La Francia termina il lockdown nazionale, quali risultati ha ottenuto e cosa può insegnarci?

La Francia è stato il primo e finora unico grande Paese europeo a decretare un lockdown prolungato e su tutto il territorio nazionale nel corso della seconda ondata. Ciò si è reso necessario dopo che dalla fine dell’estate la nazione transalpina si è trovata a dover affrontare una crescita dei contagi repentina, che le varie norme, differenti per severità, non sono riuscite a smorzare. Da fine ottobre a fine novembre ai francesi è stato permesso di uscire di casa solo per determinati motivi (lavoro, scuola, motivi di salute, attività motoria, etc.). Sono stati chiusi tutti i negozi di beni non essenziali (anche bar e ristoranti) e gli spostamenti nel Paese sono stati limitati alle sole ragioni di necessità; sono rimaste aperte le scuole, con un protocollo rafforzato e mascherina anche per i bambini delle elementari[3]; le università, invece, hanno proseguito con la didattica a distanza.

Passato il mese di lockdown (15 giorni inizialmente, prorogati poi per altri 15) le misure sono state allentate con gradualità: dal 28 novembre hanno riaperto i negozi di beni “non essenziali”, ma restano ancora chiusi bar e ristoranti. Su queste ultime tipologie di attività la Francia ha infatti sempre avuto un’impostazione molto rigida: bar e ristoranti sono stati chiusi in molte delle principali città francesi (tra cui anche Parigi) settimane prima che si giungesse al lockdown nazionale. Sempre dal 28 novembre sono stati riaperti anche i luoghi di culto, ma con il limite di 30 partecipanti alle funzioni religiose[2]. Sono stati permessi anche gli spostamenti dalla propria abitazione, fino a 20 Km di distanza e per un massimo di 3 ore.

Da metà dicembre, se il contagio continuerà a calare, cesseranno le limitazioni per gli spostamenti diurni ma resterà in vigore il coprifuoco notturno dalle 21 alle 7 di mattina. Riapriranno anche cinema, teatri e musei[2].

Gli effetti del lockdown

Gli effetti delle misure adottate sono evidenti dall’andamento delle curve epidemiche francesi.

I contagi sono continuati a crescere fino a raggiungere il picco circa 5/7 giorni dopo l’inizio del lockdown, e hanno cominciato un rapidissimo calo e nel giro di un mese si sono ridotti a circa un quinto del valore del picco:

Nuovi Casi Francia (media mobile settimanale) con segnate data di inizio lockdown e a una e due settimane, dati [1]

Bisogna notare che assieme ai contagi è calato anche il numero di test effettuati, da una media di più di 220mila giornalieri a meno di 100mila.

Test Francia (media mobile settimanale) con segnate data di inizio lockdown e a una e due settimane, dati [1]

Lo strike rate (il rapporto tra i casi positivi e i tamponi) ci conferma che la situazione è nettamente migliorata, il suo valore è passato dal 21 % a poco più del 10%.

Rapporto nuovi casi/test Francia (media settimanale) con segnate data di inizio lockdown e a una e due settimane, dati [1]

Quando i casi positivi calano è normale che calino anche i tamponi. Sia che si decida di testare i sintomatici, sia che si vada a cercare i contatti dei positivi, al calare progressivo degli infetti segue fisiologicamente anche un calo dei soggetti da testare.

Tuttavia il 10% è un rapporto casi/tamponi ancora alto per parlare di un calo dovuto alla mancanza di soggetti da testare. Probabilmente se si arrivasse ad esempio testare tutti i contatti di tutti i positivi si dovrebbe arrivare a percentuali ben più basse.

C’entra forse il lockdown, che ha ridotto i motivi per cui sottoporsi al tampone. Quale che sia la spiegazione per il calo dei test non è così improbabile pensare che una parte del crollo del numero dei nuovi casi, da 50mila a 10mila, sia dovuta anche alla diminuzione dei tamponi.

Per misurare i reali effetti delle misure di contenimento adottate abbiamo però anche altri dati, meno soggetti alle variazioni del numero di tamponi effettuati: ospedalizzati e terapie intensive in primis.

