L’algoritmo di Instagram: oltre la fobia

Giuseppe Colaneri
come sei tutto

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Lo sapete più o meno tutti, ormai: anche la timeline di Instagram, come quella di Facebook, non mostrerà più i post in ordine cronologico, ma selezionerà i contenuti in base a un algoritmo che, su carta, dovrebbe garantire ad ogni utente una raccolta delle immagini più belle e interessanti. Una manovra dovuta, dicono i responsabili, per migliorare la user experience di utenti ormai subissati da una marea di contenuti. Una mossa per “costringere” brand e power user a dare fondo alle proprie finanze, per i più maliziosi, che prevedono un crollo del reach e dell’engagement organico così come accadde per Facebook.

Sono attimi di puro terrore su Instagram, dove pullulano post — spesso ben poco creativi — di profili che invitano gli utenti ad attivare le notifiche per non perdere nemmeno una delle future immagini che saranno condivise. Per chi vive — metaforicamente o perché ne fa un lavoro — dei propri fan non c’è nulla di peggio che essere relegati all’oblio digitale.

Ed ecco quindi post del genere, che invero nulla aggiungono alla user experience di chi naviga su Instagram.

L’aggiornamento ancora non è uscito, ma il panico ha attanagliato tutti.

C’è chi, come il mio amico Federico Nejrotti, dietro questo cambiamento scorge potenziali pericoli legati al fenomeno della filter bubble e del sostanziale “tradimento” di una piattaforma che ha costituito sull’engagement e sul sul supporto dei millennial il suo successo, io — da marketer — scorgo un’altra problematica.

Instagram ha deciso di mutare, di diventare come Facebook una piattaforma ad-oriented. Ci sta, sta bene, ne comprendo pure le esigenze di monetizzazione. Ora, però, Instagram deve crescere e diventare una piattaforma matura e completa. Ad eccezione dei contenuti video, infatti, al momento mancano tool di analisi in grado di poter far comprendere ai professionisti se stanno facendo un buon lavoro e come eventualmente migliorare.

Perché se io, brand o piccola agenzia, devo cominciare a investire su Instagram come faccio su Facebook, devo poter misurare tutto. Sia i post sponsorizzati che quelli organici. Devo essere in grado di scandagliare ogni aspetto della mia attività prima di spendere moneta sonante e durante le campagne che, prevedibilmente, adotterò per recuperare il reach perduto. Perché non posso riempire le bacheche con immagini come quella di sopra e sperare che qualcuno mi faccia la grazia di attivare le notifiche.

Instagram promette di implementare queste funzioni di insight nei prossimi mesi, spero in concomitanza con l’aggiornamento futuro. Il mondo dell’online advertising diventa sempre meno favorevole ai risultati “organici”. Sarà una dura lotta. Chiedo almeno che Instagram fornisca gli strumenti per permetterci di combatterla ad armi pari.

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Giuseppe Colaneri
come sei tutto

Mi annoio. Quindi vomito idee e parole per annoiare anche voi.