Club To Club: tutto il mondo è a Torino

A distanza di un mese e mezzo abbiamo guardato il Club to Club 2016 con gli occhi di Massimiliano Trevisan

Isacco Zuffellato
Collettivo Zero
7 min readDec 25, 2016

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Club To Club Festival

Dal 2 al 6 di novembre Torino ha vissuto l’edizione 2016 di C2C; non solo, come ci si potrebbe aspettare, appassionati della zona o di regioni limitrofe, ma un vero e proprio esodo verso la città della Mole, riguardante Italia ed estero.

Anche certe nostre conoscenze, note soprattutto nel mondo degli eventi del vicentino, sono andate ad assistere di persona a quel che per la città del Toro è stato forse l’evento più significativo dell’anno per quanto riguarda certi tipi di arti.

Si è mossa infatti la ballotta del From Disco To Disco, e noi davanti a un bicchiere pieno abbiamo parlato con Massimiliano Trevisan.

C2C 2016

Ciao Max, buonasera. Sei andato al C2C, in che giorni ti sei vissuto questo evento e com’è stata l’atmosfera?

Il 4 e il 5, venerdì e sabato. Beh Torino è una città che ha sempre avuto una sua sub-cultura elettronica, e si vede per come la città si avvicina all’evento guardando anche come i commercianti e le istituzioni ci tengano a far parte di questo movimento per aiutare anche il turismo di tutta la città.

Torino è ormai una capitale europea di una certa cultura.

Quest’anno si è scelto oltretutto di comporre una line-up senza grandissimi nomi, e questo successo è la conferma di come il C2C sia una certezza, considerate anche le location scelte con workshop e altre cose molto interessanti, come arti illustrative o anche vedi locali come “La storia” e i suoi eventi.

Gli artisti che partecipano poi non sono dei semplici “ospiti” ma sono degli spettatori in prima persona.

17 anni di storia e si vede, dal piccolo evento a questo tipo di evento. E’ una storia diversa rispetto a quello che c’è stato a Bologna o da altre parti anche sotto l’aspetto di gestione. E poi conta che rispetto alla nostra zona i vari staff dei vari eventi collaborano tra di loro.

Molto bello davvero.

Venerdì 4

Chi avete ascoltato per primi e come si è evoluta la nottata/mattinata di venerdì 4?

Beh il primo che siamo riusciti a vedere è stato Powell, che è un dj inglese della Warp records per me tra i più fighi in questo momento, che ha succeduto gli Swans che a loro volta hanno creato una specie di “muro di suoni”, quasi musica concreta.

Powel poi non ha proposto un semplice dj set, ma un live particolare che ho ascoltato molto volentieri. Lui arriva dal mondo punk, quindi parecchio tosto.

Bisogna però fare un passo indietro e dire che c’erano 2 stage: quello principale ed il Red Bull Stage, con i vari artisti dell’accademia loro.

Continuavamo a passare da uno stage all’altro. La cosa assurda è stata che spesso c’era più gente dagli artisti meno conosciuti al Red Bull Stage, come per Fatima Yamaha che vantava ben un’ora di fila, e quindi non l’abbiamo nemmeno potuta vedere.

Nello stage principale poi abbiamo potuto ascoltare Chet Faker, o meglio Nick Murphy, che però ha fatto una cosa molto semplice per la gente, un set dj che andava dalla funky alla techno passando per qualche suo remix.

Poi è arrivato Laurent Garnier che ha tirato delle vere e proprie “katanate”, una cosa molto dritta.

Tornati nel RBS ci siamo trovati davanti alle performance di Amnesia Scanner e Gaika, quest’ultimo è un progetto londinese molto particolare e ricercato suggeritomi da un amico.

Qualcosa che ti ha preso in particolare c’è stata?

Si nel RBS c’è stato One Circle, un progetto pazzesco composto da Lorenzo Senni e Vaghe Stelle, che è passato recentemente anche per FDTD. E’ un bel mix tra beat e percussioni, ovviamente eseguiti live. Molto da ascolto…ma poi inaspettatamente sono usciti i ragazzi della Dark Polo Gang e quindi…

La gente è rimasta a guardare ma non è stata una bella sorpresa.

Com’è finita poi?

Abbiamo terminato la serata con Autechre alle 4 ed Andy Stott alle 5. E poi via.

Autechre ha fatto tutto al buio, una cosa molto d’ascolto anche questo live ed Andy invece tra dubstep e cose così.

Poi per le 6 a dormire, ci siamo ripresi nel pomeriggio.

Sabato 5

Beh di energie a quanto pare ne avete spese. Il sabato invece com’è partito? La nottata prima prometteva bene.

Sabato dopo le 17 siamo passati per i vari appuntamenti cittadini, come nei quartieri universitari, in locali molto piccoli, dove ognuno faceva qualcosa, da live acustici a quelli elettronici.

E l’importanza di questo quartiere in qualche modo condiziona la città…

Si, ci sono molte attività artistiche e culturali, costa poco anche per chi ci studia. C’è in uno stesso luogo un insieme di culture e di vedute diverse anche a livello musicale, dove anche l’acculturamento degli studenti è più alto diciamo, basta vedere per esempio anche il Politecnico di Torino che è un’eccellenza.

