Violé Blanc: sensibilità femminile tra ritmi tribali e suoni eterei

Gabriele Leoni
Collettivo Zero
Published in
7 min readJul 5, 2019

Abbiamo intervistato le Violé Blanc, duo tutto al femminile di Schio, che rilascia per l’occasione un nuovo singolo in vista della data del 9 Luglio all’Osteria al Castello

Trovare un progetto tutto al femminile, come le Runaways, le Destiny’s Child o le Savages, nel mondo della musica non è così facile, risultano quasi delle mosche bianche. Certo, ci sono le varie Adele, Lady Gaga, Florence Welch e compagnia che sbancano le classifiche, ma lì si inizierebbe un discorso su cosa può essere arte e artefatto (così come qualsiasi cosa che possa sbancare le classifiche, s’intende). Se invece si vaga per il mondo alternativo e indipendente musicale, soprattutto in Italia e ancor di più in provincia, si farà una certa fatica a trovare una band composta solo da donne. Sarà per un certo tipo di mentalità legata a stereotipi e luoghi comune, ma le quote rosa sono nettamente inferiori rispetto la controparte maschile. Anche nella provincia di Vicenza, dove girano ottime band e interessanti progetti, esiste la stessa tendenza dell’avere pochissime donne nella scena musicale. Fa quindi solo piacere venire a conoscenza delle Violé Blanc, duo tutto al femminile di Schio nato a fine dell’estate 2018, formato da Elisa Dal Bianco e Viola Salvato. “Facilmente per una ragazza è più facile essere seguita da un produttore per raggiungere alti livelli” dice Elisa, riguardo al fatto delle poche donne nella scena altovicentina “Qualcuno quindi che le scelga lo stile, il genere, l’attitudine da avere col pubblico. Guarda Aurora o Billie Eilish, è tutto fatto da un produttore, loro devono solo interpretare un personaggio”. “Forse una donna ha proprio bisogno di questa cosa” continua Viola “di costruirsi un personaggio. Anche qui in provincia, ad esempio, conosco solo Elisa che fa cose del genere, con le produzioni e gli arrangiamenti”

Com’è partito, quindi, questo progetto?

Elisa “Studiavo violino al conservatorio e ad un certo punto mi sono buttata anche sulla produzione, iniziando ad usare Ableton. Avevo questi loop di violino a cui ho integrato poi delle basi strumentali e vari effetti. In quel momento ho pensato che sarebbe stato bello aggiungerci una voce ed ho subito pensato a Viola.

Viola “Ci conosciamo da una vita, ma non ci era mai venuto in mente di fare qualcosa del genere fino a poco tempo fa

Nel giro di questi mesi le ragazze hanno fatto uscire due singoli, Erotic Ritual e This Time (prodotti da Paolo Canaglia, Fall of Minerva/Lemon Peels), che ben delineano il loro sound e le loro peculiarità, in bilico tra un’identità molto tribale a livello ritmico e suoni soffusi ed eterei.

Queste due canzoni sono molto simili, ma vanno in direzioni diverse. Erotic Ritual è ansiogena, pancia a terra; This Time invece è molto dream pop con lievi slanci dance. Sembra che questi due brani vogliano essere quasi due manifesti delle vostre generalità e delle vostre caratteristiche.

Elisa: Hai colto il punto, abbiamo fatto uscire due brani che sono l’esagerazione delle nostre sonorità, stanno agli opposti. Già io e Viola siamo due opposti, per questo volevamo mostrare due cose che potrebbero scontrarsi, cercando allo stesso tempo di far coesistere le cose, di far sposare il tutto nel miglior modo possibile.

Le percussioni e il reparto ritmico in generale sono molto presenti, mentre gli arrangiamenti risultano sia scarni che dolci allo stesso tempo…

Elisa Dal Bianco e Viola Salvato

Elisa: Per me la cosa più importante di un brano è la ritmica. Inizialmente parto sempre da un ritmo, per me tutto è composto da ritmo.

Viola: Ci sono certi brani in cui facciamo lunghe parti composte da solo parti ritmiche e percussive, in cui gli strumenti o la voce entrano ben più tardi. Dipende poi dal brano, possono anche essere simili tra loro, ma ognuno ha la propria peculiarità che li differenzia molto

A livello musicale, che messaggio comporta tutto ciò?

Viola: La diversità.

Elisa: Una cosa così agli opposti ha molto carattere. Un gruppo generalmente si butta sempre in un genere specifico, senza variare poi di molto. Noi invece vogliamo far scaturire emozioni diverse, cercare più sfumature possibili dentro le nostre canzoni. Ciò nasce consapevolmente, perché non mi piacciono le cose che stanno nel mezzo, mi piacciono proprio gli opposti.

