cambiare, ho compreso l’importanza dell’avere un aspetto coerente con la propria identità che portasse gli altri a riconoscermi per quella che sentivo di essere.

Volevo essere la mia idea estetica di me, ma mi sono dovuta scontrare con la realtà ovvero con i limiti del mio corpo, che non sarà mai come lo vorrei.

Quindi dire cosa sia la perfezione diventa difficile oggi, forse un po’ tutte le cose che nel tempo ho pensato: non è una persona né un gruppo, non sta nella forma come pure non vive di sola essenza, forse la perfezione è una mescolanza di varie imperfezioni, in continuo divenire, che porta serenità.

Gianmarco

La perfezione esiste? No, fortunatamente, per una serie di motivi.

Primo fra tutti il fatto che questo consente di poterci sempre sperimentare alla ricerca di qualche cosa che meglio corrisponda alle nostre esigenze.

Oggettivamente è impossibile essere perfetti perché, mutevolmente, il nostro corpo, le nostre aspettative, le nostre intuizioni su noi stessi, i nostri desideri cambiano nel tempo e quindi, ciò che potrebbe essere magari considerato perfetto in questo momento, potrebbe non esserlo più tra qualche anno.

L’assenza della perfezione, oltre che reale limite dell’essere umano, ritengo sia importantissima, perché è anche quella che ci consente di stupirci, sbalordirci e godere dei cambiamenti che sopraggiungono.

Se fossimo perfetti non avremo più nulla da scoprire, nulla da raggiungere, nulla per cui lottare, essere emozionati, entusiasti o commossi.

La presa di coscienza di un’impossibilità di raggiungere la perfezione credo che sia altresì fondamentale perché, se pensassi che esistesse realmente e di poterla raggiungere, inizierei sicuramente una guerra senza fine verso un’irraggiungibile felicità che avrebbe, come conseguenza finale, la delusione di aspettative ed un senso incurabile di inadeguatezza.

La perfezione quindi, per me oggi, non oggettivamente intesa, ma soggettivamente sottesa, sta nell’equilibrio tra aspettative, desideri, lotta, raziocinio, impegno, perseguimento di obiettivi e realizzazione di sogni alla ricerca di un attimo, anche fuggente, di serenità e di pace interiore.

Kenneth Branagh e Robert De Niro in ‘Frankenstein di Mary Shelley’ (1994)

Emanuele

La perfezione spero non esista, anche perché per me il troppo stroppia. L’importante è raggiungere un equilibrio per cui si stia bene con se stessi e con tutto il resto del mondo.

Zoé Héran in ‘Tomboy’ (2011)

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