Verona Monaco — reportage

TORNARE A VIAGGIARE IN TRENO

VERONA — MONACO DI BAVIERA: UN INIZIO

I documentari sul clima e i dossier delle agenzie interazioni sul cambiamento climatica rendono ormai necessario considerare che il XX% delle emissioni di anidride carbonica sono causate dagli aerei.

Smettiamo di spostarci e quindi di viaggiare, o troviamo modi alternativi e meno inquinanti per farlo? Di fronte a questo dilemma, una possibile risposta è semplice: cercare di viaggiare di più in treno e farlo in Europa è facile per la disponibilità di tratte a disposizione. Partiamo da qui.

Oltre al perché sarebbe meglio viaggiare in treno per il clima, farlo è più veloce e ti fa arrivare in prossimità del centro città; spesso è più economico, quasi sempre più comodo e il panorama fuori dal finestrino è di gran lunga migliore.

Verona — Monaco di Baviera. La prima tratta ferroviaria tra Verona e Innsbruck risale al 1867 per la volontà del governo austriaco di collegare in modo rapido e sicuro il Tirolo al Regno Lombardo-Veneto. La tratta tra Monaco e Innsbruck è di poco precedente e, dopo stalli e false partenze, finalmente collegò il regno di Baviera all’Impero Austro-ungarico. Solo successivamente venne aggiunto il collegamento tra Bolzano e Innsbruck.

Per lo stesso motivo la tratta fu pesantemente bersagliata durante la Seconda Guerra Mondiale tra il 1943 il 1945: per gli Alleati bombardare questo tratto ferroviario significava bloccare il sistema di rifornimento dei Tedeschi in Italia e tutti i territorio attorno alla linea vennero più volte colpiti.

Oggi sulla tratta si spostano molti treni merci, con obiettivi della Comunità Europea di spostare su rotaia molto del traffico al momento su ruota, e alcuni treni passeggeri che connettono la Germania a Verona, Venezia, Bologna.

Le carrozze di prima classe del vettore austriaco OBB sono divise in scompartimenti, da 4 o da 6: sedute ampie, braccioli spaziosi per non urtarsi, pelle nera di aspetto stropicciato ma ancora elegante. Il viaggio durerà 5 ore e 26 minuti. Non c’è una carrozza ristorante; solo un addetto bar che all’inizio del viaggio passa di scompartimento in scompartimento a ricevere ordini per bevande o snack e che durante il viaggio attenderà solitario nell’angolo di una carrozza con il suo rifornimento.

Ciascun scompartimento da 6 è occupato da pochi passeggeri: alcuni stanno chiaramente viaggiando assieme e chiacchierano fittamente o hanno disposto oggetti e cibo nel tavolino a dividerli; altri stanno silenziosi ad osservare libri o giornali. Il ritardo di 15 minuti crea dubbi e genera una chiacchierata con i compagni di viaggio del mio: la curiosità sulla sorte comune si sposta a domande sulla destinazione finale di ciascuno e poi scivola su altro.

Uscito da Verona il treno imbocca la Val d’Adige e corre lungo il fiume. Il forte di Rivoli, poi vista sull’autostrada fino a Rovereto e Trento. I paesaggio si fa montuoso ma non ancora alpino, le cime smussate.

Viaggiare in treno significa entrare in città mentre le autostrade le toccano solo lungo le periferie, sgraziate e poco caratteristiche, distinguibili solo leggendo i cartelli di uscita autostradale. Il treno rallenta e ti permette di scorgere la prossimità di un centro cittadino, magari da lontano e brevemente, ma con un incontro ravvicinato. Si notano i profili arrotondati di Trento e i tetti puntuti di Bolzano. Si avverte lo spostamento anche attraverso lo stile delle città che si incontrano.

Dopo Bolzano la valle si stringe e la traiettoria del treno inizia a serpeggiare per accompagnare la valle. La luce si attenua perché il sole del pomeriggio non riesce ancora ad illuminare il fondovalle. Alti larici dal tronco rossastro e le alte chiome scure si affiancano alla tratta.

Brennero. Il treno si ferma alla grande stazione del passo. Dai finestrini enormi parcheggi pieni di tir. La stazione sembra persa in un enorme piazzale di sosta per camion, lunghi cassoni colorati con scritte tedesche ed est europee. Un edificio sommerso da La sosta si prolunga e permette di sgranchirsi le gambe sulla piattaforma.

Si lascia l’Italia. Attraversando l’Austria il treno è costretto a rallentare scorrendo fra valli strette e tortuose. Innsbruck. Kufstein: un nuovo confine invisibile viene attraversato.

E poi è Baviera. Il panorama si allarga, i prati di pascoli si fanno spazio al di là del finestrino e lo sguardo può spaziare, scorrendo in avanti tra il verde e i campanili aguzzi, i prati illuminati e i tetti coperti da pannelli solari — tanti. L’ultimo tratto verso la metà scorre bucolico allontanandosi dalle Alpi, fra paesini ordinati e mucche. A poco a poco le Alpi si allontanano, si torna in pianura, i campi coltivati occupano tutta la vista dal finestrino e poi inizia una lunga periferia, anonima e ordinata, le prime luci si accendono. Monaco Est e poi è Monaco Haptbahnhof: una stazione di testa indaffarata e affollata, non troppo vecchia, non troppo nuova. Arriviamo con 20 minuti di ritardo sulla tabella di marcia, ma nessuno sembra curarsene. Viaggiare in treno è per chi vuole assaporare il lusso del tempo.

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