Lockdown sì, lockdown no. Uno sguardo al modello svedese.

Lockdown sì, lockdown no. È dall’inizio dell’epidemia che si fa un gran parlare della Svezia per via della strategia adottata per combattere la Covid-19, molto diversa da quella di altri Paesi. In cosa consiste il modello svedese? Quali i benefici e quali, invece, gli svantaggi?

Mariaberget, Stockholm, Sweden. Credit: Raphael Andres

LE MISURE ADOTTATE IN SVEZIA

La Svezia ha imposto tra le prime misure anti contagio la chiusura delle case di riposo per anziani (RSA). L’obiettivo era quello di proteggere la categoria più vulnerabile alla malattia. In ogni Paese infatti i morti sono soprattutto gli over-60, e anche nella nazione scandinava la letalità ufficiale degli under 60 è sotto l’1%, mentre si impenna al 7% per la fascia 60/70 anni, al 23% per la fascia 70/80 anni e al 36% per gli over-80 [1]. Dal 1 aprile vi è quindi un divieto di visita in tutte le RSA del Paese e, più in generale, è consigliato evitare uno stretto contatto con persone di età pari o superiore a 70 anni se non assolutamente necessario [2]. Queste misure non hanno comunque impedito una diffusione del virus nelle RSA: secondo gli ultimi dati, un terzo dei decessi svedesi viene da persone ammalatesi nelle case di cura per anziani [4].

Dal 29 marzo è inoltre vietato organizzare raduni pubblici ed eventi pubblici con più di 50 persone. A scuole e università è consigliato di svolgere gli insegnamenti a distanza. Matrimoni e funerali possono continuare a celebrarsi ma sempre col divieto di non superare le 50 persone. Negozi e centri commerciali sono sempre rimasti aperti ma devono fare il possibile per limitare gli assembramenti [2].

Queste sono le poche misure adottate. A prevalere, rispetto ai Paesi che hanno decretato il lockdown, sono le libertà concesse al popolo svedese: uscire di casa senza una motivazione ben precisa e anche in gruppo, poter visitare parenti e amici, muoversi per tutto il Paese.

I NUMERI DEL MODELLO SVEDESE

La Svezia ha condizioni climatiche e demografiche molto particolari, prima fra tutte la bassa densità di popolazione. Solo la contea di Stoccolma, dove risiede uno svedese su cinque, ha una densità di popolazione paragonabile a quelle dell’Europa occidentale. Per convincersi di come la densità abitativa possa essere decisiva, guardiamo alla contea di Stoccolma che ha un contagio pro-capite ufficiale di oltre 5000 contagiati per milione, mentre il resto della Svezia scende a circa 3000.

L’andamento dei contagi in Svezia è cresciuto durante il primo mese senza mai raggiungere tassi di crescita allarmanti come in altri Paesi. Successivamente la curva dei contagi si è stabilizzata su un numero costante di nuovi contagi ogni settimana (Figura 1). Tale andamento è ben diverso da quello di altri Paesi, dove a una prima repentina salita ha fatto seguito una quasi altrettanto veloce discesa, proprio grazie al lockdown. In Svezia, invece, la diminuzione dei contagi è ancora molto lieve.

Figura 1: Nuovi casi per milione di abitanti, Svezia, contea di Stoccolma e resto della Svezia (dati Agenzia di Sanità Pubblica Svedese [1])

La Svezia, con poche misure restrittive e facendo leva sulla consapevolezza dei propri cittadini, è riuscita a portare il parametro Rt intorno al valore 1 di soglia e ad avere ogni giorno un numero pressoché costante di casi (Figura 2). Questo ha reso l’epidemia gestibile da un punto di vista sanitario, senza il sovraccarico di posti letto negli ospedali che si è visto in molti altri Paesi a causa dell’iniziale espansione esponenziale del virus.

Figura 2: Rt Svezia calcolato con rapporti su medie settimanali sui dati dei decessi. (Dati Agenzia di Sanità Pubblica Svedese [1]).

