Sunday Market #66 — 2019.03.10

Jacopo
Collettivo Zero
Published in
3 min readMar 10, 2019

Ho moltissimi ricordi legati ai Prodigy, molti di questi risalgono al periodo dell’adolescenza. Il primo fra tutti, nitidissimo, e quello di una cassetta TDK con la copia di The fat of the land che mi aveva passato un amico. Credo fosse il 1998… Avevo 16 anni e nel mio stereo giravano Nevermind, Blood Sugar Sex Magic, Faber, Mellon Collie, etc… Quello fu il primo approccio con la musica elettronica. Rimasi folgorato da quei suoni che ascoltavo e riascoltavo fino a consumare quella cassetta. Mi ricordo che ci avevo disegnato sopra la formica, sul retro, dove erano scritti i titoli dei pezzi rigorosamente a penna. Avevo imparato parole nuove come “Rave party”, “Campionamento”, “Droga sintetica”. Negli anni successivi comprai i due dischi precedenti: experience e music for the jilted generation. Su MTV giravano i video di Poison, Firestarter, Breathe e soprattutto il pluricensurato Smack my bitch up che MTV trasmetteva in versione integrale solamente dopo mezzanotte. Bei tempi.

Dei Prodigy mi ha sempre affascinato, oltre che alla musica, anche la parte artwork… Sulla mia pagina fb campeggia da sempre l’immagine che si trova all’interno del libretto del CD music for the jilted generation. “Giovani al rave tagliano il ponte cosicchè gli sbirri non possano venire a romprere i coglioni” Odio su tela.

Il volto di Keith Flint era senza dubbio quello più identificativo della band, con quelle creste colorate e i piercing ovunque; durante uno dei miei viaggi ho trovato in un mercatino di cianfrusaglie un libro fotografico (con le didascalie in francese — sob) sui Prodigy… Neanche a dirlo Keith è il soggetto più fotografato. Il volto della band.

Li ho seguiti fino al 2009 con l’uscita di Ivaders must die che ovviamente ho acquistato nella versione limitata -solo per veri feticisti- con tutti i vinili arancioni e gli adesivi strafighi. Per quanto riguarda la musica mi tengo la bocca buona dei primi tre dischi che trovate sulla bancarella di oggi. Il 2009 è stato anche l’anno in cui li ho visti live allo Sherwood di Padova in una serata così calda che anche il riscaldamento globale odierno scansati proprio. Ricorderò per sempre quel concerto e quel folletto che alla tenera età di 40 anni saltava gridando da un lato all’altro del palco.

Rave In Peace Keith.

Disco 1

THE PRODIGY — Experience
(1992)

Disco 2

THE PRODIGY — Music for the Jilted Generation
(1994)

Disco 3

THE PRODIGY — The fat of the land
(1997)

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