Cannabis in Italia: Obbiettivo Chiarezza

Giulio E. Siemoni
Comitato Ventotene
Published in
12 min readApr 20, 2018

Se si prova a informarsi sulla legalizzazione della Marijuana e dei suoi derivati in Italia, si finisce spesso per scontrarsi, oltre che con una mole di materiale non indifferente, soprattutto con pareri infarciti di slogan e per niente convincenti. Sia da chi è a favore, sia da chi è contrario.

Quanto viene speso per il consumo di cannabis?

Per fare chiarezza, cercherò innanzitutto di dare un’idea delle reali dimensioni del mercato della cannabis e derivati, obbiettivo tutt'altro che scontato considerando che si tratta di un mercato completamente illegale, di cui è possibile solo stimare l’entità.

Andando indietro di due anni, torniamo alla proposta di legge portata avanti dall'ormai ex onorevole Benedetto della Vedova ed un intergruppo di più di 200 parlamentari, che contiene alcune informazioni a riguardo. Il primo dato presentato viene dalla relazione annuale della Direzione Nazionale Antimafia (del 2014), dove le dimensioni di questo mercato sono stimate fra le 1.500 e le 3.000 tonnellate annue, partendo dalla considerazione che il quantitativo totale venduto sul mercato è fra le 10 e le 20 volte quello sequestrato. Continuando la nostra panoramica utilizzando questa stima, considerando il prezzo di circa 10€ al grammo (in media, fra Hashish e Marijuana), si arriva ad un mercato che varia tra i 15 e i 30 miliardi di euro l’anno. Per dare un’idea, fra l’1 e il 2% del PIL dell’intero paese.

Nella Relazione al parlamento della Direzione Centrale per i Servizi Antidroga, si possono trovare stime un po’ ridimensionate. Questo rapporto utilizza i dati ISTAT, che a sua volta calcola da qualche anno le dimensioni dell’economia sommersa, in cui si possono trovare dati sui mercati illegali, fra cui spicca appunto quello della droga. L’istituto di statistica stima intorno ai 14,1 miliardi la spesa dei consumatori per droga (tutta) nel 2014. Si legge quindi nel rapporto che “solo” il 28,2%, ovvero quasi 4 miliardi, rappresenta spesa per la cannabis e derivati (lo 0,25% del PIL del paese). Prima di saltare a conclusioni affrettate sulla (ir)rilevanza di questa cifra, basti pensare che è circa la spesa delle famiglie italiane per vino nello stesso anno (circa 3,7 miliardi).

Infine vi è lo studio AquaDrugs, spesso utilizzato per stimare la quantità di cannabis che circola in Italia e condotto per il Dipartimento delle Politiche Antidroga (2011). Lo studio, analizzando i residui dei principi attivi delle varie droghe nelle acque reflue, stima 36,62 dosi di THC per 1000 abitanti al giorno. Considerando che una dose convenzionalmente è 25 mg, per quanto semplicistica come ipotesi, possiamo avvicinare una dose a un grammo di cannabis acquistata. Al consueto prezzo mediano di 10€, questo porta ad una spesa annua di 8 miliardi di euro. Considerando che dal 2011 al 2014 il consumo è aumentato di circa il 4% (EMCDDA), non è scorretto ipotizzare una spesa intorno ai 8,3 miliardi di euro.

Oltre alla dimensione complessiva del mercato, è interessante notare chi è più coinvolto. Secondo il report annuale dello European Monitoring Centre for Drugs and Drugs Addiction (EMCDDA), se il 9,2% degli italiani ha fatto uso almeno una volta di cannabis o derivati, la percentuale sale al 19% per i giovani adulti (15–34) e addirittura al 27,4% per i 15–16enni. Nella UE, siamo secondi per consumo nella fascia 15–34 (sopra, solo la Francia), e al quattordicesimo posto su scala mondiale. Si può vedere come la fascia più soggetta al consumo è, manco a dirsi, quella dei più giovani

Lo stato guadagnerebbe dalla legalizzazione?

Una linea già sperimentata in molti articoli e report, è di stimare le entrate per lo stato in seguito alla legalizzazione, applicando una tassazione pari a quella per le sigarette. Purtroppo, vi è una considerazione che alcune di queste stime tendono a tralasciare: se la tassa applicata sarà troppo alta, parte dei consumatori continuerà comunque a rivolgersi al mercato nero, dove il prodotto costerà molto meno, se invece sarà troppo bassa, il gettito ottenuto sarebbe di entità drasticamente inferiore.