Viola: All’inizio ero un po’ scettica io, perché ero abituata ad un altro tipo di approccio, andandomi ad ascoltare gruppi di determinati generi. Poi Elisa mi ha iniziato a far ascoltare cose nuove di cui non sapevo niente, come i Massive Attack o La Femme, che sono gruppi che magari non c’entrano niente con noi, però ogni brano ha la sua particolarità. Magari neanche ci facevo caso a certe cose, iniziando a suonare con Elisa ho imparato a capire moltissimo e ad apprezzare la diversità, gruppi che approciano in maniera differente più sonorità possibili.

Elisa: Io ho 3500 cd più o meno a casa, quando ero piccola spaziavo da musica indiana a musica africana, fino alla musica classica, di tutto. E mi sono appassionata a questi ritmi strani, a quest’idea di poter spaziare con più generi possibili. Oltre ai Massive Attack che praticamente ascolto da quando ho 5 anni, mi piace molto anche un approccio come quello di Apparat, che si muove tra più stili e idee, dall’orchestra alle produzioni elettroniche.

Come nasce una vostra canzone?

Elisa: Produco spesso con Ableton o gioco con dei loop di pizzicato del Violino. Sono anche fortunata, mio padre è un grande appassionato di musica e ha molti strumenti, alcuni anche molto particolari, con cui posso cimentarmi nel cercare suoni particolari. Butto tutto quanto giù e poi ci aggiungiamo la voce.

E i testi? Cosa rappresentano? Ci sono anche altre lingue, non cantate solo in inglese mi sembra di sentire…

Elisa: In Erotic Ritual c’è il recitato che è sia in francese che in portoghese.

Viola: Vorrei provare a vedere se viene fuori una cosa in norvegese, però è molto molto molto complicato.

Elisa: Comunque i testi sono una sorta di rappresentazione di una persona che è molto indecisa, che vorrebbe lasciare una situazione in cui, però, ci è completamente immersa. Ad esempio, il protagonista di Erotic Ritual pensa che sia tutto un gioco, però poi si accorge che non riesce a scappare da certe ombre, da certe sfumature. O in una nuova canzone, il protagonista vorrebbe andare in un altro pianeta, fuggire via, viaggiare lontano nello spazio, per poi alla fine del brano pensare che è tutto nella sua testa e che non si è mai mossa dalla propria camera. È un po’ un conflitto, un po’ bipolare, che si ricollega anche alle nostre sonorità.

Non avete pensato di scrivere in italiano?

Elisa: Col genere che facciamo l’italiano non c’entra niente, a livello sonoro proprio non ci sta. Un altra cosa che avevamo pensato è che se bisogna scrivere in italiano bisogna scrivere una poesia, mentre l’inglese è più facile da gestire, per un discorso fonetico.

Viola: Scrivendo in italiano oggi si rischia di essere un po’ indie, di prendere come riferimento la scena itpop, in cui i vari progetti e i gruppi usano lo stesso approccio, finendo poi comparati a loro. Bisognerebbe buttarsi nello stile dei Verdena, che non c’è una storia o qualcosa di preciso dietro. Il problema è che in Italia sei sempre paragonato ad altri tipo di cantautori, di artisti. Avrei paura di risultare banale con l’italiano.

Elisa: Il testo, comunque, viene dopo. È quasi un accompagnamento della musica, e il testo in inglese ci facilita la cosa.

Viola: Abbiamo intrapreso questa strada dell’inglese, continuiamo con l’inglese. Per il genere che facciamo, diciamo che l’italiano non si sposa bene.

Che strumentazione usate?

Elisa: Chiaramente usiamo Ableton per le basi. Poi Violino, Lama Sonora, Chitarra, Ukulele, Synth, Campionatore, Pensavo anche di introdurre il Flute Box

Viola: E la voce, chiaramente.

Cosa c’è nel vostro futuro prossimo?

Viola: Intanto concerti, per farci conoscere i live vanno più che bene. E poi un album, stiamo scrivendo diversi nuovi brani e intanto gli stiamo registrando per capire come vengono fuori.

Le Violé Blanc nella loro data 0 al CSC insieme a Giuseppe Dal Bianco

Avete anche avuto la possibilità di debuttare al CSC, in una sorta di data 0. Com’è andata?

Viola: Stavo malissimo! Mi viene l’ansia quando c’è gente che ascolta quello che sto facendo, anche solo quando facciamo prove e c’è un’altra persona nella stanza. Però, pur essendo tesissima, già alla fine del live mi sentivo più sciolta.

Elisa: Facilmente dopo qualche live ci si scioglierà di più, ci servono.

Un disco da consigliare?

Elisa: Shaking the Habitual dei Knife. È in linea con i nostri suoni e la nostra musica.

Martedì 9 Luglio le ragazze suoneranno in una specie di prima data ufficiale all’Osteria al Castello a Chiuppano. In sede live si avvarranno dell’aiuto di Marco Rizzi (chitarrista dei Duvalier). Per l’occasione, Violé Blanc pubblicano il loro terzo singolo, che si chiama My Room On Jupiter . La canzone ripropone sonorità che ci sono nelle altre due canzoni, con sfumature downtempo ed eteree. Ecco qui il brano, buono ascolto!

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