I VICINI DI CASA

Ma come si sono comportati i vicini di casa degli svedesi? Norvegia, Finlandia e Danimarca hanno applicato da subito il lockdown e in questo modo hanno dimezzato i contagi pro-capite rispetto alla Svezia: 2000 casi positivi per milione di abitanti in Danimarca, 1500 in Norvegia e 1200 in Finlandia, rispetto ai 3500 della Svezia.

Se andiamo a guardare i decessi per milione di abitanti la differenza è ancora più marcata: la Svezia ha raggiunto i 400, la Danimarca circa i 100, Finlandia e Norvegia appena 50 e 40.

La differenza maggiore però è un’altra: gli attualmente positivi per milione di abitanti. Al momento, infatti, in Norvegia ne restano appena 70, in Finlandia 250 e Danimarca 150. La Svezia invece, col suo andamento costante dei nuovi malati, continua a generarne di nuovi, e quindi il numero degli attualmente infetti è ancora di 2600 per milione di abitanti, 10 volte di più della Finlandia, e oltre 30 volte di più della Norvegia.

UN PARAGONE CON IL SUD ITALIA

Il lockdown ha quindi favorito, in termini di minori contagi e decessi, i Paesi confinanti con la Svezia. Ci sembra interessante però un paragone con il Sud Italia che, come la Svezia, ha potuto avere un campanello d’allarme anticipato prima di essere investito dall’epidemia.

Il Sud-Italia, nonostante una superiore densità abitativa e la sua vicinanza al focolaio lombardo, ha avuto meno di un quarto dei contagi pro-capite della Svezia: appena 800 contagiati ogni milione di abitanti contro i 3500.

Figura 3: Andamento del Contagi Pro-Capite in Svezia, Contea di Stoccolma, e Sud Italia (Dati Agenzia di Sanità Pubblica Svedese [1] e Protezione Civile Italiana [8], il sud comprende i dati di Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna)

Se si osserva la Figura 3, si nota come Svezia e Sud-Italia avessero un andamento dei contagi simile all’inizio dell’epidemia, prima che sulla curva del meridione intervenissero gli effetti del lockdown, portando a una veloce riduzione dei contagi. E se si guardano i risultati della contea di Stoccolma, si notano ancora di più le enormi differenze nei contagi dovute all’applicazione del lockdown.

Stesso discorso vale per i decessi: un andamento all’inizio molto simile che però diverge bruscamente con l’avvio del lockdown italiano (Figura 4).

Figura 4: Andamento del Decessi Pro-Capite in Svezia e Sud Italia (Dati Agenzia Sanità Pubblica di Svedese [1] e Protezione Civile Italiana [8], il sud comprende i dati di Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna)

Non solo, se guardiamo ai decessi complessivi, vediamo che la Svezia, come già detto, ha finora accumulato 400 decessi ogni milione di abitante, e il valore continua a crescere di 8/9 unità per milione al giorno, mentre il Sud-Italia si trova a un totale di 74 decessi per milione di abitanti, meno di un quinto, e con un valore ormai sostanzialmente fermo da giorni.

VANTAGGI E SVANTAGGI DEL MODELLO SVEDESE

Da una parte le libertà personali e un’economia mai bloccata, dall’altra un maggior numero di contagiati ma soprattutto di morti. Le valutazioni in questo caso non possono che essere soggettive e anche analizzare il vantaggio economico del modello svedese non è molto semplice. Il Fondo Monetario Internazionale e la Commissione Europea stimano infatti per il 2020 una contrazione del PIL della Svezia tra il 7 e il 10%, pari a quello degli altri Paesi scandinavi che invece il lockdown lo hanno adottato [7]. Certo, la Svezia è fortemente condizionata dalle esportazioni e quindi risente della crisi del resto del mondo, ma questo nell’era della globalizzazione vale per tutti. Insomma, non ci sembra sia possibile risolvere l’argomento nelle poche righe qui a disposizione.

