Sunday Market #4 — 2016.11.20

Jacopo
Collettivo Zero
Published in
3 min readNov 20, 2016

Si sta come d’autunno sugli alberi… E le foibe? (cit. il mio amico Francesco)

Disco 1

ZEROES QC — Suuns

(2010)

Primo disco della band di Montreal che contamina il rock con l’elettronica, “mescola l’ambizione del prog con la precisione del Krautrock”.

-Niente di nuovo sul fronte occidentale- qualcuno dirà. Forse no, ma il disco dei Suuns è proprio ben suonato e ascoltabile a qualsiasi ora del giorno e della notte. Tutte le 10 tracce suonano come il lavoro di una band molto più matura e collaudata e invece è solamente il disco di debutto.

Sendero luminoso per loro.

Disco 2

MOMBU — Mombu

(2011)

Aspettate che faccia notte, uscite di casa, raggiungete un luogo sperduto sotto le stelle, accendete un fuoco, spogliatevi, premete play e lasciatevi percuotere dall’onda d’urto sonora. Diventerete una cosa sola con la terra e la natura che vi circonda.

Questo disco è uno spirito Voodoo partorito dalle diaboliche menti di Luca T. Mai (sax negli ZU) e Antonio Zitarelli (batterista dei Neo).

AfroGrindJazzcore… ma cosa servono le definizioni? Se proprio ne volete una utilizzate quella fornita da Zitarelli stesso: “uno strano miscuglio tra Fela Kuti e i Melvins sotto funghi allucinogeni.”

Io non dirò altro. Fatevi ipnotizzare.

Disco 3

I’M NEW HERE — Gil Scott-Heron

(2010)

Gil Scott-Heron (Chicago, classe 1949) è stato un poeta e musicista statunitense, conosciuto principalmente per i suoi lavori di spoken word, cioè di poesia recitata su basi musicali, insieme al suo attivismo militante afroamericano.

I’m new here è il suo ultimo album, pubblicato pochi mesi prima di morire a New York nel maggio del 2011. Se c’è da ringraziare Dio o il Diavolo per il fatto che questo album sia stato pubblicato, ditemi subito dove si trova che lo vado a ringraziare personalmente.

L’ultima fatica di Gil parte dallo stile ritmico, il jazz-funk e soul, dei precedenti lavori e abbraccia l’elettronica “minimal” incorporando elementi blues, folk, trip hop, dubstep e ambient. I testi nascono dalle esperienze di vita di Gil; secondo Robert Ferguson di Drowned in Sound, Scott-Heron esprime “confessione, ma senza scuse; sulle ossa riconosce i tempi duri e propri errori, rimanendo orgoglioso di tutto quello che lo hanno portato a diventare”.

In tutto questo contesto la traccia nr.2 dell’album -Me and the Devil- (tratta da un pezzo blues di Robert Johnson) diventa un vero e proprio commiato di Gil al mondo dei vivi (quantomeno biologicamente parlando) in quanto racconta la storia del cantante che una mattina, svegliandosi, trova il diavolo che bussa alla sua porta dicendogli: “it’s time to go”.

Brividi veri.

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