#Perfect: come sfuggire alla perfezione dei social
Quando i filologi devono ricostruire un testo originale a partire da una serie di manoscritti, lo strumento più utile al loro scopo è l’errore. Sono gli errori, le imperfezioni, le sviste contenute nelle copie che rendono possibile risalire al testo più simile a quello pensato dall’autore. Senza errori, la filologia non sarebbe mai esistita e purtroppo di Dante o di Ariosto si conoscerebbe solo la fama e non le opere. La filologia è solo uno dei campi del sapere umano in cui l’errore ha più importanza della perfezione: basti pensare alla scienza, all’informatica, alla cucina.
La nostra società ha dimenticato il fondamentale valore dell’errore, concentrata com’è sul mito della perfezione.
Il mondo digitale in cui siamo immersi è una continua corsa alla perfezione: i social network sono il filtro ideale per mostrare le nostre vite perfette, o almeno per farle sembrare tali.
I social sono una vetrina per la nostra parte migliore, quella più brillante, più colta, che ha più amici, che possiede gli oggetti più costosi. Basta un’inquadratura giusta per eliminare l’errore, a cui si può porre rimedio facilmente con una qualsiasi app di fotoritocco. Molte persone sfruttano questo meccanismo per aumentare e consolidare la propria fama, come le celebrity, o addirittura per costruirsela.
I cosiddetti “influencer” sono personalità del web che si sono guadagnate la propria fama attraverso i social network, postando immagini delle loro vite apparentemente perfette. Molti di loro hanno un aspetto molto curato, un infallibile fiuto per la moda, conducono una vita sfarzosa circondata da amici di successo, viaggiano per i quattro angoli del pianeta, vengono a contatto con i VIP.
Ma è davvero così?
La loro è davvero una vita perfetta?
Strappare il velo di Maya
Il filosofo tedesco Schopenauer, nel suo “Il mondo come volontà e rappresentazione”, coniò l’espressione “velo di Maya”, una metafora molto efficace per esprimere quella patina che condiziona la nostra vita. Il velo è una specie di pellicola opaca che avvolge la realtà, rendendola illusoria e ingannevole, come se fossimo costretti a osservare il mondo esterno dalla tenda della finestra del salotto.
I social sono, per modo di dire, una pesantissima tenda di velluto. Ci invitano in continuazione a mettere filtri, ad aggiungere adesivi e simpatiche didascalie per abbellire e rendere più interessante quella che è già una rappresentazione fittizia della realtà.
Se già noi “comuni mortali”, con il nostro piccolo gruppetto di follower, cerchiamo di presentare la migliore versione di noi stessi, figuriamoci chi ogni giorno deve, per lavoro, accontentare migliaia di persone che hanno delle aspettative che non possono essere disattese.
Gli influencer devono apparire sempre in forma smagliante, anche se hanno un brufolo enorme sul naso o la febbre a quaranta.
È davvero questo quello a cui aspiriamo?
Sono questi i modelli che vogliamo?
Non è tutto oro quello che luccica
A meno che voi non siate dei santoni zen che vivono in una grotta sulle pendici di un altissimo monte, è del tutto normale che ogni tanto proviate invidia per qualcuno. Qualsiasi sia la vostra passione, ci sarà un influencer che possiede quell’oggetto che tanto desiderate, ma che non vi potete permettere. Quella deliziosa mini bag di Gucci, quella Mercedes potentissima, quel cane di razza costosissimo che sembra un peluche.
“Magari potessi averli anche io”.
Basta conoscere un minimo il meccanismo del social media marketing per scoprire che, molte volte, gli oggetti che gli influencer postano su Instagram non sono nemmeno di loro proprietà. Uno scatto e via, da restituire all’azienda che li presterà al prossimo blogger.
Meglio un paio di scarpe griffate del numero sbagliato da fotografare e poi restituire al mittente o meglio continuare a sognarle?
Pretty Hurts
Una volta svelate le bugie dei social, è facile cadere nella trappola dello scetticismo.
Allora tutto quello che vedo su Instagram è falso?
Allora se uso i social sono un bugiardo?
Certamente no.
Facebook & co. sono un meraviglioso passatempo, un prodotto della nostra società che è inutile, se non dannoso, ignorare o demonizzare.
Il punto è: quanto sono dispost* a mettermi in gioco?
Quanto voglio essere sincer* e dare di me un’immagine sì positiva, ma reale?
Nessuno di noi è perfetto, nemmeno i blogger che sembrano esserlo. Anche loro sono esseri umani, nella loro multiforme e sorprendente imperfezione. Sono sempre più gli influencer “pentiti”, che denunciano il carattere fittizio che si cela dietro le loro vite perfette, comandate a bacchetta dalle aziende che li ingaggiano.
Molti di loro raccontano storie di estrema infelicità, di pasti saltati, di amici persi in cambio del commento entusiasta dei propri follower: “Sei la perfezione!”.
Come lasciarsi andare? Per prima cosa, si deve cercare in prima persona di sfuggire dal meccanismo:
- Provare a postare delle foto senza filtri, ad esempio, può essere un primo passo
- Disattivare temporaneamente le notifiche per non dipendere dal conteggio dei like
- Smettere di fare confronti con le vite artefatte di chi per lavoro, con l’aiuto di un team specializzato, si occupa di vendere la propria esistenza
Ricordate, un filologo non se ne fa niente di due testi perfettamente identici. Senza errore, senza imperfezione, non siamo niente.
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Ecco alcuni profili Instagram che vi aiuteranno a scoprire un’altra faccia dei social network, una faccia più disincantata, ironica e positiva:
filthyratbag Celeste Mountjoy è una giovane artista di Melbourne che con i suoi fumettini al vetriolo mette nero su bianco tanti problemi dell’adolescenza, dal sesso alle passioni politiche.
mrpimpgoodgame è un uomo che ogni giorno pubblica selfie posando con la stessa identica espressione, ovviamente molto buffa.
manrepeller è una webzine diretta e fondata da Leandra Medine, autoironica e femminista esperta di moda che con i suoi eccentrici consigli vi incoraggerà a trovare il vostro stile personale.
cookingforbae è l’account perfetto se siete stanchi di vedere alimenti irrealisticamente perfetti e immacolati su Instagram e Pinterest. Qui il cibo è brutto, unto e le foto si fanno col flash.
rookiemag è una webzine fondata da Tavi Gevinson, che pubblica contenuti scritti da e pensati per giovani creative.
littlelizziev Lizzie Velasquez è una speaker motivazionale che si occupa di bullismo e self confidence. Recentemente si è ribellata all’utilizzo di sue immagini per la creazione di meme “divertenti”.