Sentirsi a casa

Cristiano Buffa
CONTAMINAZIONI
Published in
4 min readFeb 6, 2021

Una cosa a cui fai poca attenzione quando sei giovane e poi, più vai avanti nel tempo te ne rendi conto, è il rapporto empatico che vieni a stabilire con i luoghi in cui vivi o hai vissuto. In molti posti ci passi e ci stai e non ci fai neppure caso di esserci passato, in altri ti senti a disagio e in altri invece ti ci trovi bene e ti dispiace andartene, lasciarli.

Poi c’è anche la dimensione temporale, quanto tempo ci vivi dentro, un attimo o invece anni, oppure quanto tempo ne stai lontano e come vivi la lontananza, oppure con quale frequenza ci arrivi e poi parti.

I luoghi. Uno può nascere, vivere e morire in un posto oppure può girare il mondo e frequentare gli ambienti più incredibili. Quello però che è importante — e con il passare del tempo lo diventa sempre più — è quale relazione stabilisci con i luoghi della tua vita.

Sono molti i posti dove ti puoi trovare a tuo agio, perché li conosci, hai passato ore a camminare per quelle strade, le case e la disposizione degli alberi nei viali ti sono familiari, come vestono le persone e come parlano non ti crea fastidio, anche gli odori li riconosci come le luci e i suoni.

Però sono posti che oltre al piacere di rivederli non ti dicono molto di più.

Ci sono poi i posti — e può essere uno come qualcuno di più — dove ti senti a casa, e non è detto che sia il posto dove abiti, dove hai il tuo letto e dove sono sistemati nel bagno quegli oggetti di uso comune per la tua pulizia che con il tempo hai imparato a selezionare con cura, uno spazzolino, un dentifricio, un sapone, una crema, un profumo e dove hai sistemato i tuoi vestiti e i tuoi libri.

Il posto dove ti senti a casa ti genera una strana sintonia anche prima che tu ci arrivi, perché iniziano a risvegliarsi i ricordi delle cose più strane che ti sono capitate, come di quella volta che hai girato per una mattinata intera da una piccola bottega all’altra per cercare uno strano colore che volevi assolutamente avere a disposizione per terminare quello strano disegno che ti era venuto in mente di fare, dove una scalinata attraversava il foglio da sinistra a destra in mezzo a pareti colorate che diventavano sempre più scure fino a terminare in un buco nero.

Oppure ti riempie di tenerezza il ricordo di quella volta che ti sei seduto al tavolino di un bar gustando una deliziosa brioche e sei stato raggiunto da una ragazza con i capelli arruffati che ti chiedeva scusa di essere arrivata in ritardo.

E infine, come ti da una sensazione di rigenerazione il pensare a tutte le volte che aprivi la finestra e respiravi a fondo, più volte, mentre il tuo sguardo si fissava sulle foglie degli alberi, su un uccello in volo, sullo scorrere delle acque o si perdeva nella linea dei monti sullo sfondo.

Per quello che mi riguarda devo dire che a completare la ricostruzione di quel luogo che mi fa sentire a casa sono sì l’insieme dei colori, degli odori e del modo in cui le case si combinano con le strade, ma uniti a un particolare suono delle voci, con quel tanto di sbrigativo e di ironico sempre presente nelle conversazioni, quel modo di fare che denuncia sempre una chiara determinazione di voler raggiungere gli obiettivi che ci si è prefissi al mattino appena alzati dal letto, accompagnata comunque da una disponibilità all’ascolto che è segno di una costante attenzione a non perdere nessuna opportunità o nessuna scintilla di novità.

Una apertura al nuovo che cogli nella varietà delle offerte che puoi trovare nei teatri, nei locali dove si suona e ci si può incontrare per fare nuove conoscenze, nei cinema e nelle gallerie d’arte, nelle pasticcerie e nei luoghi dove puoi trovare varietà gastronomiche di tutte le parti del mondo. Che cogli nella facilità con cui puoi passare dal pubblico al privato, dal personale a una dimensione sociale aperta. Ecco forse adesso mi sono lasciato andare e ho dato una immagine di quel luogo che si può chiamare casa che già in qualche modo lo definisce, lo distingue da altri, anche se altre persone potranno attribuire a un luogo come questo un altro nome o a questo nome potranno associare altre sensazioni, che non possono che derivare dai diversi vissuti, dai diversi modi di essere e di generare conoscenza.

Ma quello che dovrebbe essere chiaro un po’ a tutti è che c’è — o sarebbe bello ma anche doveroso che ci fosse — un luogo, quel luogo, che uno sente come fortemente ancorato al suo essere; è una cosa vitale che un luogo come quello ci possa essere per tutti. Sia che abbia un carattere suo proprio dovuto al fatto che quella persona è riuscita a stabilire con quel luogo un rapporto intenso negli anni in cui si costruiva una sua identità, sia che una persona ne senta la mancanza e dica che un posto così non è riuscita a costruirlo in modo che potesse invadere tutte le sue cellule ed entrare in risonanza con lui in quel particolare momento in cui ne avverte la vicinanza, o la mancanza.

--

--