Alcuni critici della legalizzazione, hanno attentamente considerato questo dilemma, tralasciando però il fatto che l’eventuale tassazione non andrebbe ad applicarsi al prezzo medio a cui la cannabis viene venduta oggi al dettaglio, ma ad un eventuale nuovo prezzo di vendita applicato sul mercato legale. Per cercare di considerare anche questo, ho quindi provato ad azzardare delle stime, partendo dal dato per cui produrre un grammo di cannabis terapeutica controllata e prodotta in Italia, costa al venditore finale (in questo caso le farmacie) circa 7€. Ipotizzando quindi una tassa al 75% come per le sigarette, a cui si aggiunge il margine per il venditore (il 10% per le sigarette), otterremmo un prezzo finale di circa 13€ al grammo. Se il prezzo venisse mantenuto su questo livello non è irragionevole pensare che buona parte della clientela, soprattutto quella occasionale, si sposti verso il mercato legale.

Partendo dalle stime sulle quantità ricavate sopra, possiamo anche utilizzare questo dato per stimare il guadagno per lo stato, considerando che l’intero mercato utilizzi canali legali, ed una tassazione al 75%.

*I valori delle quantità consumate sono ottenuti dividendo la stima della spesa totale per consumo in euro, per il prezzo medio di 10€ al grammo.
** La tassazione fa riferimento ad un prezzo al grammo pre-tax di 7€ (ovvero un’entrata di 5,25€ al grammo)

Tuttavia, queste stime non tengono conto che parte della domanda possa rimanere sia in mano alla malavita, sia coperta tramite autocoltivazione. Per dare un’idea, secondo il World Drug Report (2016) negli stati del Colorado e Washington fra il 30% e il 40% della domanda è esaurita sul mercato illegale, e simili problemi si sviluppano in California. Questo a causa di prezzi più alti, impedimenti burocratici e offerta limitata. Tuttavia, nello stesso report si vede come la legalizzazione, attraverso la concorrenza, ha anche spinto verso il basso i prezzi della cannabis legale. Questo sviluppo potrebbe portare nei prossimi anni, ad avere un mercato legale che possa esaurire la domanda a prezzi uguali o poco più alti di quelli del mercato illegale.

A conclusione di questa parte quindi, è importante notare come manchi una reale stima unanimemente condivisa anche fra gli organi addetti, sulla reale entità del mercato illegale della cannabis. Questo a sua volte produce una forte incertezza sulla reale convenienza per lo stato della legalizzazione. Tuttavia, è anche importante notare che una legalizzazione porterebbe indubbiamente ad una visione più chiara del mercato, di entrate fiscali per quanto esigue e soprattutto di notevoli vantaggi per i consumatori.

Impatto sulla criminalità

Il prossimo punto su cui soffermarsi è l’impatto che la legalizzazione avrebbe sulla criminalità e sulla spesa diretta a contenere quest’ultima. Per quanto la “riduzione dei guadagni della criminalità organizzata” e la “riduzione dei costi legati al proibizionismo” siano spesso annoverati fra i possibili vantaggi della legalizzazione, è giusto spendere due parole in più sul tema, per cercare di fare più chiarezza possibile.

L’EMCDDA ha stimato che la percentuale di spesa sul PIL per contrastare le droghe è circa lo 0,18%, divisa circa a metà fra operazioni volte alla riduzione della domanda e riduzione dell’offerta. In questa parte, rientrano le operazioni antidroga (23.734 nel 2016). Sono stati sequestrati 71.672 Kg di sostanze, di cui il 91,4% sono di Cannabis e Hashish. Per cercare di contestualizzare meglio questi dati, cercherò di stimare l’impatto che le operazioni hanno avuto, non in termini di quantità bensì di valore sottratto al mercato illegale.

*Prezzi medi: cannabis e hashish 10€/g, cocaina 70€/g, eroina 40€/g (in base alle stime dell’EMCDDA)

Come si può vedere, nonostante il costo dell’eroina e della cocaina sia nettamente superiore, cannabis e hashish spiccano sia per quantitativi sequestrati, sia per valore di questi sequestri. Tuttavia, secondo la stima dell’ISTAT considerata anche sopra, dell’intera spesa per droga in Italia il 43% deriva da acquisti di cocaina e il 16,2% da eroina. Il dato che possiamo quindi osservare è che a fronte di una spesa per consumi di droghe pesanti di oltre il doppio di quella per droghe leggere, si registra un valore sequestrato delle prime quasi della metà rispetto alle seconde.