La Francia poi, oltre al totale di ospedalizzati e TI (terapie intensive), fornisce anche il numero di ingressi. Proprio da questi ultimi dati vediamo come, a circa una settimana di distanza dall’inizio del lockdown, gli ingressi (sia ospedalieri che in TI) raggiungano il picco e poi comincino a calare, in perfetta corrispondenza temporale con il tempo necessario a vedere gli effetti del lockdown.

Andamento degli Ospedalizzati francesi e degli ingressi in ospedale (media mobile) aumentati di un fattore 5 per favorire il confronto. Segnate le date di inizio lockdown e a una e due settimane di distanza. Dati [1]
Andamento delle terapie intensive francesi e degli ingressi in TI (media mobile) aumentati di un fattore 5 per favorire il confronto. Segnate le date di inizio lockdown e a una e due settimane di distanza. Dati [1]

Sempre nelle figure su notiamo come il numero totale di ospedalizzati e TI abbiano bisogno di un’ulteriore settimana per raggiungere il picco e poi cominciare il calo: i dati sugli ingressi sono i primi a cambiare e per questo si è sempre chiesto venissero forniti anche per l’Italia (Almeno per quanto riguarda le TI la protezione civile ha finalmente cominciato a farlo dal 3 dicembre).

Altra cosa che si nota dal confronto tra ingressi in Osp/TI e dato complessivo è che, mentre i primi calano nettamente (nel giro di 3 settimane sono diminuiti della metà rispetto al picco) i secondi lo fanno in maniera molto più lieve: serve tempo perché ingressi molto minori si trasformino in posti occupati molto minori. I risultati comunque sembrano molto incisivi e rapidi, non riduzione a un quinto come per i casi ma anche qui calo netto, d’altronde anche le misure prese sono molto incisive

Anche il numero dei decessi raggiunge il picco a tre settimane dall’inizio del lockdown, per poi calare in accordo con gli altri dati.

Andamento dei decessi in Francia (media mobile settimanale). Segnate anche le date di inizio lockdown, e a una, due e tre settimane di distanza. Dati [1]

Un lento ritorno alla normalità

La Francia prevede che entro il prossimo 20 gennaio le positività medie giornaliere scenderanno sotto le 5mila unità. Se la previsione venisse confermata, verranno allentate anche alcune delle misure tuttora rimaste: riapriranno i ristoranti, terminerà il coprifuoco, tornerà la didattica in presenza anche nelle università (probabilmente da fine gennaio) [2].

Facendo due conti, alla Francia per raggiungere questo risultato saranno stati necessari : un mese di lockdown, un mese e mezzo di confinamento nei propri territori, 3 mesi di chiusura integrale per bar e ristoranti (4 in molte città), 3 mesi di coprifuoco serale e notturno (che anche qui diventano 4 per molte delle principali città), 3 mesi di interruzione della didattica in presenza per le università.

La Francia sembra insegnarci che abbassare il livello dei contagi comporta purtroppo una notevole fatica e una gran quantità di tempo e limitazioni, specie quando le misure di contenimento efficaci vengono adottate troppo in ritardo.

Francesco Luchetta è dottore in fisica e editor della pagina.

La redazione di questo articolo è a cura di Giorgio Sestili

Fonti:

[1]I Dati Francesi:

https://www.data.gouv.fr/.../donnees-hospitalieres.../

https://www.data.gouv.fr/.../donnees-relatives-aux.../

https://github.com/.../covid.../tree/master/public/data/ecdc

[2] Norme in vigore in Francia:

https://ambparigi.esteri.it/.../focus-coronavirus.html

https://www.service-public.fr/particuliers/actualites/A14469 (in francese)

[3] https://www.ilfattoquotidiano.it/.../scuole.../5999149/

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Francesco Luchetta
Coronavirus — Dati e Analisi Scientifiche

Fisico, calabrese, romano di nascita E di adozione, data analyst, drogato di caffeina, editor di “coronavirus dati e analisi scientifiche”, movies addicted.