C’è però un ulteriore presunto vantaggio del modello svedese che le autorità di quel Paese tengono a rimarcare: «la Svezia ha già avviato la Fase 2.»

Anders Tegnell, capo epidemiologo dell’Agenzia di Sanità pubblica svedese, ormai divenuto una figura di spicco in tutto il mondo perché propugnatore del “modello di Stoccolma” in un’intervista la riassume così [3]:
«Il coronavirus non è qualcosa che sta per scomparire. Qualsiasi Paese che crede di poterlo tenere fuori (chiudendo i confini, chiudendo le attività, ecc.) sarà molto probabilmente smentito ad un certo punto. Dobbiamo imparare a convivere con questa malattia.»

E ancora:
«In autunno ci sarà la seconda ondata e la Svezia avrà un alto livello di immunità e il numero di casi sarà probabilmente piuttosto basso. La Finlandia al contrario avrà un livello molto basso di contagiati, dovrà forse richiudere tutto?»

Infine:
«È un grosso errore sedersi e dire che dovremmo solo aspettare un vaccino. Ci vorrà molto più tempo di quanto pensiamo. È un altro motivo per cominciare da subito ad attuare una politica sostenibile.»

Il succo del discorso è chiaro: il lockdown non funziona sul lungo termine, il virus prima o poi si ripresenta, quindi o ci si prepara ad alternare lockdown e riaperture o si comincia a convivere col virus e si accetta di mantenere il contagio costante o solo in lieve calo.

Il discorso di Tegnell è condivisibile, nessun Paese può permettersi un altro lockdown prolungato. Imparare a convivere con il virus è fondamentale, ad esempio adottando tutte quelle misure di sicurezza e contenimento, tipiche della Fase 2, che oggi anche in Italia rispettiamo e che non conoscevamo fino a un paio di mesi fa.

Ci sembra importante però guardare la prospettiva svedese anche da un altro punto di vista. Quante vite avrebbe potuto salvare la Svezia con un mese di lockdown? Moltissime, perché in questo caso il confronto con gli altri Paesi scandinavi regge eccome.

Ma soprattutto: il modello svedese sarebbe stato applicabile in Italia, Spagna, Regno Unito o Stati Uniti? La risposta è no. Le terapie intensive si sarebbero riempite in un attimo, come avvenuto in Lombardia: il sistema sanitario sarebbe collassato e avremmo avuto centinaia di migliaia, forse milioni di morti, come tutti gli studi e i modelli matematici hanno affermato [9–10].
La Svezia si è potuta permettere di saltare la Fase 1 e passare direttamente alla Fase 2 per condizioni geografiche e demografiche particolari, troppo diverse da quelle della maggioranza degli altri Paesi.

E soprattutto, ha potuto farlo, secondo lo stesso Tegnell, «cercando di mantenere le velocità di trasmissione a un livello che il sistema sanitario di Stoccolma può sostenere». [4]
Insomma, se si fossero trovati anche loro nella situazione lombarda di inizio marzo, sarebbero stati costretti a chiudere tutto.

L’IMMUNITÀ DI GREGGE

Un’ultima cosa di cui val la pena discutere è la seguente: molto spesso il modello svedese viene associato con la ricerca della “herd-immunity”, l’immunità di gregge. Ma è veramente così?

Nella precedente dichiarazione di Tegnell si fa cenno a un’immunità che consentirebbe alla Svezia di essere più protetta all’arrivo della seconda ondata. Tegnell ha affermato anche che [4]:
«Per ora non pensiamo all’immunità di gregge, stiamo solo cercando di mantenere la velocità di trasmissione il più bassa possibile.»

Ma ha ammesso anche che:
«Riteniamo che l’immunità del gregge ci aiuterà a lungo termine, e ne stiamo discutendo, ma non stiamo attivamente cercando di raggiungerla.»

