Imparate a sviluppare le idee, online

Michaela Matichecchia
Storie reali dal mondo digitale
3 min readMar 17, 2015

Il programmatore è la figura che nel digitale, o meglio nel web, meriterebbe il titolo di dottore in “Sviluppatore di idee”. Potrebbe essere un bellissimo corso di laurea, non pensate?

Un indirizzo di laurea con veramente tante specializzazioni.

Mi piacerebbe programmare. Ci ho provato, sono stata in un CED, ma sono sempre più convinta che, come diceva Aron Swartz, la programmazione sia una forma d’arte e che

il programmatore è un’artista.

Un’artista che con la tastiera plasma “codici”, entità ai più estranea, per restituire qualcosa di più di oggetti concreti: plasma “codici” per dar vita ad esperienze online alla portata di qualsiasi digitazione.

Più del creativo, più dell’ideatore. Il vero artista è il web developer: una persona capace di plasmare un’idea, darle forma, rendendola non solo concreta, ma anche funzionale.

Il talento e la passione per la programmazione ce l’hai o non ce l’hai.
Quel talento e quella passione che ti fa fare notte fonda, ti tiene sveglio fino a che il codice non funziona.

Invece io utilizzo il web per comunicare, ma non so “costruire”.

Come il cuoco utilizza pentole e mestoli per cucinare, ma non sa costruire pentole e mestoli.

Eppure ho l’impressione che nelle Università si continui solo ad insegnare a cucinare. Senza neanche troppa creatività o, anche solo, senza la curiosità che spinge a sperimentare e, per questo, innovare.
In realtà, l’impressione è che non solo non si spinga gli studenti ad essere precursori, ma che si faccia fatica, la fatica di stare fermi immobili per anni, a stare dietro l’innovazione.

Il problema del settore digitale è che i cuochi iniziano a percepire la carenza di pentole.

Per questo, manager, creativi e comunicatori si contendono i programmatori, o i meglio tecnici del web, sviluppatori (developer), grafici web nativi, ovvero grafici che sono nati per il digitale, prima ancora che per la carta stampata, con un approccio all’online user experience.

Krugman, premio Nobel per l’Economia, parla di skills gap, ovvero del disallineamento tra le richieste del mercato e le competenze dei lavoratori, non all’altezza del continuo avanzamento della tecnologia.

Lo vedo chiaramente dalla realtà che vivo, dove per un’agenzia web il lavoro più richiesto è quello di sviluppo web. Così richiesto che i lavori si accettano, non si cercano.

Per uno sviluppatore la laurea in informatica (l’unica università che insegna linguaggi di programmazione, correggetemi se sbaglio) può essere un percorso o un incidente di percorso, non importa.

Non importa che sia laureato, per essere chiamato sviluppatore web, il curriculum richiesto è online

Progetti realmente sviluppati, realizzati, fruibili, che si possono vedere, usare e navigare: chiamateli esperimenti o lavori, sono l’unica cosa vera che conta per essere chiamato sviluppatore.

L’età invece conta. Nel senso che più giovani si è, più sgravi fiscali ci sono per le aziende italiane. Mentre si parte con buoni stipendi di base, che si sia laureati o meno.

Come farebbero gli startupper senza almeno uno sviluppatore a realizzare la loro app? E come farebbero le aziende a sviluppare la loro digital strategy online?

È la capacità, non solo di progettare, analizzare, misurare, ma di concretizzare un’idea rendendola un’esperienza reale.

Questa è la mia visione personalissima su ruoli, competenze e capacità della comunicazione e del marketing online.
Siete invitati a raccontarmi anche la vostra storia reale dal mondo digitale.

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Michaela Matichecchia
Storie reali dal mondo digitale

Consulente web marketing, CMO Tourtools.it, Docente Ninja Marketing. Vivo realmente il Digitale, con autenticità, ascolto e condivisione.