Dalla carta stampata al post su Instagram: la strategia social di Simon & Schuster
Il “no” al libro sulla tragedia di Breonna Taylor dimostra la trasparenza della casa editrice newyorkese
È ufficiale: dopo ore di trattative, Simon & Schuster ha deciso di non pubblicare il libro “The Fight for Truth: The Inside Story Behind the Breonna Taylor Tragedy” del Sergente Jonathan Mattingly, uno dei poliziotti coinvolti nell’omicidio di Breonna Taylor. A diffondere la notizia non sono stati solamente quotidiani del calibro del New York Times, ma anche la stessa casa editrice americana, che nella notte del 16 aprile (CEST) ha annunciato la decisione tramite i suoi profili social principali. La risolutezza con la quale è stato comunicato il provvedimento ha scatenato polemiche e contrasti sulle pagine Facebook, Instagram e Twitter dell’editore, dove migliaia di followers hanno detto la loro sull’argomento. Reazione comprensibile, data la risonanza che il caso Breonna Taylor riscuote tuttora, a un anno di distanza dal tragico evento: la donna era stata uccisa nella sua casa di Louisville il 13 marzo 2020 da tre agenti della polizia metropolitana incaricati di indagare su un presunto giro d’affari legato alla droga.
Molti criticano la decisione, appellandosi alla libertà d’espressione; altri, invece, fanno notare che la pubblicazione di un libro simile non avrebbe dovuto esser neanche presa in considerazione, in quanto relativo a un tema delicato e controverso.
Una partecipazione tanto attiva non è, tuttavia, rara sui social network della casa editrice, che ormai da anni tiene i suoi seguaci costantemente aggiornati sui nuovi titoli in uscita o su eventi di grande rilevanza. Con 156 mila like su Facebook, quasi 290 mila seguaci su Instagram e oltre 710 mila followers su Twitter, Simon & Schuster è riuscita a costruire una community nutrita e variegata, degna di una delle cinque più importanti publishing companies americane (Hachette Book Group, HarperCollins, Macmillan Publishers, Penguin Random House, Simon & Schuster).
Nonostante i contenuti pubblicati siano gli stessi per tutte e tre le piattaforme, la pagina Instagram risulta essere la più dinamica e coinvolgente: le descrizioni delle foto sono molto dirette, spesso con domande atte a interpellare esplicitamente l’utente. Questo tipo di comunicazione azzera la distanza tra l’editore e i propri clienti, i quali si sentono liberi di esprimere opinioni e pareri.
Il profilo Facebook, invece, si delinea come il meno interattivo, nonostante i grandi numeri che lo caratterizzano. Pochi sono i like ai post, e così anche i commenti: un cambio di rotta potrebbe essere necessario se si desidera utilizzare al meglio questa piattaforma.
La pagina Twitter, la più grande in termini di utenza, si posiziona tra i due antipodi. Molte sono le interazioni, in particolare commenti e retweet, e altrettanti i followers, ma questo non basta a scalzare la pagina Instagram dal suo primo posto. Nonostante ciò, è pur vero che su Twitter l’editore riesce a far emergere più facilmente i commenti di clienti o di scrittori, ritwittando molto spesso i post in cui è direttamente menzionato.
In conclusione, si può notare come una comunicazione costante e trasparente sia necessaria anche per una grande impresa di fama internazionale come Simon & Schuster, soprattutto quando si ha a che fare con i social network. Non basta aggiornare i propri utenti, bisogna rivolgersi direttamente a loro, coinvolgerli: solo in questo modo avranno desiderio di tornare.
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