E’ diverso da Vicenza. E’ più centrale Torino e molto meno “commerciale”. Devi avere anche il supporto delle istituzioni poi.

Tornando all’aspetto musicale del Festival, com’è andata la serata?

E’ cominciata con Ghali, che però non siamo andati a vedere. Secondo me non era un ospite che poteva arrivare a tutti dato che la fascia d’età era abbastanza alta, o meglio, prendeva di più persone dai 20 anni in su. In più era discordante con certe fasce culturali. E’ ovvio che possa arrivare di più a dei 16enni.

Siamo andati a sentire gli Junior Boys. Di loro ho comprato anche l’album e mi piacciono davvero molto, performance pazzesca, da ballare.

Loro gli abbiamo ascoltati in RBS.

Dopodiché abbiamo deciso di andare ad ascoltare Dj Shadow che ha proposto un live in main stage. Lui ha avuto un impatto scenografico molto forte: due proiezioni laterali e una centrale, con cui giocava con paesaggi e ambientazioni tratte dal suo album, pienone. La gente era davvero molto presa.

Poi è arrivato il momento di spostarsi, dopo aver seguito quasi tutto il live. Il momento di Caribou ovvero Daphni in dj set. Una funky house che prendeva molto con la gente davvero entusiasta. Ed era soltanto mezzanotte.

Quindi anche relativamente presto insomma. Da li cominciava tutto insomma…

Si infatti poi è toccato a John Hopkins. Tutti si aspettavano pezzi dal nuovo album ma in realtà ha fatto un set molto techno. Infatti poi da li ci siamo spostati per andare a sentire Clams Casinò. Un hip hop londinese che va molto ora in Inghilterra, molto veloce con un flow spigliato. Novità rispetto a quello lento che va ancora molto in Italia.

Bisogna dire che noi siamo ancora indietro su sta cosa, siamo molto sul mainstream in questo paese. C’è la scuola di pensiero un po’ da discoteca e fighetta e quella più “della strada” diciamo. Secondo me, senza toglier nulla a nessuno, siamo davvero molto indietro.

C’è stato qualcosa che ti è piaciuto di più o che aspettavi di più da questo sabato?

I Motor City Drum Ensemble volevo vedermelo a tutti i costi. E diciamo che forse sono rimasto un po’ deluso da quello che è stato il live. Un beat molto andante anni ’70/80 molto happy con questa cassa che procedeva per tutto il set, che ha portato i suoi risultati però dato che tutte le ragazze che prima stavano solo ad ascoltare si sono buttate in mezzo a ballare.

E’ un artista che ha riportato un po’ in auge il funky.

Con lui si è praticamente chiuso il festival. Poi ovviamente after-party ma a numero chiuso.

Il giorno dopo che cosa è stato proposto?

C’erano degli eventi in piazza, tipo nel pomeriggio. Io non c’ero ma ho visto i video, è stato un festone vero e proprio.

Poi tipo verso le 20 l’attenzione si è riportata su “La Storia”, in cittadella universitaria. Qui c’è stato uno showcase Warp, con Lorenzo Senni e altri di C2C e Warp Records.

Il locale è piccolo ma propone artisti nuovi. Mi ricordo la prima volta che ci sono stato qualche anno fa, tipo 2008/9, in cui proponevano due ragazzi americani sconosciuti ai più. Ho scoperto poi che nell’organizzazione c’era Vaghe Stelle.

Conclusioni

Beh veramente figo il tutto. Un evento alla fine davvero molto grande e aperto a più vedute stilistico-musicali. Le tue conclusioni sul Festival?

Ti dirò, se dovessi andare a vedere degli artisti nuovi io sceglierei sicuramente C2C. Considererei anche Spring Attitude ma probabilmente quello a cui do più fiducia è il C2C, perché comunque è il primo festival italiano per musica elettronica.

Quindi consiglio a tutti di andare a vedere cose nuove e spostarsi dai soliti posti e dai soliti concetti di festival e di musica, anche una/due giornate, ma di farlo quando si può perché ti apre davvero alla scena europea.

Davvero.

Ultimissima battuta sulla città di Vicenza

A Vicenza è impossibile creare una situazione del genere?

No, ma è molto difficile, come si diceva prima anche a riguardo delle università.

Mi piacerebbe vedere meno eventi in città ma con più qualità e che gli staff non si facessero la guerra per quei 50€ in più a serata ma che collaborassero per dare una freschezza culturale alla città, oltre ad un bando comunale annuale che aiuti le organizzazioni a realizzare un evento della città per la città.

E non parlo solo di musica, ma anche di tutti gli altri tipi di arte, per “acculturare” chi ha voglia di novità.

Mi piacerebbe creare uno spazio sociale proprio per questo. Per dare anche alla città di Vicenza uno spazio in cui proporsi e portare le proprie idee.

Grazie per il tempo che ci hai dedicato. Al prossimo Club To Club.

Quindi.

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Isacco Zuffellato
Collettivo Zero

Lavoratore, studente di conservatorio. Progetto per Rosmarino Etichetta Popolare.