Perché faccio meditazione

Collage Mag
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3 min readNov 29, 2017
Foto di Ben Blennerhassett (fonte: Unsplash)

Si fa meditazione per tanti motivi. Io la faccio per avere esperienza di me, ascoltare il silenzio interiore, dare importanza al qui e ora.

Quante volte durante il giorno vi capita di fermarvi e pensare al vostro respiro o al vostro battito cardiaco? Io, prima di incontrare la meditazione, non lo facevo mai.
Capitavano momenti in cui avevo bisogno di placarmi, e quindi mi affidavo ai
cari vecchi respiri profondi, ma non mi ero mai davvero soffermata sulla cosa.

Ho poi capito, attraverso la meditazione e facendo il pranayama ogni mattina appena sveglia, quanto nell’aria che respiro ci sia energia e vitalità e quanto questo mi faccia davvero bene, fisicamente e mentalmente, nella vita di tutti i giorni.

Faccio meditazione dal marzo 2017 e, come tutte le cose, mi è capitata: ero a casa di un amico e ho trovato su un tavolo la brochure di un corso,
totalmente gratuito, dedicato alla pratica e presente in tutta Italia. Era da tempo che pensavo di provare a fare un corso simile, ma poi l'idea si era persa nei meandri della velocità quotidiana e di quelle che ritenevo fossero “cose più importanti”.

Ora invece sento che non c’è niente di più importante del capire chi realmente sono, del cercarmi perché mi sento cambiata, del ricongiungermi con quella che ho sempre pensato fosse la mia natura, lontana da tante cose che vivo quotidianamente. Probabilmente sono ancora lontanissima dal raggiungere questi obiettivi, ma di passi in avanti ne ho fatti molti in questo ultimo
anno, come mai prima.

La meditazione è una delle cose più difficili che abbia mai fatto, e che attualmente faccio, nella vita. Non ci vuole solo concentrazione, ci vuole metodo, frequenza, pazienza e, soprattutto, occorre avere ben chiaro perché la si fa: risvegliare la coscienza. Nella vita si tende a utilizzare il 3% di quello che è il proprio spirito, il proprio “Io” più reale.

Di default, non si è se stessi. Il centro più puro, vero, sincero e spontaneo è circondato da un’immensa nebulosa, che porta a vivere come se si fosse addormentati, come se non si fosse davvero in sé. Riuscire a far esprimere questo centro "addormentato" può provocare una consapevolezza migliore di noi e del mondo, che porta a quello spazio profondo, vuoto e silenzioso che nel brusio della vita è difficile ascoltare. Può aiutare ad essere più spontanei. Ad avere meno paura di prendere decisioni, a capire quali sono le cose importanti nella vita, a sentire meno panico.

Non è facile e ci vuole tanto tempo da dedicare alla pratica: bisogna scegliere uno spazio adatto (e che possibilmente sia sempre lo stesso), prendersi del tempo, dedicarsi alla pratica senza aver impegni imminenti che agiterebbero il pensiero e influirebbero sulla concentrazione, trovare la posizione, rilassare il corpo, iniziare a respirare e concentrarsi, cercando di evitare pensieri e distrazioni, tornando a focalizzarsi di volta in volta sul “qui e ora”.

È importante non aspettarsi dei risultati nel breve periodo, tanto quanto è importante essere costanti.
Il resto lo si sentirà, e parlo di “sentire” perché è proprio quello che
capita: lo si percepisce.

Da qualche mese, oltre alla meditazione quotidiana mi dedico al controllo del respiro, il pranayama, appena mi sveglio. Mi siedo sul letto a gambe incrociate, sveglio con calma il corpo facendo degli esercizi lievi, capisco dove sono e inizio, subito, gli esercizi di controllo del respiro.

In tanti mi chiedono a cosa serve e perché lo faccio. Io rispondo sempre che, da quando faccio meditazione, mi sento distesa, come se avessi più spazio nel cervello per ascoltare, metabolizzare, rispondere.

Mi sento molto più calma e aspetti della vita quotidiana che prima mi davano fastidio, ora mi colpiscono meno. Mi sento più comprensiva e meno nervosa, più sincera con me stessa. Se sia merito o meno della meditazione, non lo so, ma da quando ho esperienza di me (e questo è un aspetto per cui devo ringraziare il respiro e l’ascoltare il silenzio interiore) e da quando mi ascolto, decidere di fare o non fare determinate cose mi viene molto più spontaneo. Finalmente, non ho paura.

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