Il matematico Tom Britton dell’Università di Stoccolma, studiando i contatti medi svedesi, ha stimato che per raggiungere l’immunità di gregge servirebbe alla Svezia di contagiare il 45% delle persone [6]. E se non fosse possibile raggiungere questa percentuale in tutta la Svezia, almeno la si dovrebbe raggiungere nell’area di Stoccolma, dove la maggiore densità implica inevitabilmente maggiori contagi.

Inoltre, con le adeguate misure di protezione per i più anziani, e sfruttando l’ipotesi che in Svezia gli anziani hanno molti meno contatti con persone di età diverse dalla loro, Britton suggerisce anche che il contagio potrebbe diffondersi di più tra giovani e adulti, risparmiando in parte la fascia di popolazione più debole. A fronte di un 45% globale, secondo i suoi calcoli questa percentuale tra gli over-60 si ridurrebbe ad appena il 25%.

Ma quanto è lontana la Svezia dal raggiungere l’immunità di gregge?

Un’indagine sierologica svolta tra la fine di aprile e i primi di maggio ha trovato che solo il 7,3 % degli abitanti della Contea di Stoccolma aveva sviluppato gli anticorpi per il coronavirus [5]. Se si allarga il campione al resto della Svezia, la percentuale di positivi scende al 6,7%.
Insomma, anche in Svezia l’immunità di gregge è molto lontana e al momento non sembra un’ipotesi percorribile. Solo un nuovo aumento dei contagi, o un trascinarsi di quelli attuali per molti mesi potrebbe portare il paese scandinavo a raggiungerla. A questo punto, anche l’ipotesi di Britton ci mette di fronte a una quantità considerevole di persone da contagiare e sembra difficile che la Svezia, o la sola contea di Stoccolma, possano raggiungere l’immunità di gregge se non ad un prezzo considerevole di vite umane.

In conclusione, speriamo di avervi dato qualche strumento in più per comprendere cosa si intende per “modello svedese”, che risultati ha portato (nei pregi e nei difetti) e quanto fosse estendibile o meno ad altri Paesi.

• Autori:

Francesco Luchetta, dottore in Fisica, editor della pagina

Giorgio Sestili, fisico e divulgatore scientifico, ha ideato e coordina la pagina Coronavirus — Dati e Analisi Scientifiche

[1] Open-data svedesi dell’Agenzia di Sanità Pubblica (in Svedese):
https://experience.arcgis.com/…/09f821667ce64bf7be6f9f87457…

[2] Regole di comportamento, consigli e divieti per la Svezia (in svedese):
https://www.folkhalsomyndigheten.se/…/covi…/fragor-och-svar/

[3] Intervista ad Anders Tegnell al Financial Times (in inglese):
https://www.ft.com/con…/a2b4c18c-a5e8-4edc-8047-ade4a82a548d

[4] Intervista ad Anders Tegnell a Usa Today (in inglese):
https://eu.usatoday.com/…/coronavirus-covid-19-…/3031536001/

[5] Risultati dello studio sugli anticorpi anti Covid-19 in Svezia (in svedese):
https://www.folkhalsomyndigheten.se/…/forsta-resultaten-fr…/

[6] Articolo del matematico Tom Britton sul possibile raggiungimento dell’immunità di gregge in Svezia (in inglese):
https://arxiv.org/pdf/2005.03085.pdf

[7] Previsioni PIL per il 2020, European Commission Forecast 2020 (in inglese):
https://ec.europa.eu/commiss…/presscorner/detail/…/ip_20_799

[8] Dati Protezione Civile Italia:
https://github.com/pcm-dpc/COVID-19

Studi dell’Imperial College sulla diffusione del virus e sulle ripercussioni sui sistemi sanitari (in inglese):
[9] https://arxiv.org/abs/2004.11342
[10] https://www.imperial.ac.uk/…/2020-03-16-COVID19-Report-9.pdf

--

--