Per quanto semplice, questo confronto da almeno una parziale spiegazione alle ripetute aperture della DNA (Direzione Nazionale Antimafia) sul confronto della legalizzazione, che nella relazione annuale al parlamento del 2016, afferma:

“la necessità di concentrare le risorse dello stato finalizzate alla repressione dei reati su fenomeni più gravi ed allarmanti del traffico di droghe leggere, e, in questa prospettiva, sembra coerente l’adozione di una rigorosa e chiara politica di legalizzazione della vendita della cannabis, accompagnata da una parallela azione a livello internazionale”

Questo sembra entrare piuttosto in contrasto con una dichiarazione di Paolo Borsellino del 1989, elevata a parere decisivo da molti fautori della politica protezionista (non ultima la ex ministra alla salute Lorenzin). A margine di un’intervista infatti, il magistrato si dichiara nettamente contrario alla legalizzazione, definendo “dilettanti della criminologia” chi la propone. Ciò di cui non viene forse tenuto di conto, è che la risposta del magistrato è riferita innanzitutto alla legalizzazione quale strumento per togliere alle mafie il mercato della droga, affermazione in effetti un po’ azzardata, per quanto sicuramente potrebbe portare ad alcuni vantaggi in questa direzione, come dimostrata anche dai dati degli stati del Colorado e di Washington. Oltre a questo, la dichiarazione è fatta chiaramente tenendo a mente i problemi di quasi trenta anni fa (tant'è che vengono menzionati i mercati di crack ed eroina), senza molta della conoscenza e in presenza di un mercato della cannabis che il consumo in rapporto con quello delle altre droghe era nettamente inferiore.

A testimonianza di questo, dovrebbe essere considerato il fenomeno delle segnalazioni per “uso personale” (nel 2016 sono stati 31.300 i segnalati, dei quali l’80% per cannabis, il 71,3% sotto i 30 anni), a cui spesso fa seguito un richiamo o tuttalpiù una sanzione amministrativa. Per fare un paragone, il numero di segnalati per “uso personale” e il numero di denunciati per crimini legati alla droga (quindi vendita, coltivazione, produzione…) sono circa gli stessi, dimostrando ancora una volta di come il fenomeno dell’uso personale delle droghe leggere sia molto diffuso in Italia, soprattutto nelle fasce più giovani della popolazione ma al contempo sia anche già depenalizzato.

Effetti sulla salute e tossicodipendenza

Sono diverse migliaia le ricerche e gli articoli scritti riguardo ai possibili effetti dannosi sulla salute derivanti dal consumo di cannabis. Sorprendentemente, nella maggioranza dei casi non vi è alcuna prova che causi seri danni alla salute delle persone. È famosa l’osservazione per cui non vi sono morti direttamente collegate all'eccessivo uso di Marijuana e numerosi studi sembrano confermarlo. Uno fra tutti, quella pubblicata su Scientific Reports, in cui viene applicato il metodo del Margin of Exposure per misurare la dannosità di diverse sostanze (Lachenmeier e Rehm, 2015). Questo metodo permette di integrare anche fattori quali la reperibilità delle sostanze, e la dipendenza che possono causare, in quanto viene sviluppato dal rapporto fra quantità assunta mediamente e quantità necessaria a danneggiare l’organismo. Ovviamente, minore sarà questo rapporto, maggiore la pericolosità della sostanza. Inaspettatamente (o forse no), il THC è il ultimo in classifica, posizionandosi in alcuni casi persino dopo il Diazepam (comunemente detto Valium).

La stima delle quantità dannose per l’uomo è fatta sia in scenari individuali che collettivi

È quindi appurato che la Marijuana in sé, non è particolarmente dannosa per l’uomo, e tanto meno dovrebbe venire esclusa dal mercato quando sono legali sostanze come alcol e nicotina (tabacco). Viene quindi da chiedersi se tutte le preoccupazioni portate avanti da tanti proibizionisti siano solo paranoie. Anche se la risposta è probabilmente sì, è giusto aggiungere alcune osservazioni prima.

Innanzitutto, bisogna considerare che il metodo più comune di assunzione della Marijuana è mescolandola con del tabacco e quindi fumarla, che porta ad esporre chi consuma marijuana a rischi simili a quelli di chi consuma tabacco e chi fuma sigarette, causati sia dalla presenza di nicotina, sia dalla combustione. Anche se queste considerazioni sono oramai di conoscenza comune, trovo corretto specificarle.

Vi sono evidenze scientifiche di effetti dannosi sullo sviluppo del sistema nervoso centrale derivanti dal prolungato consumo di Marijuana, quando consumata in dosi massicce in età adolescenziale e pre-adolescenziale. Questo argomento viene spesso portato avanti da chi avvalla politiche proibizioniste, tuttavia i dati dell’EMCDDA citati sopra, sembrano suggerire che proibire il consumo della cannabis non ne limiti la diffusione fra i giovani e i giovanissimi, mentre come osservato dal World Drug Report 2017, sembra che a seguito della legalizzazione non vi sia un aumento del consumo in queste fasce. Al contrario, sono le fasce d’età oltre i 26 anni dove il consumo aumenta dopo la legalizzazione (ad uso medico). Prospettare quindi che in caso di un processo di legalizzazione, siano proprio le fasce dei minori a cadere vittima del mercato illegale che permarrebbe, sembra un’ipotesi molto azzardata, in quanto per un minore sarebbe molto meno rischioso (e meno difficile) utilizzare i nuovi canali legali, magari per interposta persona, piuttosto che quelli illegali (ancora una volta, pensando ai mercati di alcol e tabacchi, non sembra esserci un mercato nero parallelo nonostante anche queste sostanze siano proibite al consumo di minori).

Confronto dell’uso di cannabis in stati dove l’uso ricreativo è permesso, e in alcuni stati dove non lo è. In entrambi i casi si conferma un trend di leggera crescita.
Cambiamenti per fascia d’età in cui si inizia a fare uso di cannabis e fasce d’età oltre i 25 anni che hanno utilizzato cannabis prima e dopo la legalizzazione a scopo medico.

Due ultimi aspetti legano possibili danni alla salute e la cannabis. Il primo è l’idea della marijuana come “droga-ponte”, ovvero l’uso di marijuana dovrebbe portare all'uso di droghe più pesanti. Tuttavia, affermare che la marijuana porta a consumare droghe pesanti solo perché tutti i consumatori di droghe pesanti hanno anche consumato cannabis, è da “dilettanti della statistica”. Non vi è alcuna evidenza che la marijuana abbia questi effetti, come anche testimoniato in Italia dall'aumento del numero di consumatori di cannabis, a confronto con una diminuzione dei consumatori di eroina e cocaina, oltre che la diminuzione dei decessi per overdose. L’unica possibile influenza, sta nel contatto con il mondo dell’illegalità, che potrebbe portare ad una diminuzione della percezione del rischio di acquistare una “droga” da uno spacciatore.

Infine, è da considerare cosa contengono Marijuana e Hashish oggi, e cosa conterrebbero se prodotti legalmente e in maniera controllata. Non è una novità che quello che circola oggi non sia un prodotto di qualità, contiene spesso sostanze tossiche utilizzate per aumentarne l’effetto, in quanto il contenuto di THC è molto basso (soprattutto quando è stata importata), oppure per aumentarne il peso. Fra i composti più nocivi possono esserci piombo, vetro e sabbia per migliorare l’aspetto delle infiorescenze, e cocaina e metadone per aumentarne l’effetto. Questo non è un aspetto da sottovalutare, anche se meno conosciuto di altri, in quanto non sono rare le intossicazioni da piombo dovute al consumo di marijuana “tagliata”.

Conclusioni

La quantità di consumatori di cannabis e derivati è in aumento da diversi anni. Questo è probabilmente dovuto ad una maggiore consapevolezza sull'argomento. Questo però al momento non va a vantaggio di nessuno, infatti i consumatori si trovano a dover comprare marijuana e hashish nel mercato illegale, dove sono esposti a tutti i rischi del caso.

Il fatto che il mercato della marijuana, se reso legale, porterebbe a buoni introiti per lo stato non è completamente vero. Infatti, oltre alla difficoltà di stimare le reali quantità consumate, è confermato che almeno inizialmente parte della domanda verrebbe soddisfatta su un mercato nero parallelo. Tuttavia, la legalizzazione porterebbe sicuramente a dati più certi riguardo al consumo, a maggiore possibilità di controlli e, magari, anche a introiti che nel tempo andranno a crescere.

Altrettanto poco realistica, è l’affermazione per cui la legalizzazione sarebbe un duro colpo alle organizzazioni criminali. Indubbiamente però verrebbe sottratta loro una buona fetta del mercato, e inoltre permetterebbe alle forze dell’ordine di spostare mezzi e risorse sui mercati delle droghe pesanti, che rappresentano al contempo il maggiore pericolo per la popolazione e la maggior fonte di incassi per il mercato nero.

Dal punto di vista della salute, è evidente che la marijuana in sé non sia qualcosa da combattere. Non è nociva per l’organismo quanto molte altre sostanze, né causa una dipendenza simile. I maggiori problemi collegati alla salute, derivano ad oggi dall'obbligo di doversi rivolgere al mercato nero, dove il prodotto è di qualità scadente e contiene non poche sostanze nocive all'organismo. In questo senso, legalizzare sarebbe quasi un obbligo, per tutelare la salute della popolazione ed evitare che il commercio illegale permetta la circolazione di marijuana “tagliata”.

È da notare come la legalizzazione non sia un’impresa che porterà almeno nell'immediato, a guadagni utili da sbandierare in campagna elettorale, come più soldi nelle casse dello stato o una riduzione della criminalità. Al contrario chi ci guadagnerebbe, in termini di salute, diminuzione dei rischi e aumento della libertà, sono fasce più ai margini della politica, in primis i giovani.

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Giulio E. Siemoni
Comitato Ventotene

Economics and Politics student. But also interested in technology, music and generally human society.